CARMINE
È notte fonda quando arrivo a Napoli è rimasta uguale a quando la vidi l'ultima volta, mi soffermo ad osservare il mare per qualche minuto a respirare l'aria di casa mia.
Non ho detto niente a mia madre e non andrò a casa sua, mi dirigo a Riva Fiorita spero che nessun senza tetto l'abbia occupata. Sposto la rete da dove passavano io e Rosa, la vegetazione è il doppio rispetto all'ultima volta in cui siamo stati quì, e sembra ancora più dismessa del solito.
Faccio luce con la torcia devo stare attento a non inciampare nei rovi, a evitare le pietre per non cadere e sbattere la testa, e poi cerco di ricordare dove abbiamo nascosto la chiave.
Guardo sotto alcuni sassi che sono davanti alla porta e finalmente la trovo, è un pò arrugginita ma credo che funzioni ancora, dopo alcuni tentativi andati a vuoto finalmente riesco a girarla dentro la serratura e ad aprire la porta.
C'è un forte odore appena entro nell'ingresso subito si capisce che la casa è abbandonata, sembra uno di quei video di esplorazioni, continuo a fare luce con il telefono fino a trovare un paio di candele e ad accenderle.
Apro le finestre per far passare l'aria, scricchiolano un poco per il tempo in cui sono state chiuse, controllo le altre stanze e sembra tutto apposto.
Io e Rosa abbiamo lasciato un pò di cose quì, non potevamo portarci dietro tutto. In sala c'è ancora il box che usavamo per far giocare Futura, ci sono alcuni giochi all'interno ma adesso è ricoperta di ragnatele. Nei pochi pensili è rimasto tutto, non ci credo che nessun altro oltre noi non sia più entrato. La camera da letto è come l'avevamo lasciata, il copriletto è ormai ingiallito e anche le lenzuola sono da buttare. L'armadio è vuoto si salvano solo degli asciugamani e un completo letto, sono in buste sottovuoto, gli unici a restare immutati nel tempo.
Appoggio le mani sopra il davanzale della finestra mi perdo a guardare il mare, i ricordi viaggiano, in questa casa ce ne sono stati tanti. A cominciare dalla prima volta in cui Rosa mi ci ha portato, tutte le volte in cui uscivamo dall'ipm per venire quì, era il nostro rifugio lontano da tutti.
Quì abbiamo fatto l'amore per la prima volta, poi ho iniziato a portarci anche Futura, e dove abbiamo concepito il nostro Massimo. Queste mura hanno visto ogni cosa di noi, sia belle che brutte, in questi anni speravo di poterci tornare ma non pensavo di farlo in circostanze come queste.
Guardo il cellulare ci sono vari messaggi tra cui la mia Fiamma, Futura e anche la mia donna.
Già mi mancano, ma quello che mi manca di più in questo momento è Momi, non so dove si trova ne se sta bene.
Saperlo con mio fratello non mi tranquillizza, anzi, mi preoccupa molto devo scoprire perchè ha voluto portarlo a Napoli.
Guardo il letto forse dovrei dormirci su e domattina iniziare a cercarlo, disfo il letto per dargli una pulita e rifarlo, scaccio alcuni animali e credo che per una notte può andar bene.
Prima di chiudere gli occhi ascolto i vocali di Fiamma e rispondo ai messaggi per tranquillizzare le mie donne, assicurarle che sto bene e promettere loro che tornerò presto a casa.
Prima di recarmi a casa di mia madre dovevo andare a trovare una persona, un grande amico, un padre che non ho mai avuto ma che lui ha sostituito molto bene.
Tra le mani ho una mazzo di fiori freschi, cammino tra le stradine di questo cimitero all'apparenza lugubre e triste, quasi dimenticato anche dai custodi stessi.
Attraverso le varie cappelle da dove vedo uscire persone anziane chi sole, chi accompagnate da giovani, hanno tra le mani vasi a cui cambiare l'acqua per poter inserire i fiori freschi.
Passo anche accanto a quella dei Ricci, è chiusa e buia, lì dentro c'è tutta la famiglia di Rosa e Ciro.
Proseguo dritto fino a trovarla, la foto sopra la lapide mi fa sorridere ma anche sentire triste. Non avrei mai voluto tornare a trovarlo in questo luogo, il vaso è vuoto non ci penso due volte a riempirlo con i fiori che ho comprato. Appoggio la mano sopra il marmo freddo, chiudo gli occhi e una leggera brezza colpisce il mio viso.
Voglio credere che sia lui che mi sta salutando.
-Comandà, m' manc assaj-
In questi anni ho pensato molto a lui, avrei voluto che conoscesse Momi al quale ho dato il suo nome, che vedesse crescere Futura e diventare la bellissima ragazza che è oggi.
Lo avrei voluto al matrimonio accanto a me, nei momenti in cui come uno stupido sono addirittura arrivato a pensare che Rosa non si presentasse. E poi è nata Fiamma, la nostra piccola principessa.
Abbiamo tanto voluto un terzo bambino e quando è arrivato mi sarebbe piaciuto che Massimo stesse accanto a noi, per vederlo nascere.
-Non avrei mai voluto che le cose andassero in questo modo, ancora una volta per difendermi ne hai pagato le conseguenze. E adesso che sento il bisogno di averti accanto, tu non ci sei-
Resto ancora qualche minuto davanti alla sua tomba, continuo a parlare come se potesse sentirmi, gli dico che sono tornato perchè mio figlio sta passando un brutto periodo.
Ciò per cui abbiamo combattuto è tornato per farci del male, e noi dobbiamo difenderci.
Dopo gli do le spalle e lascio questo luogo con la promessa di ritornare in un momento diverso.
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Nisciun è comme te p' me [Piecurosa]
FanfictionSequel di The Piecuro's family: Massimo e Futura Di Salvo - Un tempo credevo alle favole che mi raccontava mio fratello, la famiglia per me è sempre stata tutto. Poi ho aperto gli occhi e mi sono accorta che le cose belle si leggono solo nei libri...