1. La solita routine

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Il mio nome è Xila Laffingher e sono passati ormai ventitré giorni dalla morte di Marcus ma i giornali ancora ne parlano. Rimango sempre stupita dai titoli e dalla fantasia che hanno i giornalisti.

Oggi c'è il sole, dopo una lunga settimana di pioggia un piccolo raggio si fece spazio dalla finestra, riflettendo sullo schermo del mio telefono e proprio in quel momento suonò il promemoria, sapevo che da un momento a l'altro un infermiere sarebbe arrivato a ricordarmi della terapia.

"Toc Toc"

Appunto, neanche il tempo di pensarlo.

-"Avanti!" Dissi, accentuando il mio tono deciso.

-"Buongiorno signorina è l'ora delle medicine, come ti senti oggi?" Chiese Alissa, fissandomi con i suoi occhi verdi.

-"Come vuoi che mi senta? Come tutti i giorni!" Esclamai.

-"Uhm, ancora arrabbiata? Lascia che ti dia le pastiglie e fino a stasera sarai libera di evitarmi." Disse spostandosi una lunga ciocca castana dietro l'orecchio.

-"D'accordo Alissa, dammi cinque minuti".

-"Va bene, ti aspetto in farmacia." Concluse con voce vellutata.

Ogni giorno la stessa storia, gli stessi pensieri, mi chiedo spesso se sia il caso di continuare la cura oppure no.

Mi diressi verso la saletta, sapevo che in turno c'era un altro infermiere e infatti fu così.

-"Ma buongiorno, ecco chi è venuta a trovarci." Disse Luca con fare sarcastico.

-"Solo perché vengo a prendere la terapia e ti trovo qui, non vuol dire che mi faccia piacere vederti." Dissi con un sorrisino irritante.

Luca, venticinquenne appena diplomato, appoggiò la sua tazzina di caffè sul tavolo, alzandosi dalla sedia con un'aria altezzosa, strofinando i suoi folti capelli neri.

-"Eccomi! La terapia?" Chiesi un po' nervosa ad' Alissa.

-"Ecco qua, ti ricordi che oggi alle quattordici hai lo psicologo?" Chiese lei.

-"E come dimenticarlo, me lo ricordate ogni volta che ne avete l'occasione. Ah, e comunque mi piacerebbe discutere di questa inutile terapia con la psichiatra, oggi la puoi convocare?"

-"Sai che il venerdì non è di turno, la farò chiamare lunedì". Ribatté subito.

-"Va bene rimaniamo così". Borbottai.

-"Come vanno le cose con Bryan? Avete sistemato?" Chiese Alissa

-"Diciamo, da quando gli avete cambiato la terapia lo vedo più presente, ha capito che non era mia intenzione ferirlo ma proteggerlo dalle persone attorno, è troppo buono con gli altri e per questo rischia di farsi mettere i piedi in testa è il mio migliore amico e voglio proteggerlo".

"Sono d'accordo con te, a volte avere qualcuno che ti apra gli occhi rende le cose più facili". Disse Alissa

-"Si è proprio questo che intendo, ascolta vado a farmi una doccia così rinfresco anche i pensieri". Dissi passandomi la mano sulla nuca rasata.

-"Aha! Va bene se hai bisogno sai dove trovarmi!" Rispose lei.

-"Grazie Alissa e scusa per il modo in cui ti ho parlato stamattina".

-"Tranquilla Xila! Capita a tutti! Mi consolò lei.

Mentre l'acqua bollente scorreva sul mio corpo, lasciai che anche i pensieri negativi fluissero con essa, in un susseguirsi di immagini del passato

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Mentre l'acqua bollente scorreva sul mio corpo, lasciai che anche i pensieri negativi fluissero con essa, in un susseguirsi di immagini del passato.

Tra quei ricordi comparve Marcus, il suo sorriso enigmatico, quegli occhi azzurri che sembravano scrutare l'anima, le sue canzoni che ancora risuonavano nell'aria, mi sentì improvvisamente così triste, mi mancava così tanto.

All'improvviso tra il suono dell'acqua che scorreva e i rumori dei miei pensieri, partì la mia canzone preferita, mi si strinse un nodo in gola così stretto da togliermi il fiato, mi sentivo così debole e così inutile, in tutto questo, il mio corpo iniziò a muoversi a ritmo di musica.

Il telefono si spense di colpo, subito capì di aver trascorso molto tempo in doccia e che probabilmente il gruppo, mi stava già aspettando in mensa.

Mi vestì velocemente, raccolsi i capelli ancora bagnati, misi il telefono in carica e iniziai a incamminarmi verso la mensa.

Posso essere molto socievole quando voglio ma quel giorno, avrei evitato volentieri di vedere i miei amici, non avevo voglia di fingere, di sorridere, di rispondere bene a un come stai, avrebbero subito notato il mio malessere.

Arrivai in mensa, sorrisi e abbracciai Bryan, in realtà, in quel momento, ero molto felice di vederlo, mangiai al tavolo con lui, Alissa e una nuova infermiera, Amélie. La conoscevo da un paio d'ore ma rimasi subito attratta dal suo modo d' interagire e dal suo stile nonché, i suoi capelli rossi fuoco, gli occhi color ghiaccio e le braccia ricoperte da bellissimi tatuaggi colorati, avevo come l'impressione che saremmo andate molto d'accordo.

Tra un boccone e l'altro, chiesi ad 'Amelie, se potesse accompagnarmi dallo psicologo nel pomeriggio. Lei accettò senza esitazione, e questo mi diede un senso di sollievo.

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