Capitolo Cinque

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Marco
Si ritirava nel letto da cosí tanto tempo che aveva perso il conto dei minuti. Si sentiva così irrequieto,  agitato, teso come una corda di violino. Non era la prima notte che passava insonne ed era consapevole che non sarebbe stata l'ultima. Si sentiva teso per una miriade di cose ma sopra tutte la più imminente: questo benedettissimo caffè con lo sconosciuto. Dal primo sguardo che lui gli aveva rivolto aveva capito che c'era qualcosa in quel ragazzo che lo incuriosiva, lo attirava. Aveva chiesto in giro tra i vari artisti dietro le quinte ma nulla, nessuno sapeva nulla di lui. Era come se cercasse di mantenere le distanze a tutti i costi da chiunque. Allora perché mai aveva accetto questo caffè con lui? Forse anche lui pensava ci fosse qualcosa di più dietro la facciata dell'amico di tutti?
Continuava a rigirarsi nel letto, le paure che la sua mente gli mostrava sembravano prendere forma e diventare così consistenti che se avesse voluto le avrebbe potute toccare. E se lui non gli piacesse affatto? O se magari, conoscendolo, avrebbe scoperto la realtà? "La realtà è che sotto quella maschera che tutte le mattine indossi non c'è assolutamente nulla" la vocina che aveva nella testa sussurrava maligna. "La verità è che scoprano tutti che sei un enorme fallimento Marco" continuava crudele. Era così tutte le volte, appena conosceva una persona nuova sentiva ancora di più il peso delle sue mancanze, la consapevolezza di non avere nulla di speciale da offrire ed il terrore che tutto questo venisse fuori. Si sentiva costantemente fuori luogo e lottava continuamente con se stesso per  cercare di superare queste lotte interne e vivere una vita normale.
Tutto era sempre stato difficile da conquistare per lui... tranne che con la musica. Li Marco era un'altra persona, era uno spirito libero. Poteva volteggiare tra le note, spingere al massimo i suoi polmoni e sentirsi vivo. Era una scarica di adrenalina continua, sentiva i muscoli formicolare e ad ogni nota il cuore che diventava leggero. Li da solo sul palco Marco era un insieme di sensazioni tutte armoniche tra loro, tutti i suoi frammenti si ricomponevano e le sue membra vibravano a ritmo delle sue canzoni. Tutto così meraviglioso.
Guardo l'orologio per la millesima volta: le sette del mattino. Tanto valeva alzarsi ed andare in palestra, almeno poi si sarebbe gustato per bene l'enorme croissant che aveva intenzione di divorare.

Mahmood
"128....129....130... Non mollare" contava mentre il fiato si faceva sempre più corto e sentiva i muscoli bruciare. Il cellulare cominciò a squillare insistentemente e si diresse verso la panca dove era appoggiato. Marito di sudore, rispose in maniera affannata "Ciao Marco, dimmi" disse. Marco si accorse subito del fiatone "ti ho disturbato mentre ti allenavi? Perdonami la chiamata senza preavviso" disse in tono di scuse. "Nono tranquillo, giocavo a just dance" rispose lui. Marco scoppiò in una risata " sei l'unica persona sul globo che va in affanno così per just dance, lo sai si?" Chiese ridendo. Alessandro rise "Certo che lo so, nessuno si impegna come me" rispose di rimando. Si accordarono per vedersi tra un ora, Marco sarebbe passato in auto a prenderlo e poi avrebbero deciso dove andare. Alessandro si diresse in doccia di corsa, avrebbe sicuramente perso venti minuti solo per lavarsi e cantare almeno una decina di brani sotto la doccia. Altrimenti come fai a lavarti bene?
L'acqua calda rimetterà a posto ogni secondo di quella nottata infernale in cui non era riuscito a prendere sonno in nessun modo, nemmeno con tre documentari di Alberto Angela. Si guardò allo specchio, l'addome scolpito ricoperto di goccioline. Doveva decisamente sbrigarsi.

Dopo un ora esatta dalla sua chiamata, eccolo li ad aspettarlo in una panda celeste chiaro. Alessandro guardò con un sopracciglio alzato e poi salì. "Al prossimo caffè passo a prenderti io" esordí mentre si infilava gli occhiali da sole. "Ma se non so nemmeno se reggi questo di caffe" risposte Marcoridendo. Mise in moto e partirono per il tanto agognato incontro che li aveva tenuti svegli tutta la notte. Le ore trascorsero rapidissime, Marco aveva tremila battute e storie da raccontare mentre Alessandro si dilettava ad imitare un personaggio pubblico. Non si accorsero nemmeno degli sguardi che ognuno lanciava verso l'altro o forse finsero di non notare quella scintilla di interesse nei loro occhi. Si accordarono per il caffè da prendere due giorni dopo: erano le 20:00.

Due Vite - Amore alle Prime ArmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora