Capitolo 9 - IL CIRCOLO parte 2

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‒Tu vivi qui ?‒ Simon si immobilizzò a guardare la vecchia cattedrale con le sue finestre rotte e le porte sigillate col nastro giallo della polizia. ‒Ma è una chiesa.‒

Jace infilò la mano nel colletto della camicia e prese una chiave d'ottone appesantita a una catenella. Era il genere di chiave che si potrebbe usare per aprire un vecchio baule in soffitta. Clary lo guarda incuriosita: non aveva chiuso a chiave la porta quando avevano lasciato l'istituto, si era limitato a sbatterla ‒È utile abitare su terreni consacrati.‒

‒Lo immagino, ma, senza offesa, questo posto è un cesso‒ disse Simon guardando perplesso l'inferriata ricurva che circondava l'antico edificio e l'immondizia impilata accanto ai gradini.

Clary lasciò che la sua mente si rilassasse. Immaginò di prendere uno degli stracci imbevuti di trementina di sua madre e passarlo sulla vista che le si apriva davanti, pulendo via l'incantesimo come se fosse uno strato di vernice.

Ed eccola: la visione reale che brillava dietro quella fasulla come una luce attraverso un vetro scuro. Vide i pinnacoli svettanti della cattedrale, il bagliore spento delle finestre istoriate, la targa d'ottone fissata alla parete di pietra accanto al portone, il nome dell'Istituto inciso su di essa. Trattenne quella visione per un istante prima di lasciarla andare con un sospiro.

‒È un incantesimo, Simon‒ disse. ‒Questo posto non è davvero così.‒

‒Be', già che c'erano non potevano dargli un'aria più decente?‒

Jace infilò la chiave nella serratura guardando Simon da sopra una spalla. ‒Non credo che tu ti renda conto dell'onore che ti sto facendo‒ gli ricordo. ‒Sei il secondo mondo che mette piede dentro l'Istituto.‒ 

‒Probabilmente è la puzza a tenere gli altri a distanza.‒

‒Ignoralo‒ disse Clary a Jace mentre tirava una gomitata tra le costole a Simon. ‒Dice sempre quello che gli passa per la testa. Niente filtri.‒

‒I filtri vanno bene per le sigarette e per le macchinette del caffè‒ borbottò Simon mentre entravano. ‒Due cose che non mi dispiacerebbe avere in questo momento, tra l'altro.‒

Clary pensava a quanto avrebbe voluto una tazza di caffè mentre salivano una scala a chiocciola di pietra. Ogni gradino era ornato da un simbolo in bassorilievo. Clary stava iniziando a imparare a riconoscerne alcuni che le stuzzicavano la mente, così come a volte qualche parola straniera sentita di sfuggita le stuzzicava l'udito con l'idea che, concentrandosi, avrebbe potuto comprenderne il significato.

Raggiunsero l'ascensore e salirono in silenzio. Clary stava ancora pensando al caffè, alle enormi tazze di caffellatte che sua madre preparava la mattina. A volte Luke portava dei sacchetti di dolcetti che comprava alla panetteria Golden Carriage di Chinatown. Quando pensò a Luke, il suo stomaco si strinse in un nodo e il suo appetito svanì all'improvviso.

L'ascensore si fermò con un sibilo e si ritrovarono nell'anticamera con le pareti a pannelli di legno che Clary ricordava. Jace si scrollò il giubbotto di dosso, e lo gettò sullo schienale di una sedia. Qualche secondo dopo comparve furtivo Church, gli occhi gialli che scintillavano come torce nell'aria polverosa. ‒Chiesa‒ salutò Jace inginocchiandosi ad accarezzare la testa grigia del gatto. ‒Dov'è Hodge, Church?‒ Church inarcò la schiena e miagolò. Jace arricciò il naso, cosa che in altre circostanze Clary avrebbe potuto trovare carina. ‒È in biblioteca?‒ Si alzò in piedi e Chiesa si diede una scrollata, trotterellò un po' lungo il corridoio e si lasciò alle spalle. Jace segue il gatto come se fosse la cosa più naturale del mondo, indicando con un cenno del. la mano a Clary e Simon di seguirlo.

‒Non mi piacciono i gatti‒ dichiarò Simon con le spalle che sbattevano contro quelle di Clary mentre avanzavano nell'angusto corridoio.

‒Conoscendo Church‒ disse Jace ‒è improbabile anche che tu piaccia a lui.‒

Shadowhunters - Città RossaWhere stories live. Discover now