20. L'eco del caos

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Il mio cuore martellava nel petto, il suono del mio respiro affannato riempiva la stanza mentre l'orrore mi avvolgeva come una morsa implacabile. Sangue e morte danzavano intorno a me, un'atmosfera di terrore che si faceva sempre più opprimente.

Le mie mani tremavano, intrise dell'emoglobina di Brad e, il mio cervello impazzito dall'eccitazione di ciò che avevo fatto. Era come se il mondo intorno a me si fosse trasformato in un palcoscenico per il mio lato più oscuro, un teatro di orrore dove io ero sia la regina che l'assassina.

Il piacere all'improvviso venne interrotto da una visione che mi gelò il sangue nelle vene. Dietro di me, come un fantasma, c'era Marcus. Il volto scavato dalla morte, gli occhi circondati da un alone macabro, un'immagine della decomposizione stessa.

L'orrore mi paralizzò, lanciai un grido strozzato mentre il terrore mi assaliva come un predatore feroce. La mia mente implorava una via di fuga da questa spirale di violenza e caos.

Marcus non era più reale, era solo un fantasma dei miei incubi, un ricordo distorto di ciò che una volta era stato. Con uno sguardo vuoto e senza vita, iniziò a correre verso di me, un'ombra oscura che si avvicinava sempre di più, portando con sé l'odore della morte.

La paura mi agitava come un uragano, mentre cercavo disperatamente di sfuggire alla sua presenza spettrale. Le mie gambe si mossero automaticamente, portandomi verso la porta, l'unica via di fuga dalla prigione dei miei sogni infranti.

Mentre la mia mano afferrò la maniglia, un ultimo sguardo indietro mi fece rabbrividire. Marcus era lì, alle mie spalle, il suo ghigno spettrale che mi bruciava nell'anima, pronto a trascinarmi nell'abisso del mio stesso terrore.

Un urlo straziante si sollevò dalla mia gola mentre la realtà e l'incubo si fusero in un'unica visione allucinatoria. Improvvisamente, un tocco leggero mi sfiorò il braccio, scuotendomi dalla mia prigionia onirica. Aprii gli occhi, sbigottita, e vidi la dottoressa Shutz, che mi guardava con preoccupazione.

-"Xila, è sveglia!" Esclamò, tagliando il buio del mio incubo. -"Era intrappolata in un brutto sogno." Mi rassicurò lei.

Il panico si sciolse lentamente mentre, la realizzazione si faceva strada nella mia mente confusa. Ero stata imprigionata in un labirinto di terrore, ma ora ero finalmente libera.

Tuttavia, la mia agitazione era palpabile. Senza nemmeno pensarci, mi strappai tutti gli elettrodi dal corpo, sentendo il dolore pungente delle piccole aderenze che si staccavano dalla mia pelle.

La dottoressa Shutz mi fissò con occhi preoccupati, non riuscivo a fare a meno di tremare, ancora intrappolata nel confine sottile tra il sogno e la realtà, tra la vita e la morte.

-"Xila, l'esame è andato bene, non risulta nulla di anomalo." Mi comunicò rassicurandomi. -"La nuova terapia farmacologica deve aver favorito l'episodio di sonnambulismo."

Mi sentì improvvisamente più tranquilla e piano piano mi tirai su dal letto.

-"Quando possiamo andare via da qui?" Chiesi alla Shutz.

-"L'esame è concluso, quindi, quando se la sente." Rispose lei.

-"Bene, allora mi vesto subito." Ribattei.

Mi diressi nel bagno della camera, con i vestiti in mano, e mi cambiai rapidamente, non vedendo l'ora di uscire da quel posto. In un batter d'occhio ero pronta e, come concordato, mi recai all'uscita del centro con la dottoressa Shutz.

Uscimmo dalla struttura, il vento gelido della notte passata, accarezzava il mio viso mentre camminammo verso il parcheggio. Salii in auto con la dottoressa Shutz al mio fianco, pronta a tornare nel reparto 3 di Torbsville, il luogo dove la lotta contro i miei demoni interiori era rimasta in standby. Una sensazione mista di ansia e speranza mi pervase mentre mi avvicinavo dal mondo che avevo cercato così duramente di dimenticare.

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