Capitolo Quattro

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Marco si sentì ancora spintonare,  stavolta non dovette nemmeno voltarsi per sapere chi era stato. Ormai quella mossa l'aveva schedata mentalmente. Ma che diavolo era successo?
"Hey" gli gridò, staccandosi da Ghali con una scusa. L'amico gli fece un cenno "poi mi spieghi, intesi" gli urlò. Marco diede un cenno d'assenso mentre inseguiva Alessandro. Si allontavano senza accorgersene dalla folla, finendo in un cunicolo cieco in cui non c'era anima viva. Dove diavolo andava?
Finalmente lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla per farlo voltare "Mi spieghi che hai adesso?" chi chiese, forse con un tono eccessivamente nervoso. Odiava quelle corse inutili dietro persone, amici o conoscenti che fossero.
"Che ho? Dimmelo tu che ho. Nemmeno cinque minuti e salti addosso al prossimo? Fai così con tutti?" gli rispose l'altro voltandosi di scatto e spostando la sua mano dalla spalla con un gesto di stizza. Marco lo guardò con espressione sbigottita.
"Ma di che diavolo parli?" gli chiese, senza capire. "Di che parlo? Del tuo super amico. Mi allontano cinque minuti e già non sono più valido per il caffè" rispose facendo spallucce. Marco lo guardava non sapendo se ridere o piangere "Ma sei serio? Siamo amici da anni, Ghali è come un fratello per me. Ma che idea hai di me eh?" chiese ridendo.
Alessandro si sentì uno stupido. Perchè diavolo era scattato in quel modo? Proprio lui che era sempre così attento e controllato. Si morse il labbro e sbuffò: perfetto, era riuscito a risultare una checca isterica in meno di tre secondi dal loro primo incontro.
"Daje Ale, vai fortissimo" pensò tra sè. Marco continuava a gurdarlo con quel mezzo sorriso sulle labbra. Alessandro decise che tanto valeva continuare la sclerata.
"Che hai da guardare? Sei soddisfatto?" chiese con un tono polemico, in realtà un pò divertito. Marco scuoteva la testa cominciando a ridere "Non pensavo esistesse qualcuno più bipolare di me ma tu veramente mi stai stupendo" ammise ridendo. Alessandro corrucciò le labbra in una smorfia per reprimere il sorriso. Era davvero contagiosa quella risata. "Quindi questo caffè lo prendimao davvero?" gli chiese dopo un pò. Marco, le lacrime agli occhi dalle risate, annuiva "ne prendiamo almeno due dopo questa scenata, offri tu come minimo".
"Stai cercando di dapprofittarti di me, Mengoni?" chiese Alessandro, gli occhi scuri chiusi in una fessura a stuzzicarlo. "Oh sicuramente, Mahmood. Cercavo proprio un ricco scapolo dall'aspetto fisico invidiabile da spolpare" rispose Marco, calcando la parola spolpare con una nota di malizia.
"Spolpare". Alessandro sgranò gli occhi voltandosi rapidamente per non mostrarlo. Lo faceva apposta o non se ne rendeva minimamente conto? Sospirò: sarebbe stato un caffè che lo avrebbe messo a dura prova.

"Avanti, acido, vieni che ti presento Ghali così mettiamo fine a questa storia" disse Marco dopo un po'. Alessandro rise e annuì "E facciamo questa presentazione" disse, cercando di ricomporre il suo scudo. Marco lo spingeva con una mano tra le scapole, ridendo mentre Alessandro cercava di impuntarsi con le scarpe "Ma come diavolo fai ad essere così pesante, peserai tre kili con tutti i vestiti" Si lamentava ridendo. Alessandro continuava a ridere. Arrivati, Marco posò una mano sulla spalla del ragazzo "Ghali, un fratello per me, lui è Alessandro". Ghali si voltò, sorridendo ed interrompendo la sua conversazione. "Piacere, sono Alessandro" disse porgendogli la mano. Ghali lo guardò sorridendo e poi guardò Marco che gli diede un cenno d'assenzo.
"Un fratello colorato come me" disse ridendo e tirando Alessandro in un abbraccio. Marco cominciò a ridere ed arrivò persino alle lacrime mentre guardava Alessandro stranirsi e rimanere immobile e Ghali continuare a ripetere "un fratellino magrebino, amico di patria, resilienza". Era sempre stato così Ghali, fin dal primo momento. Serissimo in contesti seri ma appena usciva dal suo guscio di serietà era il primo degli idioti.
Continuò quella scenetta per un pò, Alessandro dapprima rimase fermo come un ciocco e poi, comprendendo il personaggio, cominciò a stare al gioco.
Poco dopo salutò i ragazzi, si era accordato con Marco per vedersi l'indomani.  Che personaggi strani che aveva appena incontrato mio dio, due in un giorno ed uno più matto dell'altro.
Rimuginava ancora su quella scenata, chiuso nel suo camerino. Non riusciva a togliersi dalla testa quella sensazione di gelosia che l'aveva punto nel pieno senza nemmeno che si conoscessero bene. Non gli era mai capitato di sentirsi così. Aveva avuto tante altre relazioni ma era sempre stato lui il polo dominante, aveva sempre dettato lui le regole. Invece ora sembrava un ragazzino di quattordici anni che perdeva battiti per un sorriso. Doveva decisamente darsi una regolata.

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SPAZIO AUTRICE Ciao a tutti voi che state seguendo questa storia, anche se acerbissima. Grazie per le visual e grazie per i like <3
Volevo chiedervi un feedback, come vi sembra la storia? C'è qualcosa che vorreste cambiare nel modo di raccontare? Vorrei tanto sapere che ne pensate! Al prossimo aggiornamento!

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