05. Per attaccare e difendere

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Taehyung non pensava che sarebbe riuscito a sopportare oltre la situazione. Dopo la lezione con il professor Kim, Jungkook aveva preso a infastidirlo come mai prima d'ora. Aveva sperato di esserselo tolto dai piedi quando a pranzo non l'aveva visto, solo per restare deluso a lezione di storia della magia, quando il biondo aveva atteso che l'insegnante entrasse in classe distraendo il mago per sedersi accanto a lui.

La cosa peggiore era che il posto scelto il primo giorno di lezione sarebbe rimasto lo stesso per tutto l'anno scolastico.

Jungkook era una vera distrazione, non faceva altro che richiamare la sua attenzione in ogni modo possibile, prima bisbigliando al suo fianco, poi con delle gomitate. Alla fine dell'ora, Taehyung non aveva capito nulla della Guerra di Secessione Avalonica.

«Ma come fa?» borbottò il moro tenendosi la testa tra le mani, mentre si incamminava fianco a fianco con Hoseok per dirigersi verso l'atrio esterno dell'istituto.

«Forse dovresti arrenderti e fare amicizia con lui. Non sembra una cattiva persona e... insomma, sta simpatico a tutti, potresti provare a vedere com'è» tentò il rosso, un po' impacciato.

«No e poi no. Hai capito, Hoseok? Non mi interessa a quanta gente piace. È un idiota. E poi io...»

Non terminò la frase. Che scusa aveva, ora? Jungkook non aveva provocato nessuna visione, Taehyung aveva dovuto scendere a patti con la realtà quando il cavaliere lo aveva punzecchiato più volte in classe.

Come alla prima lezione, il contatto con l'altro non gli aveva scaturito nessuna reazione degna di nota, se non si contavano l'irritazione e l'imbarazzo.

Scacciò il pensiero con un gesto della mano e si fermò quando raggiunsero l'esterno.

Fuori, in cortile, la professoressa Ho li aspettava con le braccia conserte davanti al seno prosperoso.

Nessuno avrebbe detto che la donna era una combattente, se non avesse prestato attenzione ai segni tipici della lotta sulla sua pelle: Jessica Ho aveva un viso ovale che faceva da cornice a un nasino all'insù, due labbra piene e degli occhi intriganti, quasi maliziosi, mentre osservava il gruppo di studenti che si allargava davanti a lei. I suoi capelli color miele ricoprivano le spalle e si inoltravano giù, oltre l'onda dei fianchi morbidi.

«Buon pomeriggio.»

La classe ricambiò il saluto e un sorriso apparve sul suo volto nella stessa rapidità con cui si dissolse.

«Ci siete tutti?» domandò la professoressa.
Taehyung si aspettava che facesse l'appello, che contasse le persone, ma niente. Al coro di «sì», la donna annuì e si voltò, dandogli le spalle. «Seguitemi, allora.»

Il gruppo s'incamminò lungo un sentiero che costeggiava l'ala ovest dell'edificio, e quando Jessica arrestò i suoi passi gli studenti si trovarono sul retro della scuola.

Il mago lanciò un'occhiata in direzione di Jungkook, assicurandosi che fosse a distanza di sicurezza, e poi si concentrò come il resto degli alunni su ciò che aveva davanti a sé, e fu sconcertato quando notò l'interminabile parete metallica su cui erano appese armi di tutti i tipi: spade, frecce, bastoni appuntiti e quant'altro. A proteggere l'arsenale, soltanto un velo semitrasparente che conferiva al muro una sfumatura azzurrastra.

La donna mormorò qualcosa sottovoce, e la barriera svanì, rivelando il colore classico del metallo, del legno e della pietra.

«Voglio che scegliate un'arma.»

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«Devi scegliere un'arma, Merlin» lo spronò la signora Ho, indicando l'arsenale davanti a loro.

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