La serata si era fatta ancora più afosa e correre verso casa era come nuotare dentro una zuppa calda. All'angolo del suo isolato, le due Fray furono fermate da un semaforo rosso e Clary iniziò a saltellare nervosamente da un piede all'altro mentre il traffico sfrecciava davanti in un vortice indistinto di fanali. La rossa cercò di chiamare ancora a casa, ma Jace aveva detto la verità: il suo telefono non era un telefono. O almeno non assomigliava a nessun telefono che Clary avesse mai visto. I pulsanti del sensore non avevano numeri, ma solo una manciata di quei simboli bizzarri, e non c'era lo schermo. Frustrata lanciò l'oggetto ad Alexa che lo prese per un pelo.
Correndo verso casa videro che le finestre del secondo piano erano accese, il che solitamente voleva dire che la loro madre era in casa. Ok, si disse Alexa. Va tutto bene. Ma il suo stomaco si strinse nel momento in cui fece il primo passo nell'ingresso. La lampadina si era bruciata e l'anticamera era al buio. Le ombre sembravano piene di movimenti segreti. Rabbrividì e fece per salire le scale con Clary.
-E voi dove pensate di andare?- disse una voce.
Le due si girarono di scatto. -Cosa...- Clary si interruppe. I suoi occhi si erano abituati alla semioscurità e riuscì a distinguere la forma di una grande poltrona che era stata trascinata di fronte alla porta chiusa dell'appartamento di Madame Dorothea. La vecchietta vi era poggiata sopra come un cuscino troppo imbottito. Nella penombra Clary riusciva a vedere solo il suo volto incipriato, il ventaglio di pizzo bianco che teneva in mano e il baratro sbadigliante della sua bocca quando iniziò a parlare. -Vostra madre- disse Dorothea -ha fatto un bel trambusto lassù. Cosa sta combinando? Sposta i mobili?-
-Non credo...-
-E la luce delle scale si è bruciata, lo hai notato?- Dorothea batté il ventaglio sul bracciolo della poltrona. -Tua madre non può chiamare il suo fidanzato per fargli cambiare la lampadina?-
-Luke non è...- iniziò Alexa.
-E il lucernario deve essere lavato. È lurido. Non c'è da stupirsi che sia buio pesto, qua dentro.-
Luke NON è il padrone di casa, avrebbe voluto dire Clary, ma non lo fece. Era tipico della sua anziana vicina. Se fosse riuscita a far venire Luke per cambiare la lampadina, gli avrebbe chiesto un centinaio di altre cose... di andare a farle la spesa, di stuccarle la doccia. Una volta gli aveva fatto fare a pezzi un vecchio divano con un'ascia in modo che potesse farlo uscire dall'appartamento senza togliere la porta dai cardini.
Alexa sospirò. -Glielo dirò.-
-Sarà meglio.- Dorothea chiuse il ventaglio di scatto, con un movimento velocissimo del polso.
La sensazione delle due Fray che ci fosse qualcosa che non andava peggiorò quando raggiunsero la porta di casa. Non era chiusa a chiave, era socchiusa, e disegnava un cuneo di luce sul pianerottolo. Sempre più in preda al panico, Alexa aprì la porta.
Dentro l'appartamento tutte le luci erano accese al massimo della potenza. Il bagliore le ferì gli occhi.
Le chiavi e la borsetta rosa della loro madre erano sulla piccola mensola di ferro battuto accanto alla porta, dove le lasciava sempre. -Mamma?- chiamò Alexa. -Mamma, siamo tornate.-
Nessuna risposta. -Mamma?- Entrarono in salotto. Entrambe le finestre erano aperte e c'erano metri di tende di garza bianca che si gonfiavano nella brezza come fantasmi irrequieti. Quando il vento calò e le tende si sgonfiarono, le ragazze videro che i cuscini erano stati strappati dal divano e sparsi per tutta la stanza. Alcuni erano stati sventrati e l'imbottitura di cotone era sparsa sul pavimento. Le librerie erano state ribaltate e il loro contenuto era finito dappertutto. Lo sgabello del pianoforte era rovesciato su un lato, spalancato come una ferita da cui sgorgavano gli adorati spartiti di Jocelyn.
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Shadowhunters - Città Rossa
FanfictionAlexa Fray ha sempre avuto quattro certezze nella sua vita: sua madre, sua sorella, il migliore amico di sua sorella, e i suoi amici. Chi sono i suoi amici? Dei fantasmi. Dei fantasmi del XIX e XX secolo decisamente strani ma ferocemente leali. Dopo...