Ragazza Sola (Alex)

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Quando ho avuto la certezza che la mia famiglia si fosse irrimediabilmente rotta, ho fatto le valige e sono tornata a casa.

Novate è un paesino alle porte di Milano, con tanto verde, case basse e piste ciclabili che accarezzano i marciapiedi; tante caffetterie e troppi parrucchieri: poca, pochissima privacy.

Venti mila abitanti, che per la maggior parte si conoscono o sono imparentati. Nessuno lascia questo posto. O meglio, magari a vent'anni te ne vai ma, appena ti ritrovi in coppia con prospettive per il futuro, torni al nido.

Pensavo che non ci avrei mai più messo piede, neanche dopo averne avute due di bambine; invece, mi sono trasferita nella casa dei miei, e questo luogo è l'unico elemento di ricerca delle mie app. Ho già iscritto le bimbe alle rispettive scuole e mi sono perfettamente inserita nelle varie chat di gruppo: scuola, sport, mamme parchetto.

Peccato che non abbia ancora trovato il tempo di uscire una sera! E che io conosca tutti gli uomini della città.

Non faccio sesso da ventotto mesi, da quando ho scoperto il tradimento di mio marito. Sento che, se non mi riapproprio del mio corpo e della mia femminilità, finirò con il morire da sola.

Ma dove lo trovo un uomo?

Come?

Devo davvero iscrivermi a Tinder?

Sono stufa di chattare e basta con il mondo!

Ho trentasei anni, una valanga di capelli bianchi, una valigia di vestiti troppo grandi e una fottuta paura dello specchio.

L'acidità è alle stelle e frequentando solo le mie figlie ed i loro amichetti, mi sento come una bottiglia di quei liquidi colorati che stanno insieme, ma non si mischiano mai: Maleficent e Winnie de Pooh, e a breve sbrocco.

Sono tornata perché qui ho ancora qualcuno che si ricorda come ero, nutro la speranza che, stando vicino a loro e nei luoghi che mi sono appartenuti, possa ritrovare quella serenità che avevo da bambina. Voglio la quiete che tutti i residenti dicono di avere!

Sono scappata, appena mi sono fidanzata, perché quella stessa quiete mi stava soffocando. Andrea, il mio ex, ha quattro anni più di me e all'epoca viveva a Milano, in una zona ricca di locali, eventi, mostre, vita! Dopo un paio di anni, siamo partiti per Madrid, dove lui ha fatto un master ed io ho iniziato a lavorare come cameriera.

L'anno che avremmo dovuto trascorrere lì, diventò tutto il nostro futuro. Io coltivai la mia passione per la scrittura e mi iscrissi a dei corsi online. Durante uno stage, in una piccola casa editrice locale, realizzai il sogno della mia vita e neanche me ne resi conto.

Eravamo felici, lo siamo stati per molti anni. Poi, un giorno, ho scoperto che anche le favole più belle hanno una fine: giri una pagina, in un giorno qualunque, e scopri che una strega ti ha rubato il principe azzurro.

Abbiamo provato a ricostruire la nostra storia, ma gli equilibri erano sotto sopra e noi non ci riconoscevamo più negli attori che eravamo stati fino a quel giorno.

Non avevo mai un capello fuori posto e non ero mai stata dal parrucchiere. I vestiti stile Max Mara mi conferivano un'aria intellettuale, ma creativa. Pensavo di essere un'artista e credevo di meritarmi ogni briciolo di felicità che provavo.

Dal giorno in cui mi dissero che avevo talento e che avrebbero pubblicato le mie storie mi ritrovai in un sogno... Di fatti, dormivo come una principessa sotto effetto di benzodiazepine!

Vivevo le mie giornate inseguendo un'agenda fitta di impegni, guardando continuamente uno smartwatch che mi notificava ogni messaggio o interazione con i mei social. Correvo da sola ad appuntamenti e presentazioni, correvo con le mie figlie per non arrivare in ritardo a scuola e corsi vari. Chiacchieravo nelle dirette, nelle caffetterie, nei meeting.

Quel giorno in piùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora