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Will si era svegliato, io non mi ero mossa dalla sedia affianco al suo letto e avevo rifilato a Trevor una pietosa scusa per giustificare il nostro ritardo nel tornare a Las Vegas.

"Rossa, lo stai facendo di nuovo"

"Mh?! Cosa?"

"Hai lo sguardo da pazza e sento le rotelline del tuo cervello fare rumore da qui"

Gli sorrisi leggermente e gli sistemai il cuscino sotto le spalle.

I miei fratelli e gli altri erano rimasti fino a quella mattina, ma poi li avevo convinti ad andare via, promettendogli che ci saremmo rivisti quella sera stessa.

Io e Will non avevamo ancora parlato del giorno prima, lui si era risvegliato e senza nemmeno dargli il tempo di realizzare di essere vivo, Melody e Isobel lo avevano rimpinzato di cibo e io avevo perso gran parte della mattina al telefono con Trevor.

"Will"

"Oh-oh non mi piace quel tono di voce"

"Che è successo ieri?"

Si irrigidì e la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso, mi strinse il cuore

"Era qui per te Cassie, non so cosa voleva dimostrarti, ma era qui per te"

Lo disse senza mai distogliere lo sguardo dal mio e io sentì tutta la rabbia repressa fino a quel momento esplodere

"Sapresti descrivermelo?"

All'apparenza ero ghiaccio, ma dentro ero una bomba ad orologeria ed ero vicinissima all'esplosine

"Cassie mi hai capito? Era qui per te"

Mi alzai dal letto e presi le distanze da Will

"Com'era fatto?"

Non volevo sentire ragioni, quell'uomo era il mio obiettivo, la mia nuova personale missione.

"Alto più o meno quanto Trevor ma grosso quanto un armadio, pelato e con nessun tatuaggio in vista"

La voce di Will era tesa, ma quello che mi aveva detto mi bastava.

In quell'anno per tutti i lavori assegnati da Trevor mi ero fatta parecchi nemici, ma nessuno avrebbe mai osato mettersi contro di lui.

Ma contro di me? Non ne avevo idea.

"Io esco, farò venire qualcuno qui"

Non ascoltai la sua risposta, inviai un messaggio a Tony per chiedere a qualcuno di loro di venire per fare compagnia a Will, e prendendo la pistola dalla borsa uscì.

Mentre scendevo le scale mi arrivò la risposta di Tony, Peter e Blake si sarebbero occupati del mio amico, alzai gli occhi al cielo ma non osai dire nulla, confidai nel fatto che non si sarebbero picchiati.

Una volta fuori dal palazzo non aspettai un taxi, ma mi incamminai verso il centro della città, avevo bisogno di trovare un posto tranquillo e soprattutto di parlare al telefono con Trevor senza il rischio che qualcuno ci sentisse.

Non so quanto camminai, ma alla fine mi fermai in un parco e dopo aver trovato una panchina abbastanza isolata chiamai Trevor, non dovetti aspettare molto per una sua risposta

"Cassandra"

"Devi darmi il numero di uno dei tuoi informatici"

Non ci salutavamo mai, e la rabbia repressa tra noi diventava sempre più ingombrante, avevo bisogno di rintracciare quel numero e gli uomini che lavoravano per Trevor erano i migliori

"Ah piccola Cassandra, perché dovrei aiutarti se sono giorni che mi menti e fai comunella con i tuoi fratelli"

Ero ghiaccio, ci spiava, avrei dovuto immaginarlo, eppure non ci avevo pensato.

Sapeva dei ragazzi ed erano tutti potenzialmente in pericolo

"Trevor, sai quanto mi costa chiedertelo"

Era inutile negare, dovevo avere quelle risposte e poi mi sarei lasciata tutto alle spalle

"Chiama James"

Stavo per riattaccare quando riprese a parlare

"Cassandra, liberati di loro, i legami ti rendono vulnerabile"

Riattaccò e le sue parole continuarono a rimbombare nelle mia testa, avevano colpito Will per arrivare a me

I legami ti rendono vulnerabile

I legami ti rendono vulnerabile

Strinsi forte gli occhi e dopo un lungo respiro cercai il numero di James tra i miei contatti, dopo un po' lo trovai e lo chiamai, non ci mise molto a rispondermi

"Pronto"

"James, sono la piccola Heart"

Complottista e paranoico fino alla nausea, James (di cui nessuno sapeva il cognome) era uno dei migliori hacker di Las Vegas, se cercavi qualcosa in rete, lui te la trovava e se si trattava di scavare in qualche telefono o in qualche computer lui ci riusciva sempre

"Che ti serve, non è sicuro stare troppo tempo al telefono"

Alzai gli occhi al cielo per il suo terrore di essere perennemente rintracciato

"Mi serve che rintracci il proprietario di un numero che mi ha chiamato un paio di giorni fa, e mi serve subito"

"Si può fare"

Gli dettai il numero e riagganciai, entro la sera mi avrebbe dato notizie e io mi rilassai leggermente su quella panchina.

Qualcosa si stava muovendo da qualche parte in quel momento, e io sapevo che quell'apparente calma che avevo costruito si sarebbe sgretolata con estrema facilità.

Non sapevo dove sbattere la testa e non avevo la più pallida idea di come affrontare quello che sapevo sarebbe stato un inferno, ancor prima di sapere chi c'era dietro.

Fu la vibrazione del mio telefono ad interrompere il flusso dei miei pensieri

"Blake"

"Scheggia, torna qui"

Mi morsi il labbro inferiore, perché la sua voce mi faceva sempre lo stesso effetto, brividi lungo la schiena e sensazione di casa

"Sono impegnata, è successo qualcosa? Will sta bene?"

"Cass torna qui, qualsiasi cosa sia la capirai quando sarà il momento"

Mi leggeva come un libro aperto, sapevo che non aveva detto nulla fino a quel momento per darmi il mio spazio e il mio tempo, e sapevo anche che non avrei potuto fare nulla senza qualche informazione da parte di James, che aveva bisogno del suo tempo.

Sospirai e abbandonai la testa lungo lo schienale della panchina, fissavo l'azzurro quasi finto del cielo e nel frattempo stringevo il telefono, sentivo il respiro di Blake dall'altro lato e in qualche modo mi tranquillizzò

"Arrivo"

Immaginai il sorriso da schiaffi sulla sua faccia e alzai gli occhi al cielo

"Brava la mia scheggia"

La mia scheggia

Un sorriso spontaneo che non riuscì a reprimere si aprì sulle mie labbra e decisi di godermelo.

Pezzi sparsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora