Capitolo 10 - LA CITTÀ DI OSSA parte 2

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La stanza era color oro e bianca, con pareti alte che luccicavano come smalto e un soffitto distante, chiaro e scintillante come un diamante. Clary indossava un abito di velluto verde e aveva in mano un ventaglio dorato. I suoi capelli, stretti in un nodo da cui sfuggivano alcuni riccioli, le facevano sentire la testa stranamente pesante ogni volta che si voltava per guardarsi alle spalle.

‒Vedi qualcuno più interessante di me?‒ chiese Simon. Nel sogno era un ballerino straordinariamente bravo. La guidava attraverso la folla come se fosse una foglia portata dalla corrente di un fiume. Era tutto vestito di nero, come un Cacciatore, il che dava risalto ai suoi colori naturali: i capelli scuri, la pelle leggermente ambrata, i denti bianchi. Era bello, pensava Clary stupida.

‒Non c'è nessuno più interessante di te‒ disse. È solo questo posto. Non ho mai visto niente del genere.‒ Si voltò di nuovo, mentre passavano davanti a una fontana di champagne: era un enorme piatto d'argento, la cui parte centrale era occupata da una sirena con una giara che versava il vino frizzante lungo la sua schiena nuda. La gente si riempiva i bicchieri da quel piatto, ridendo e chiacchierando. La sirena voltò il capo al passaggio di Clary e sorrise, mettendo in mostra denti bianchi affilati come quelli di un vampiro.

‒Benvenuta nella Città di Vetro‒ disse una voce che non era quella di Simon. Clary scoprì che Simon era scomparso e ora stava danzando con Jace. Era vestito di bianco, la sua camicia era di cotone leggero e Clary poteva vedere i marchi neri attraverso la stoffa sottile. Aveva al collo una catenella di bronzo ei suoi capelli ei suoi occhi sembravano più dorati che mai. Clary pensò a quanto le sarebbe piaciuto dipingere un suo ritratto con la vernice dorata che si vedeva volte nelle icone russe.

‒Dov'è Simon?‒ chiese mentre facevano un altro giro attorno alla fontana di champagne. Clary vide Isabelle insieme ad Alec ed Alexa, tutti e tre vestiti di blu reale. Si tenevano per mano, i capelli nero corvino di tutti e tre che si muovevano con loro.

‒Questo è un posto per i vivi‒ disse Jace. Le sue mani erano fresche contro le sue e Clary era consapevole del loro tocco come non era mai stata con Simon.

Strinse gli occhi e chiese a Jace: ‒Cosa vuoi dire?‒

Lui le si avvicinò. Clary sentì le sue labbra contro le proprie orecchie. Non erano affatto fredde. ‒Svegliati, Clary‒ le sussurrò. ‒Svegliati. Svegliati.‒

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Clary balzò a vedere sul letto ansimando, i capelli incollati al collo dal sudore freddo. I suoi polsi erano stretti in una presa salda: cercò di liberarsi prima ancora di rendersi conto di chi la stessa tenendo. ‒Jace?‒

‒Sì.‒ Il ragazzo era seduto sul bordo del letto, con un'aria arruffata e semiaddormentata. Come era finita in quel letto?

‒Lasciami.‒

‒Scusa.‒ Le sue dita scivolarono via dal polso di lei. ‒Hai cercato di colpirmi quando ti ho chiamata.‒

‒Mi sa che sono un po' nervosa...‒ Clary si guardo attorno. Era in una piccola camera da letto con mobili di legno scuro, era la camera che le avevano dato due o tre giorni fa. Dalla qualità della luce fioca che entrava dalla finestra semichiusa immagino che fosse l'alba, o poco dopo. La sua borsa di stoffa era a terra vicino a una parete.

‒Come sono arrivata qui? Non ricordo...‒ 

‒Ti ho trovata addormentata sul pavimento del corridoio.‒ Jace sembrava divertito. ‒Hodge mi ha aiutato a metterti a letto.‒

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⏰ Last updated: 4 days ago ⏰

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