Lose Control (Alex)

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Non avrei voluto confessare tutto a Luke, ma ho pensato che fosse l'unico modo per interrompere quell'attrazione che ci coglie all'improvviso e non ci fa più ragionare.

Non volevo sentirmi così patetica e sfigata, volevo che lo pensasse solo lui.

Razionalizzare quanto accaduto tra di noi mi fa capire che sono solo una donna frustrata che si sente sola.

Da quanto tempo non mi sentivo davvero viva?

Essere madre mi ha trasformato giorno dopo giorno in una persona estranea a sé stessa. Il mio pensiero si è concentrato sulle mie figlie. Prima erano così piccole che solo io potevo occuparmi di loro, poi però, non ne sono più uscita. Non sono stata in grado di riprendermi.

Ero sempre io, ma non pensavo più a me. Le mie emozioni erano legate a quanto accadeva alle loro vite. Le mie energie rivolte alle loro sfide. I miei desideri erano solo un riflesso dei loro.

Le amo così tanto, che ho smesso si amare me stessa. Come succede nelle più grandi storie d'amore di tutti i tempi...

Il tempo trascorreva tra quel che ero diventata e quel che dovevano diventare loro.

Lavoravo.

Lavoravo e dormivo.

Quando sei madre non smetti mai.

Non avevo grandi aspettative sulla mia famiglia, la mia ambizione era stata tutta concentrata sulla mia carriera. Quando abbiamo scoperto che ero incinta, non ci siamo immaginati nulla, né tantomeno programmato alcunché. Se non avessimo avuto l'obbligo di scegliere un nome, avremmo atteso che arrivasse "naturalmente" anche quello.

Eravamo molto concentrati su noi stessi. Eravamo felici di costruire qualcosa insieme, emozionati all'idea di avere una famiglia tutta nostra e fiduciosi del nostro amore, e del fatto che ce l'avremmo fatta, anche senza nonni a proteggerci le spalle.

Per natura, però, la gravidanza l'ho sentita per lo più io e il puerperio mi ha legato in modo unico e indescrivibile alle mie due monelle.

Quando un neonato piange, la mamma sola può calmarlo. Quando un bambino è triste o si fa male, chiamerà sempre e solo la sua mamma. Quando si sentirà malato o stanco, cercherà le braccia della madre per accoccolarsi e abbandonarsi.

E giorno, dopo giorno; esigenze, bisogni o problemi; acquisti, incombenze, incontri. Il legame si solidifica e il tuo ruolo diventa di cemento, se non hai qualcuno con cui condividerlo.

Ho caricato tutto sulle spalle, senza neanche accorgermene, senza mai aver bisogno di lamentarmi. Ho capito quello che ci era successo dopo la prima settimana in cui Andrea è uscito di casa. Mi sono sentita sola i primi tempi, perché lui mi mancava e poi ho iniziato a realizzare che ero sola da moltissimo tempo.

Oggi mentre ripenso a queste cose, mi accorgo, che non solo ero da sola... mi ero anche persa dentro al mio ruolo di madre. Mi era rimasto solo il lavoro.

Non avevo amici, non avevo interessi, non avevo passioni. Anche scrivere non mi riusciva più tanto bene, e stavo realizzando il perché...

...Perché non ho emozioni mie...

«Stasera andiamo a berci una birra al pub?» chiedo a Stefania, che mi compare davanti agli occhi.

«Che ci fai qui sul muretto da sola? I tuoi stanno provando a regalarti un fratellino?!» mi domanda divertita.

«Oddio che schifo!» le do un pugno sul braccio, «stavo fumando una sigaretta e mi sono persa nei pensieri».

«Ti dovresti perdere tra le forti braccia di un bell'uomo, amica mia!» mi dice, prendendomi sottobraccio, come facevamo da ragazzine.

Quel giorno in piùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora