Il dottor A. Y. Segian

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Come al solito avevo il turno di notte all'ospedale, ed era il peggiore.Si sentivano grida, urli, il rumore dei rigurgiti dei pazienti e dei matti. Fino a quella notte.Tornando a noi, io mi chiamo Alexander Yogi Segian, detto (dai miei amici) il dottore A.Y. Segian, oppure il dottore sfortunato.Cercavo sempre di migliorare la mia carriera da dottore, all'inizio mi limitavo a curare dei bambini. Avevo 32 anni quando cominciai a svolgere il mio lavoro tra gli infanti ed era facilissimo.Ora a 37 anni capivo di essermi solo complicato la vita a smettere coi bambini. Sarebbe stato meglio lavorare al circo!Ma parliamo di quella stra maledetissima notte. Per la prima volta in tutta la mia carriera non sentivo alcun rumore, c'era solo un silenzio totale. Uscii dal mio ufficio per controllareIn mezzo al corridoio c'era un paziente armato di ascia che mi si avvicinava con fare omicida. Lavorando con dei pazzi tutti i medici avevano delle armi private per tenerli a bada e difendersi, di solito si trattava di pistole, come nel mio caso. Presi la mia arma dalla cintura e sparai, lo colpii alla mano in cui teneva l'ascia e la fece cadere. Scappai; avrei potuto fermarlo o sedarlo, ma era tardi e non ci pensai neppure.Tornai a casa terrorizzato da quello che avevo fatto. Ero un medico ed avevo sparato ad un paziente.Durante la notte morì. Non si capirono le cause.La notte successiva mi trovai di fronte ad un altro paziente armato, questa volta impugnava un bastone con la punta acuminata. Feci per prendere la pistola, ma l'avevo dimenticata in ufficio. Il pazzo mi si avventò addosso e mi trapassò col bastone appuntito. Scappai in preda al panico.Mi ritrovai in un parco dove riuscii in un modo o nell'altro a fermare l'emorragia che mi avrebbe probabilmente ucciso.Tornato a casa mi ricucii in un modo o nell'altro e, dopo aver preso degli antidolorifici, andai a dormire.Fui visitato dal paziente morto due notti prima. Non ricordo nemmeno come morii, ma so che è successo.Io, in quella notte, morii.Adesso vago nella mente dei miei pazienti, è divertente torturare i pazzi, nessuno li prende sul serio. Gli faccio rivedere le mie vicende in quell'ospedale e poi mi congedo. Ad ogni paziente ripeto la stessa frase: ''Stavolta ti ucciderò".

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