cimitero

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Ghali's POV.

Non sapevo bene dove stessi andando, ma la sua presenza accanto a me mentre guidavo era tutto quello di cui avevo bisogno per non pensare a niente.

Stranamente mi tranquillizzava, aveva un'energia diversa che non avevo mai trovato in una persona prima. La sua voce pacata, i modi di fare delicati, il
modo in cui presentava sé stessa, tutto di lei urlava pace e calma.

Io ero la tempesta, ero la parte più caotica dei due, quella con una vita incasinata, quella che non riusciva a non far rumore, non riusciva a non rovinare alcuni momenti per la propria impulsività, quella che non riusciva a stare in silenzio senza che i propri pensieri lo mangiassero.

Mi veniva da ridere a pensarci insieme, anche solo come amici, perché eravamo così diversi, ma forse era proprio la nostra diversità a farci avvicinare, ad incuriosirci.

Perché io non avevo mai conosciuto la tranquillità e lei non aveva mai conosciuto il pericolo, cosa a cui io ero abituato.

Involontariamente presi la strada per uno dei posti che riuscivano a farmi stare nella calma totale, anche se insolito.

Parcheggiai e spensi la macchina prima di abbassare un po' il sedile così da star più comodo.

Selene mi guardò con un sopracciglio alzato, e sapevo già la domanda che stava per farmi, "Un cimitero? È qui che mi porti per farmi cambiare idea su di te?" Disse scherzosamente trattenendo un sorriso.

"Mi rende tranquillo." Le confessai, evitando il suo sguardo, non perché provassi vergogna ma perché ogni volta che lo facevo sembrava quasi che mi stesse guardando dentro.

"Effettivamente capisco cosa intendi."

Spalancai gli occhi a quella sua risposta che non mi aspettavo, pensavo avesse paura, che mi trovasse strano. Invece no, mi sorprese.

"Davvero, non so perché ma mi hanno sempre attirato le cose un po' macabre. E il cimitero rappresenta un po' la tranquillità no? È il posto dove l'anima riposa veramente, dove tutto finisce. È la nostra casa, per sempre."
Non guardava me mentre diceva quelle cose che sentivo nel profondo, ma guardava fuori dal finestrino, osservando l'ingresso.

Non mi ero mai sentito così capito prima. Con quelle poche parole era riuscita a descrivere tutto quello che pensavo. Era riuscita a non farmi sentire un alieno quando era l'unica cosa che tutti mi dicevano di essere.

"Già." Dissi in un sibilo, giocando con il bracciale che portavo al polso, lo facevo sempre quando ero nervoso, e non so perché in quel momento lo ero.

Cosa mi stava facendo? Perché avevo voglia, tutta d'un tratto, di rivelarle ciò che tenevo nascosto?

Mentre ero perso nei miei pensieri, lei si girò con un sorrisetto che non prometteva niente di buono. "Ti va di entrare?"

Accettai la sua proposta all'istante, scendendo subito dalla macchina e andando ad aprire la sua portiera.

"Sei sicura?" Le sussurrai all'orecchio, poggiando una mano sull'auto così da bloccarla tra i il mio corpo ed essa.

La vidi sussultare alla mia vicinanza, e sorrisi compiaciuto, mi piaceva l'effetto che avevo su di lei. Cercava di non farlo notare ma spesso il suo corpo la fregava.

"Si. E tu? Hai paura?" Mi chiese inchiodando i suoi occhi nei miei cercando di sfidarmi senza riuscirci.

Perché sì, avevo paura, ma non di quel posto, non dell'oscurità, non della morte, ma di lei.

"Andiamo allora." La presi per mano e dopo aver chiuso la macchina, iniziammo a correre verso il cimitero. La portai in un punto dove vi era un muretto nascosto tra le piante, non troppo basso ma possibile da scavalcare.

FADE INTO YOU | ghali.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora