44 (Sofia's POV)

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Non riuscivo a crederci... Ci avevano battuto, di nuovo! Ogni speranza che avevo acquistato svanì improvvisamente.
Mi liberai dalla potente stretta di Lorelei e mi avvicinai a Romolo, semisvenuto ma nonostante ciò ancora con il pugnale di Odoacre pericolosamente vicino alla gola.

Sanguinava vistosamente dalla ferita alla spalla. Volevo vendetta: quel sangue che avevano osato versare non poteva scorrere inosservato! Invece di vendetta, arrivò uno schiaffo in faccia a Romolo da parte di Odoacre. Il ragazzo, già tramortito, traballò violentemente. Senza riuscire a mantenere l'equilibrio, cadde all'indietro, impotente e dolorante.

"Lasciatelo stare! Prendetevela con me!" Urlai, accecata dall'odio e dalla disperazione. "Zitta! È già buona che respiri ancora!" Ribatté Odoacre, addirittura più arrabbiato del solito. Poi si rivolse a Romolo: "Perché tu ci tieni a lei, vero? Non vorresti mai vederla senza fiato... Senza vita..."

"N-no, non, non dovete arrivare a questo! Siete ancora in tempo per scegliere la via del bene!" Farfugliò il fanciullo, con il volto sempre più pallido e provato, contratto in una smorfia di dolore. "Oh... Tu e la tua stupida speranza di redenzione. - lo derise il barbaro - È la tua religione, no? E se non sbaglio dice qualcosa su "porgere l'altra guancia", vero? Perché non lo metti in pratica?"

Non mi piaceva dove stesse andando a parare. Non mi piaceva per niente. Odiavo il sorriso sadico che stava sorgendo sul viso di Odoacre. "Romolo NO!" Gridai, stringendo le mani a pugno, causando un dolore proveniente da dei tagli... Quando me lo ero fatti?

"Ohhh, tu lo faresti sicuramente... Lo faresti per lei... - continuò l'altro, eccitato da quell'idea - Dimostralo!" Lentamente, con uno sforzo immane, Romolo si alzò. "Sono pronto" dicevano gli occhi, determinati. Il secondo schiaffo arrivò, fulmineo, più forte del primo.

Il ragazzo si accasciò a terra come una bambola di pezza, con un flebile, ma trattenuto lamento. "Sciocchi! Dovete curarlo! Non ucciderlo!" - urlai con gli occhi che bruciavano per le lacrime - "Lasciatemelo curare!"
"No, carina. Tu ed io dobbiamo parlare." Decise Odoacre, facendo un cenno a Reinald e Wulfric che mi scortarono da lui e a quell'ipocrita di Lorelei che si diresse verso Romolo.

Mi sentii ribollire di odio. Un odio profondo, viscerale, ancestrale. Prima avevo speranza che batteva nel cuore, ma in quel momento c'era solo odio, un freddo e distaccato odio.
Paradossalmente mi sentivo più ferma rispetto alle mie emozioni, mentre il realtà ero alla loro mercé.

Mi venne voglia di prenderli a pugni, tutti quanti, con le mie sole mani, senza pensare alle conseguenze. Fortunatamente ci ragionai su e capii che sarebbe stato un suicidio. Un suicidio sciocco e inutile, che avrebbe portato alla morte anche di Romolo. Già aveva tentato di allontanarsi mentre eravamo in balia delle onde... Non potevo permettere che si sentisse nuovamente un peso da eliminare!

Reinald parve notare il cambiamento e sorrise, calcolatore. Anch'io avevo quel sorriso beffardo ogni volta che i miei piani andavano come previsto, come io avevo detto? Forse avrei dovuto nascondere ancora le mie emozioni... Ma come avrei potuto trattenerle? Perché dovevo affrontare sfide così difficili? Iniziai ad odiare Cupido: se non fosse stato per la mia mente offuscata dalle mie emozioni, Romolo non sarebbe rimasto ferito!

"Non serve a nulla piangere sul latte versato" mi dissi, ricordando ciò che mi aveva detto mio padre le poche volte che avevo rinunciato a qualcosa, disperandomi dei miei sbagli. Se era rabbia quella che avevo nel petto, allora dovevo usarla per sostenermi, per non cadere nel baratro della disperazione. In fondo l'odio e il rancore avevano tenuto in vita molti mostri, alimentandoli con il desiderio di vendetta. Lo sarei diventata anch'io?

"Di cosa vuoi parlare, dunque, Odoacre?" Incalzai il discorso.
"Re Odoacre" mi corresse lui, irritato.
"Oh giusto... Non ti hanno dato la nomina d'imperatore e ti sei dovuto accontentare di re..." Mormorai acida e sarcastica. Questo lo fece arrabbiare ancora di più. Avrei dovuto sentirmi più spaventata, ma invece il suo sguardo contorto dall'ira mi fece sorridere.

"Non fare l'arrogantella con me, ragazzina, - mi ammonì furente - che a giocare col fuoco si finisce bruciati!" Ma era lui che doveva stare attento: io ero fuoco indomabile in quel momento. "O rischi di bruciare qualcun altro" mi ricordò perfidamente Reinald, alludendo a Romolo e riportandomi alla mia scomoda posizione. 

Proprio in quel momento, dal punto dov'erano il giovane Imperatore e quell'infida bugiarda, giunsero dei gemiti.

Tentai di spostare lo sguardo nella loro direzione, stringendo gli occhi per vedere meglio essendo senza occhiali: lui non era ancora cosciente e il suo petto nudo era seminascosto da lei. Riuscii a malapena ad intravedere la maglia arancione poggiata di lato, poco prima che un barbaro mi chiudesse la visuale. Cosa stava facendo a Romolo!?

"Dunque, se non vuoi far soffrire il giovane Momyllos, dovrai rivelarci che poteri tu e i tuoi amici avete... - continuò lo scaltro barbaro, avvicinandosi a me - E non provare a negarne l'esistenza perché ho visto i tuoi amichetti usarli poco fa." "Credevo aveste capito da soli..." replicai aspra, ignorando i brividi per il freddo. Infatti ero tutta bagnata e sentivo i capelli stopposi per la salsedine e il sale stesso che mi raggrinziva il volto.

"Io sono intelligente, Nico può sparire e far sparire nell'ombra, Vale tira con l'arco e Will fa il medico..." Risposi rimanendo vaga, molto vaga. "Sì, sì, tutto molto affascinante... Chi vi comanda? Come avete acquisito questi poteri?" Mi interruppe. "Non credo possano servire a molto queste informazioni..." feci io, incerta se continuare o meno, ma il lontano e confuso mormorare di Romolo che si era appena svegliato mi fece ricordare che il suo destino dipendeva da come avrei risposto.

"Ma non sono qui a giudicare le vostre scelte sbagliate quindi risponderò: ci comanda la ragione e siamo sottomessi al Fato, i nostri poteri hanno sempre fatto parte della nostra natura, ma solo a volte si manifestano." Risposi, sentendomi l'Oracolo di Delfi che dava un responso.

"Io non mi crederei così intelligente se fossi in te: abbiamo tutto un viaggio per parlarci, da persona a civile a persona civile..." disse lui, parlando volutamente lento. "Che viaggio?" Domandai, tenendo un tono di voce calmo nonostante stessi impazzendo nella mia testa.

 "Quello per prendere le focacce da dare a Cerbero, ovvio... Credevi veramente che noi barbari "analfabeti" non ci fossimo informati? Che non ci fossimo accorti della somiglianza con il viaggio negli Inferi di Enea, capostipite di Roma?" Si fermò per fare un ghigno sprezzante .

"Domani Momyllos andrà a prendere il ramoscello dall'albero sacro e noi andremo a prendere quelle dannate focacce. Avrò tutto il tempo per farti parlare... Solo io, te e Leni..." Continuò beffardo. Sempre che io non faccia impazzire voi, pensai. "Ora fatemi vedere l'Imperatore... Devo curarlo!" Esclamai autoritaria. "Vai pure... - fece lui con noncuranza - Tanto ci ha già pensato la mia amabile sorellina..."

L'Imperatore delle CeneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora