Capitolo 1 - AL PANDEMONIUM

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-Stai scherzando vero?- disse il buttafuori incrociando le braccia davanti al petto massiccio. Guardò dall'alto in basso il ragazzo col giubbotto rosso e scosse la testa rasata. -Non puoi portare dentro quella roba-. La cinquantina di ragazzi in coda fuori dal Pandemonium Club si sporsero in avanti per origliare. L'attesa per entrare in quel locale era lunga, soprattutto il sabato, e in coda non succedeva quasi mai niente di interessante. I buttafuori erano tosti e calavano subito in picchiata su chiunque aveva l'aria di voler fare casini. La quindicenne Clary Fray, in coda con Simon, il suo migliore amico, e sua sorella Alexandra Fray, di diciassette anni, si chinò in avanti come tutti gli altri, sperando in una piccola distrazione. -Ehi, dai...- Il ragazzo sollevò l'oggetto del contendere sopra la testa. Sembrava un palo di legno con un'estremità appuntita. -Fa parte del mio costume.- Il buttafuori sollevò un sopracciglio -Che sarebbe?- Il ragazzo sorrise. Aveva un aspetto abbastanza normale pensò Clary, per essere al Pandemonium. Aveva i capelli blu elettrico che schizzavano su come i tentacoli di un polipo spaventato, ma niente strani tatuaggi sulla faccia né pezzi di ferro infilati nelle orecchie o nelle labbra. -Sono un cacciatore di vampiri.- Si appoggiò al palo, che si piegò come uno stelo d'erba. -È finto, di gomma, vedi?-

-Con una faccia così avrebbe dovuto travestirsi da Spike non da cacciatore.- mormorò Alexandra distrattamente per poi tornare a scribacchiare sul suo block notes nero. Clary non poteva non essere d'accordo con sua sorella e notò che gli occhioni del ragazzo erano di un verde troppo intenso: il colore dell'antigelo, o dell'erba a primavera. Lenti a contatto colorate, probabilmente.

Il buttafuori scrollò le spalle, improvvisamente annoiato. -Vabbé. Entra.-

Il ragazzo gli scivolò accanto, veloce come un'anguilla. A Clary piacque la forma delle sue spalle, il modo in cui scuoteva i capelli neri mentre camminava. C'era una parola che avrebbero usato sua madre e Alexa per descriverlo: disinvolto. -Ti piace, eh?- chiese Simon con un'aria rassegnata mentre Alexa, senza alzare lo sguardo dai suoi appunti, gli dava delle pacche rassicuranti sulla spalla. Clary gli tirò una gomitata nelle costole, ma non rispose.

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Il locale era pieno di fumo fatto con il ghiaccio secco. Le luci colorate si inseguivano sulla pista, trasformandola in un paese incantato di blu, verde acido, rosa shocking e oro. Il ragazzo col giubbotto rosso accarezzò la lunga lama affilata come un rasoio che teneva tra le mani, con un pigro sorriso che gli danzava sulle labbra. Era stato facile... Un po' di magia sulla lama, per farla sembrare inoffensiva. Un po' di magia anche sugli occhi, e nel momento in cui il buttafuori aveva incrociato il suo sguardo, non aveva potuto far altro che lasciarlo entrare. Probabilmente l'avrebbe superato anche senza tutta quella messinscena, ma faceva parte del divertimento... prendere in giro i mondani, fare tutto quanto di fronte a loro, senza nascondersi, scivolare davanti agli sguardi spenti dei loro volti da pecore. Non che gli umani non avessero una loro utilità. Gli occhi verdi del ragazzo passarono in rassegna la pista dove i mondani ballavano, e membra snelle, avvolte in brandelli di seta e di pelle nere, comparivano e scomparivano nelle mutevoli colonne di fumo. Le ragazze agitavano i lunghi capelli, i ragazzi dimenavano i fianchi avvolti nel cuoio e la pelle nuda scintillava di sudore. La vitalità sgorgava fuori da loro, ondate di energia che gli facevano girare la testa come se fosse ubriaco. Gli si arricciarono le labbra. Non sapevano quanto erano fortunati. Non sapevano cosa significava condurre una vita priva di slanci in un mondo morto, dove il sole arrancava in cielo come una brace ormai spenta. Le loro vite bruciavano come fiammelle di candele... ed erano altrettanto facili da spegnere.

La sua mano si strinse sulla spada e iniziò ad avviarsi verso la pista, quando una ragazza di staccò dalla massa delle persone che ballavano e si incamminò verso di lui. La fissò. Era bella, per essere un'umana, aveva una bellezza meno pura di quella di quell'altra ragazza che in coda fuori scriveva sul blocchetto, più matura... Capelli lunghi che sembravano inchiostro nero, occhi di carbone. Un abito bianco che toccava il pavimento, come quelli che le donne indossavano quando questo mondo era più giovane. Maniche di pizzo che le si allargavano attorno alle braccia sottili. Al collo una pesante catena d'argento cui era appesa una pietra rosso scuro, grossa come il pugno di un neonato. Gli bastò stringere un po' gli occhi per capire che era vera... vera e preziosa. Mentre gli si avvicinava, il ragazzo iniziò a sentire l'acquolina in bocca, L'energia vitale pulsava in quella ragazza come il sangue in una ferita aperta. Lei gli passò davanti, sorrise, lo invitò con lo sguardo. Lui si voltò per seguirla, sentendo già sulle labbra il sapore della sua morte. Era sempre facile. Riusciva già a sentire il potere di quella vita che evaporava scorrergli nelle vene come fuoco. Gli umani erano così stupidi. Avevano una cosa così preziosa e la trattavano in modo tanto superficiale. Gettavano via le loro vite per denaro, per bustine di polvere, per il sorriso affascinante di uno sconosciuto. La ragazza era uno spettro pallido che arretrava nel fumo colorato. Raggiunse la parete e si voltò. Raccolse la gonna con le mani e la sollevò sorridendogli. Sotto portava stivali alti fino alla coscia.

Shadowhunters - Città RossaWhere stories live. Discover now