Capitolo 7

676 89 45
                                    

L'auto di Andy era qualcosa di minuscolo e completamente nero, mi chiesi come avremmo fatto a entrarci tutti e cinque. Frank si sedette accanto a Andy, che era alla guida; mentre io venni scaraventato addosso allo sportello posteriore da Vic e Bob, trovandomi tra il primo e il finestrino.
Presi il cellulare dalla tasca per vedere l'ora, erano le dieci passate.
Salutai definitivamente il coprifuoco sospirando. Mi avrebbero sospeso, o peggio espulso, o ancora peggio torturato e ucciso.
"Ehi Gerard" mi chiamò Bob? sporgendosi sopra Vic, "perchè sei rimasto in fondo al bar prima?"
"Giá, dovevi venire sotto il palco, così Frank si sarebbe eccitato e avrebbe cantato ancora meglio" disse Vic dandomi una poderosa gomitata nelle costole.
"Sta zitto Fuentes" gli urlò Frank rosso in volto, spuntando dal sedile anteriore.
Decisi che lo avrei aggiunto nella mia lista di persone a cui tirare una scarpa, si era guadagnato il secondo posto subito dopo Biersack.
Il ragazzo col cappello rise, scompigliandomi i capelli con la mano, lo avrei ucciso quel piccolo messicano.
Non fraintendetemi, non ho nulla contro i messicani, anzi li trovo persone molto simpatiche e disponibili; l'unica cosa che non capisco è perchè devono rendere piccante ogni cosa commestibile. Lo chiesi a Vic approfittando dell'occasione. Lui ci pensò un po' su e per un momento pensai che avrei finalmente avuto una risposta a quella domanda che non mi faceva dormire la notte, sto scherzando ovviamente.
"La carta non è piccante."
Lo guardai a bocca aperta, cercando di capire il significato delle sue parole.
"La carta non è commestibile" disse Bob passandosi una mano tra i capelli biondi.
"Certo che lo è!"
"Non lo è Fuentes" disse Andy guardandoci con gli occhi dallo specchietto retrovisore.
"Non avete mai mangiato la carta" chiese Vic, spostando il suo sguardo da me a Frank, che era spuntato poco prima e che adesso era tornato a guardare davanti a se; a Bob, che si era voltato verso il finestrino per estranearsi dalla conversazione. Vic posò il suo sgardo nuovamente su di me, incitandomi a rispondere.
"S-si una volta da piccolo."
"Anche io l'ho fatto e non era piccante, quindi non tutte le cose commestibili sono piccanti in Messico."
"La carta non è commestibile."
"Si che lo è! Anche tu l'hai mangiata!"
"Si ma fa male se ne mangi tanta!"
"Ma non vuol dire che se una cosa fa male non è commestibile."
"E invece si!"
"Ti dico di no."
"Mangeresti del veleno?"
"Certo che no! Muori se mangi il veleno."
"Quindi è commestibile?"
"No."
"E allora neanche la carta!"
Ero sul punto di prenderlo a pugni, la conversazione stava finendo sul ridicolo, anzi ci era giá finita.
"La carta non ti uccide se la mangi, il veleno si. Quindi di conseguenza il veleno non è commestibile, mentre la carta lo è" disse con soddisfazione.
Sospirai, non avrebbe mai capito, era meglio dargli ragione e stare zitti. Mi promisi di non parlare più, mai più, con Vic.
"Siamo arrivati" annunciò Andy parcheggiando davanti al vialetto d'ingresso di una casa piccola.
Quando dico piccola, intendo veramente piccola. Era piccola e girgia, ecco. In ogni caso il giardino era enorme, faceva sembrare la casa una piccola isoletta di un chilometro per due, in mezzo all'Oceano Pacifico. Ma era un giardino veramente bello, pieno di quelle strane statue fatte di erba, o di foglie non ho mai capito, tipo quelle che c'erano nel giardino di Edward Mani di forbice.
Le opzioni erano tre: o i genitori di Bob erano due fanatici dei fanatici del giardinaggio e avevano ingaggiato giardinieri professionisti per far somigliare il loro giardino a quello dell'Eden, o la madre di Boba aveva sposato Edward Mani di forbice in persona, o i genitori di Bob erano giardinieri. La seconda opzione, anche se era la mia preferita, non sarebbe stata possibile, mi sarebbe piaciuto conoscere il signor Edward. Così rimanevano solo la prima e la terza, probabilmente non lo avrei mai scoperto se non chiedendolo a Bob, ma non mi andava di chiederglielo e quindi non lo avrei mai saputo.
"Se te lo stai chiedendo, mio padre è giardiniere" mi sussurrò Bob in un orecchio. Rabbrividì, mi aveva letto nel pensiero e il che era piuttosto inquietante. Prima di allontanarsi ed andare ad aprire la porta di casa sua, mi disse: "Non sono affatto inquietante."
Rabbrividì di nuovo e mi avvicinai agli altri, riuniti attorno a Bob che armeggiava con la serratura di casa sua.
C'era un silenzio quasi surreale attorno alla casa, tutte le luci erano spente il che significava che i signori Bryar non erano in casa. C'era più silenzio in quel momento, che in un cimitero e io odiavo il silenzio, era probabilmente la cosa che mi spaventava di più.
"Senti il silenzio Gee?"
Mi sussurrò Frank, apparendo al mio fianco.
"Non è corretto" dissi.
"Cosa non è corretto?"
Non feci in tempo ad aprire la bocca, che Bob aprì la porta e un boato squarciò il silenzio.
"SORPRESA!!!"
I ragazzi entrarono ridendo e urlando, uno dopo l'altro, io entrai per ultimo e sarei uscito per primo, se solo quel maledetto Fuentes non avesse chiuso la porta alle mie spalle.
Non era possibile che in quella casa così piccola e grigia ci fossero così tante persone. Qualcuno aveva acceso uno stereo, o qualcosa si simile e le pareti iniziarono a vibrare al ritmo di una canzone della band di Frank. Ogni persona rinchiusa in quel piccolo spazio ballava, o meglio, saltellava su e giù con un bicchiere di plastica in mano. Io mi appoggiai contro una parete, accanto a una fotografia che ritraeva un Bob di circa dieci anni che abbracciava un gatto grigio. Mi guardai intorno alla ricerca del gatto, magari lo stavano calpestando ed era in pericolo. La mia visuale venne oscurata da una chioma di capelli biondi. Una ragazza, poco più alta di me, aveva iniziato a ballarmi davanti, completamente presa nell contemplazione del mio corpo. Continuava a passarmi le mani sul petto e, mi addolora dirlo, su una parte piuttosto sensibile delle mie gambe. Aveva un decoltè abbondante e continuava a farmelo danzare davanti agli occhi, se cercavo di distogliere lo sguardo mi spostava la faccia costringendomi a guardare. Pensai che se al posto mio ci fosse stato un altro ragazzo, adesso starebbe palpando la ragazza con molta intenzione, ma come saprete io sono stramaledettamente gay e il suo corpo non mi eccitava per niente. La ragazza aveva iniziato a baciarmi il collo, lasciandomi le impronte delle sue labbra rosse. Non crediate che non abbia provato a divincolarmi, solo che lei sembrava essere infinitamente più forte di me.
Per un momento credetti che mi avrebbe stuprato prendendosi la mia verginitá sul muro della piccola casa grigia di Bob Bryar, proprio mentre il proprietario undicenne ci guardava dalla fotografia stringendo un gatto piuttosto obeso.
Una mano spinse con forza la ragazza lontano da me e, trascinandomi per un braccio, mi portò fuori da quella casa.
"Stai bene Way?"
Mi chiese la voce di Vic con tono divertito.
"Lo trovi divertente?"
"Sinceramente si" ammise sorridendo.
Se non mi avesse salvato dalla stupratrice in calore, probabilmente sarebbe salito al primo posto della mia famosa lista delle scarpe. Ma, come ho giá detto, aveva appena salvato la mia verginitá.
"Sbaglio o voi avete un coprifuoco?"
Annuì tristemente, pensando a tutte le torture che mi avrebbe riservato il professor Quinn quando avrebbe scoperto che avevo violato il coprifuoco. Era un tipo simoatico certo, ma violare il coprifuoco era la cosa che più odiava di un alunno. Mi avrebbe bocciato in matematica.
"Quinn mi ucciderá" dissi nascondendo la testa tra le ginocchia, ci eravamo seduti sui gradini della casa.
"Chi ti ucciderá?"
"Kellin Quinn, il mio professore di matematica."
Vic scoppiò a ridere. Non capivo cosa ci fosse di così divertente in quello che avevo appena detto, certo anche io trovavo il nome Kellin Quinn ridicolo, ma certo non mi mettevo a ridere a quel modo.
"Si può sapere perchè stai ridendo?"
"Kellin Quinn non farebbe male a una mosca, figuariamoci ad un essere umano" disse asciugandosi una lacrima.
"E tu come fai a saperlo?"
"Perchè Kellin Quinn è il mio ragazzo."

Il suono del silenzio (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora