Quando mi siedo vicino a Michael, migliaia di cose cominciano a frullarmi nel cervello. Comincio a pensare a quando avevo un padre presente che non abitasse dall'altra parte del mondo, a quando non avevo un fidanzato che mi picchiasse, e ora mi chiedo, ma che ho fatto di sbagliato per meritarmi tutto questo? La mia mente vaga e noto che Michael sta disegnando pigramente dei ghirigori sui margini dei fogli di quell'enorme quaderno blu che, notandolo solo ora è pieno di scritte, frasi, disegni, ma anche pentagrammi, appunti, testi di canzoni dei Green Day, che a quanto pare gli piacciono, e inconsapevolmente sorrido, un sorriso timido e quasi invisibile, perché quei ghirigori sono punte di capelli che si allungano fino a divenire una fronte alta che sfocia in un ritratto di una ragazza che mi somiglia molto. E così mentre il professore continua a spiegare cose di cui ora, non mi importa niente, continuo ad ammirare quel disegno così dettagliato e preciso che si staglia sul foglio a righe. A malincuore mi alzo dalla sedia quando la campanella suona, così rivolgo il viso a quel ragazzo dai capelli ormai neri, che immagino avrà tinti per la nostra rottura, se si può rompere qualcosa di mai costruito, ed esco malinconica dalla classe, sentendo nella mia testa un incessante lamento che recita "non fai mai la scelta giusta"
MICHAEL
Quando la piccola Kingstone si alza dalla sedia, ho un tuffo al cuore, i suoi occhi che ho potuto osservare solo per alcuni secondi celavano dubbi, e io non saprei neanche che dubbi possa avere, quando prendi una decisione non si torna indietro così in fretta. Io ho sempre avuto paura dei dubbi, delle incertezze, infatti ogni volta che c'è un tema in classe lo espongo direttamente in bella e appena l'ho concluso lo consegno all'insegnante, ho sempre fatto così, per paura di rimuginare di ripensare senza sosta rischiando poi di rovinare un tema che merita una almeno una B tramandandolo in un tema da D.Le lezioni del mattino passano velocemente, tra un disegno e l'altro che si tramutano tutti in quella piccola bimba che mi fa venire voglia di prenderla a schiaffi. L'unica cosa che ho capito di lei, da quando la osservavo da lontano fino ad adesso, è che ha paura di stare sola, ha sempre bisogno di avere qualcuno. Le rare volte in cui l'ho notata sola in cortile, stava fumando, e quindi possiamo dire che era in buona compagnia. Appena arrivo in mensa decido di non avere più fame, come pensavo di avere appena l'odore di patatine fritte e unte mi era giunto alle narici. Così compro una Coca-cola ed esco nel cortile posteriore dell'enorme edificio scolastico che mi piace chiamare prigione e mi dirigo nel piccolo giardino nascosto, poiché disseminati di piante alberi ed erbacce che impediscono la visuale dell'ingresso. L'odore forte della moltitudine di fiori mi colpisce come una folata d'aria fresca. Prendo il mio enorme quaderno blu e comincio a scrivere, scrivo i testi di canzoni stupide ma sensate, dialoghi di film e film mentali da oscar che mi passano per la testa. Dopo qualche minuto sento qualcuno che cerca di farsi largo tra le fronde imprecando in tutte le lingue che posso identificare, poco dopo scopro che il genio in questione è Luke, quando mi vede i suoi occhi si illuminano «ti ho cercato ovunque» sospira e si siede vicino a me sulla panca. Il suo sguardo è perso, pensieroso e non riesco neanche lontanamente ad immaginare quello che mi sta per dire. «Ashton mi ha minacciato.» sgrano gli occhi stupefatto, non credevo arrivasse a tanto. «cosa ti ha detto?» lui scuote la testa e gli occhi si bagnano talmente tanto che quello azzurro che sono le sue iridi diventano sfocate. «non te lo posso dire.» detto questo si alza e se ne va. Ma cosa? Faccio per alzarmi ma King è davanti all'entrata del giardino, mi fissa sconcertata. «perché Luke non mi parla?» scuoto la testa rassegnato, perché vorrei davvero saperlo. «ho un mezzo dubbio» lei mi fissa incoraggiandomi ad andare avanti, ma io non posso. «non posso dirtelo» e detto questo compio le stesse azioni di Luke, e ne vado.
KING
Quando torno da Calum, sono sconcertata. Perché quell'idiota di Michael non mi ha detto niente? «piccola?» mi volto verso il mio ragazzo. «si?» lui sospira. «non voglio più stare con te.»MICHAEL
«allora?»
Mi accendo una sigaretta. «ora è sola, Luke non le parla più, e so che sei stato tu bastardo. Ha solo Calum» lui sogghigna. «anche lui è fuori dai giochi, ora bisogna mettere in atto il piano.»
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Trasparent eyes || Michael Clifford
FanfictionOcchi trasparenti è qui a fissarmi da più di un ora. Non smette un secondo, se non per sbattere le palpebre. -King- -Mh?- -Alle 5 all'albero delle canne- -Ci sarò- So che se mi avvicino a lui ci sarà l'apocalisse. Ma mi sento un pezzo di metallo...