Caro diario,
So che è da un bel po' di tempo che non ti scrivo, ma ho avuto dei piccoli imprevisti negli ultimi tempi con cui sono stato talmente indaffarato da non riuscire neanche a prenderti in mano.
Ma dopotutto non è detto che sia un male: più tempo passa, più cose ho da raccontarti. E queste cose sono tante, oh, se sono tante.
Il principale avvenimento è stato... come dire... un qualcosa di assolutamente improvviso.
Ho ucciso un uomo.
Lo so, lo so. Ti starai un po' preoccupando per questa mia affermazione, oppure starai pensando che il mio sia uno scherzo di pessimo gusto; ma lo sai bene, diario, che io non sono mai stato capace di scherzare.
Ho ucciso un uomo; ma la vera domanda è: "E con questo?", la gente muore ogni giorno e uno in più non fa la differenza, no, non la fa.
Sono consapevole del fatto che il mio gesto non sia proprio ben accetto dalla società odierna, e poi come diceva sempre la mia mamma: "I delinquenti come te dovrebbero essere presi a cinghiate!"; quindi, appena tornato a casa, mi sono preso a cinghiate da solo, perché era la mia mamma a dirmi di farlo.
Ma sicuramente vorrai sapere della vittima, che sciocco che sono!
Si chiamava Alexander Devine, era un mio studente alla facoltà; un giovane brillante di pensiero, se soltanto non avesse avuto quel piccolo vizio di farsi di stupefacenti tra una lezione e l'altra.
Non so perché io abbia scelto lui come prima vittima, a dir la verità non so nemmeno perché io abbia provato l'impulso irrefrenabile di uccidere, ma fatto sta che Adam Devine è stato ucciso, fatto a pezzi e buttato nella discarica di un'altra regione; non penso che lo ritroveranno tanto presto.
Oh, Diario, se potessi provare la stessa sensazione che ho provato io nel tagliare la carne fetta dopo fetta, allora persino tu non ti saresti fermato.
Sono un assassino.
Ma qual è la cosa più strana?
Il fatto che abbia commesso questo peccato, o il fatto che abbia ancora voglia di uccidere?
Il fatto che abbia voglia di seguire le orme di molti altri venuti prima di me?
Il fatto che voglia dimostrare al mondo che non sono un fallito che non ha coraggio?
Io te lo mostrerò, Diario, fin dove riuscirò a spingermi.
E chissà, forse Dio o chiunque ci sia lassù, mi accetterà comunque come persona e non terrà conto di quello che ho fatto e che farò.
Mi sento invincibile.
Come mai prima d'ora.
Ti aggiornerò per la mia prossima vittima, Diario.
Spero che nel mentre tu non ti annoia.
P.S. Mi sono scordato di menzionarti una cosa particolare risalente a prima dell'omicidio: qualche mese fa ti ho scritto riguardo al fatto che sentissi alcune voci nella testa, voci che comunque non mi davano così tanto fastidio da farmi pensare di andare da qualche psicologo; beh, prima che mi venisse in mente l'impulso dell'omicidio, una di queste voci si era fatta più forte, e aveva urlato di uccidere. Ma questa voce sembrava proprio che provenisse fuori dalla mia testa.
Come se fosse stata di un'altra persona.
Dovrò più ricerche al riguardo.
3 aprile, 1990.
STAI LEGGENDO
Il mio nome è Nessuno
Gizem / GerilimSe scruterai nell'abisso, anche l'abisso scruterà in te.