3. Questione di prospettiva

414 34 0
                                    

Dopo quindici ore di sonno, mi svegliai nella mia camera, avevo il petto bendato, la stoffa bianca girava attorno alla schiena, in quel momento realizzai quanto successo il giorno prima, mi alzai lentamente dal letto con la testa che mi scoppiava, mi misi seduta, con la coperta blu scuro sopra le gambe e pian piano disfai il bendaggio, finché non rimase solo la garza, tolsi anche quella e vidi il petto riflesso nello specchio del mio telefono che presi dal cassetto del comodino. Ero ricoperta di tagli e a tenere insieme la mia pelle, c'erano i punti, vent'uno per essere precisi, vent'un punti sul mio corpo. Suonai il campanello per chiamare un infermiere, avevo bisogno di compagnia, di parlare.

Aspettai qualche secondo poi la porta di camera mia si aprì.

-"Ciao Xila."

-"Luca..." Mormorai io con disapprovazione.

-"Come ti senti?" Chiese lui, ignorando il mio atteggiamento nei suoi confronti.

-"Ho bisogno di andare a fumare una sigaretta, potresti accompagnarmi nella saletta fumatori?"

-"Certamente" Disse lui. "Fammi solamente andare a prendere un giacchetto che inizio a sentire freddo".

Nell'attesa di Luca, provai ad 'alzarmi e lentamente mi misi in piedi, piegai la coperta e la stesi sul letto.

-"Eccomi Xila! Possiamo andare."

Luca mi prese a braccetto e ci dirigemmo verso la sala fumatori.

Mi appoggiò delicatamente sulla sedia e dalla tasca del suo camice bianco, tirò fuori un accendino color porpora e me lo porse.

-"Grazie Luca." Dissi evitando il contatto visivo.

-"Figurati." Rispose lui. "Vuoi che ti porti un bicchiere d'acqua?" Aggiunse.

-"Volentieri, grazie!"

Luca si alzò, aprì la porta di vetro della saletta e si diresse verso il cucinino.

Mi soffermai a osservare i dettagli della sala. Le pareti giallastre, imbrattate dal fumo, sembravano chiudersi su di me, mentre piccole ragnatele si intrecciavano negli angoli, tessendo una rete di oscuri presagi. L'inquietante dipinto di una donna russa, con lo sguardo freddo e penetrante, sembrava osservarmi con disprezzo.

Le parole della Shutz risuonavano nella mia mente come un eco lugubre, ma prima che potessi afferrare un senso dalla mia confusione, il ritorno di Luca interruppe i miei pensieri.

-"Ecco qua, avrai una gran sete." Disse porgendomi il bicchiere.

-"Grazie Luca, non immagini quanto." Risposi.

Dopo aver placato la mia sete, appoggiai delicatamente il bicchiere sul tavolo di legno color grigiastro, rimasi in silenzio, cercando di intravedere Luca con la coda dell'occhio, mi sentivo a disagio ripensando all'accaduto di ieri sera e alla situazione con lui.

-"Xila..." Disse Luca prima di essere interrotto

-"No Luca, non serve parlarne, mi dispiace per ieri sera e mi sento davvero a disagio a ripensarci, per quanto riguarda la sera che ho tentato di scappare con Bryan, ti capisco, infondo è il tuo lavoro e capisco il tuo punto di vista, mi dispiace per essermela presa con te".

-"Bene, sono felice che tu abbia capito." Ribatté Luca. "Sai che non lo faccio per divertimento ma per proteggervi, prima o poi uscirete da qui, potrete andare al bar, far serata, uscire a passeggiare, ma per il momento, dovreste badare alla vostra salute, tutto quello che viene dopo avrà modo di realizzarsi".

Feci un cenno a Luca e li sorrisi.

-"Per quanto riguarda ieri sera." Continuò lui. -"Devi promettermi che quando ti capiteranno questi momenti, verrai da noi a parlarne e insieme, troveremo una soluzione." Concluse Luca.

Room 43Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora