Capitolo 2 - SEGRETI E BUGIE

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Il principe oscuro era seduto in sella al suo destriero nero, il mantello di zibellino che gli ricadeva dietro le spalle. Un cerchietto d'oro gli cingeva i riccioli biondi, il suo volto bellissimo era reso gelido dalla furia della battaglia e... –E il suo braccio sembrava una melanzana– borbottò Clary esasperata. Non era proprio in vena di disegnare. Con un sospiro strappò un altro foglio dal suo blocco, lo appallottolò e lo lanciò contro la parete arancione della sua stanza. Il pavimento era già cosparso di palle di carta, segno che il suo talento creativo non stava dando certo il meglio di sé. Clary desiderò per la milionesima volta di essere un po' più simile a sua madre e a sua sorella. Tutto ciò che Jocelyn e Alexandra Fray disegnavano, dipingevano o schizzavano era bello e, almeno in apparenza, non gli costava il minimo sforzo. Clary si levò le cuffie dalle orecchie interrompendo a metà Stepping Razor e si massaggiò le tempie doloranti. Fu solo a quel punto che si accorse del suono deciso e penetrante del telefono che echeggiava nell'appartamento. Gettò il blocco da disegno sul letto, saltò in piedi e corse in salotto, dove il telefono rosso in stile retrò era posto su un tavolino accanto alla porta d'ingresso. –Parlo con Clarissa Fray?– La voce dall'altra parte del telefono aveva qualcosa di familiare, anche se non riuscì a identificarla subito.

Clary si rigirò nervosamente il filo del telefono tra le dita. –Sì?– –Ciao, sono uno dei tagliagole col coltello che hai incontrato ieri sera al Pandemonium, con tua sorella, hai presente? Ecco, temo di avervi fatto una brutta impressione e speravo che voi voleste darmi una possibilità di rimediare...– –SIMON!– sbottò Clary allontanando il ricevitore dall'orecchio mentre il suo amico scoppiava in una fragorosa risata. –Non è affatto divertente!–

–Cavoli se è divertente! È solo che tu sei una musona.–

–Cretino.– Clary sospirò e si appoggiò al muro. –Non rideresti se fossi stato qui questa notte quando siamo tornate a casa.–

–Perché no?–

–Nostra mamma. Non era troppo contenta che abbiamo fatto così tardi, ieri. Ha sclerato. C'è stato un bel casino. Per fortuna Alexa l'ha calmata in qualche modo.–

–Ma mica era colpa nostra se c'era traffico!– protestò Simon. Era il minore di tre fratelli e aveva un senso dell'ingiustizia familiare decisamente sviluppato.

–Sì, be', lei non la vede così. L'abbiamo delusa, l'abbiamo fatta arrabbiare, l'abbiamo fatta preoccupare, bla bla bla, siamo il flagello della sua esistenza.– disse Clary ripetendo le parole esatte di sua madre con un pizzico di senso di colpa.

–Quindi siete in castigo?– chiese Simon a volume un po' troppo alto. Clary sentiva il rombo sommesso delle voci dietro di lui: persone che parlavano una sopra l'altra.

–Ancora non lo sappiamo... Anche se ad Alexa non importa davvero, si è rinchiusa in camera a scrivere e disegnare.– disse lei. –Nostra madre è uscita questa mattina con Luke e non sono ancora tornati. Ma tu dove sei? Da Eric?–

–Sì. Abbiamo appena finito le prove.– Un piatto risuonò dietro Simon. Clary fece una smorfia. –Eric farà un reading di poesie al Java Jones questa sera– proseguì Simon facendo riferimento a un locale vicino a casa di Clary dove talvolta suonavano dal vivo, la sera. –Noi del gruppo andiamo tutti a fare il tifo per lui. Volete venire?–

–Sì, dai.– Clary fece una pausa, strattonando nervosamente il filo del telefono. –Sì, aspetta, no.–

–Vi dispiace stare un po' zitti, ragazzi?– urlò Simon tenendo il telefono lontano dalla bocca. Un secondo dopo tornò a rivolgersi a Clary. Aveva un tono di voce preoccupato. –Era un sì o un no?–

Shadowhunters - Città RossaWhere stories live. Discover now