Capitolo Sei

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Alessandro
Erano trascorsi quasi venti giorni da quando si erano incontrati, volati letteralmente tra molteplici caffè ed ancor più messaggi. Alessandro si sentiva stranamente in pace con se stesso e col mondo: per la prima volta tutto sembrava andare bene. Il festival a cui aveva partecipato in quei giorni era stata un'esperienza memorabile. Artisti di grosso calibro tutti in sfida tra loro, musica e sketch comici, un sacco di ospiti. Tutto così bello e vivo per lui che non si abituava mai a tutto quello che il mondo della musica poteva offrirgli. Il cellulare gli segnalò l'ennesimo messaggio di Marco, in cui lo prendeva in giro mandandogli un video parodia della sua coreografia al festival. Scosse la testa, ridendo. Come faceva ad essere così stupido? Prima di rispondere, si fermò. Era seduto sull'ampio terrazzo, il vento sulla pelle era piacevole e non troppo freddo. Avrebbe voluto chiedergli di uscire, una uscita seria però e non un caffè. Una cena in un ristorante, magari un pò più appartato. In quei pochi giorni sapeva bene di aver solo scalfito la superficie di quella che era la vita di Marco ma era bastato quel poco a fargli accendera la scintilla. Voleva sapere di più su di lui, voleva ascoltarlo raccontare e divagare tremila volte senza arrivare al punto. Era divertente osservarlo, senza un freno Marco sarebbe stato capacissimo di parlare per ore ed ore senza giungere alla conclusione. Si mordicchiava il labbro, struggendosi su cosa dire e come dirlo. Finchè, raccolto il coraggio a due mani, si decise: aveva fatto cose più rischiose e non poteva andare in tilt per una semplice uscita.
"Ma non è una semplice uscita, è un appuntamento" gli ricordò la solita vocina insistente che tormentava il suo cervello. Alessandro decise di ignorarla, sbloccando il cellulare ed aprendo whatsapp. "Dato che col caffè mi stai facendo venire un'ulcera gastrica, stavolta posso sperare in una cena?" digitò senza pensare e poi sbuffò, buttando fuiri tutta l'aria che aveva trattenuto. Bene, era andata, ora non rimaneva che aspettare. Prese il suo blocco da disegno e cominciò a disegnare: tutto, pur di evitare di pensare a quella strana ansietta che cominciava a salirgli.

Marco
Sedeva da ore, immobile sulla sedia, un joystick tra le mani e le cuffie a coprirgli le orecchie. Non c'era altro nella sua testa se non lo spazio per la concentrazione profonda. Era un gioco che amava, sebbene fosse impegnativo e richiedesse una estrema abilità. Amava i giochi come quello, i survivor come la cultura gamer li chiamava. E quello, sebbene fosse crudo ed efferato era il suo preferito: minecraft. Giocava da ore ormai, non sapeva nemmeno più qquante ma non voleva nemmeno scoprirlo. Quelle ore erano tutte ben spese. Mise in pausa il gioco quanod si accorse che il cellulare segnava una nuova notifica. Era il messaggio che aspettava? Lo fissò per qualche secondo e poi si decise ad aprire la notifica. Sorrise: era lui. Non solo era lui ma lo invitava addirittura a cena. A CENA! Un vero appuntamento, finalmente, dopo innumerevoli caffè. Gli rispose con il solito tono scherzoso che usavano "Certo, scaldo la panda". Era tutto così facile quando stava con lui, tutto leggero. Tutto avveniva in maniera spontanea, nulla di non detto, non c'erano segreti o momenti morti. Parlavano per ore senza stancarsi. O meglio, parlava lui e ad Alessandro non sembrava dispiacere.
Si dice che la vita sia una beffa: quando iù ti senti in alto, più rapidamente cadi. Se solo Marco avesse saputo.

Due Vite - Amore alle Prime ArmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora