Seconda Serata

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Martedì, 22:20

Sapeva già dove mettere le mani Simone. Come la prima volta era seduto sul suo sgabello al lato del palco, con Monica che intratteneva un discorso con il capo sala del pub e la sua gamba tremolante che non aveva intenzione di fermarsi.

Nonostante fosse la seconda volta e un minimo di calma ormai avrebbe dovuto averla, non riusciva a smettere di agitarsi.

Alla fine l'ultima volta aveva riscontrato un grande amore dal pubblico, che si era dimostrato caloroso nei suoi confronti e pronti ad accoglierlo di nuovo.

E fu in quel momento, a pochi minuti dalla sua presentazione sul palco, che gli venne in mente una grandiosa idea per riuscire a tranquillizzarsi.

«Monica, mi vai a prendere un bicchiere d'acqua?»

Che Simone non avesse sete, Monica non doveva per forza saperlo. Mentre annuiva e subito dopo spariva dietro la tenda per soddisfare il bisogno del suo amico.

In verità era soltanto uno lo scopo del cantante; rivedere il bellissimo cameriere dagli occhi vispi e i ricci castani.

Colui che pur non volendo mai ammettere a sé stesso, aveva risvegliato in Simone la passione della scrittura.

Ma un conto era scarabocchiare qualche parola sul suo quadernino, un altro era rivelare alle sua amiche che le parole di quella quasi canzone erano rivolte ad una persona di cui non sapeva nulla, neanche il nome.

Uno sconosciuto.

La tenda si mosse, Simone trattenne il respiro mentre gli si parò davanti un ragazzo che non aveva mai visto.

«Toh» si concesse di guardarlo e di ringraziarlo con un cenno.

Quello non era il suo cameriere.

E senza aggiungere altro lo vide allontanarsi senza la preoccupazione di riprendersi il bicchiere di vetro.

Lo stesso cameriere che si stava dirigendo verso Manuel in attesa dell'annuncio.

«Oh, indovina a chi ho portato l'acqua?» sorrise beffardo Matteo, poggiando il braccio sulla spalla dell'amico.

Questo lo guardò sbigottito, allontanandosi di botto. «E che cazzo ma nun me potevi chiama' a me?»

«Stavi parlando co la cozza» scosse la testa. «Te l'ho detto che te lo devi scolla', altrimenti guarda che occasioni te perdi»

Manuel gli lanciò un'occhiataccia senza accorgersi dell'applauso in sala per l'arrivo di Simone sul palco.

Non parlava mai lui. Ringraziava con cenni e parole bisbigliate apposta senza il microfono vicino alle labbra.

Neanche il tempo di sentire le prime note che fu immediatamente richiamato a servire ai tavoli; perché la gente non si godeva la musica invece di bere? O forse proprio perché avevano davanti una divinità simile dovevano bere, Manuel avrebbe fatto la stessa cosa se solo avesse potuto.

Si sistemò la chitarra sulla cosce, ricoperte da quell'elegantissimo pantalone nero.

«Did I drive you away?
I know what you'll say.. You say,
"Oh, sing one we know"»

Manuel sorrise, cullandosi nella voce di Simone proprio come aveva fatto la prima sera e come sperava un giorno di poter fare per sempre.

«But I promise you this
I'll always look out for you
Yeah, that's what I'll do»

«I say, "Ohh"»

«I say, "Ohh"»

La sala era in religioso silenzio, neanche i camerieri tra passi e scontri di bicchierini osavano interrompere quel filo di magia che collegava il cuore di Simone a quello degli spettatori.

«My heart is yours
It's you that I hold on to
Yeah, that's what I do»

«And I know, I was wrong
But I won't let you down
Oh, yeah, yeah, yeah, I will, yes, I will»

Di nuovo acuti puliti e mai urlati dalla gola di Simone che facevano rabbrividire di emozioni vere il pubblico, Manuel compreso.

«È bravo» constatò Matteo, sotto il cenno di assenso di Manuel. «Perché nun glielo dici?»

«Matte e n'altra volta, guarda che volendo posso andare dietro le quinte e rimorchiarmelo lo sai?» disse sicuro di sé, pur sapendo che il suo inglese faceva ribrezzo.

«Ah sì? E vediamo, quanto te la rischi de urlargli qualcosa da qua soltanto per farti notare, mh?»

«Davvero sto gioco? Vuoi esse umiliato» la situazione si fece d'un tratto seria, entrambi posarono i vassoi vuoti sul bancone al contempo con le ultime note della canzone.

«Da uno a cinque, quello che glie urli lo puoi decidere tu» sghignazzò Matteo.

Manuel annuí, un po' nervoso perché cinque numeri erano davvero pochi.

Poi il conto alla rovescia e la sua rovina.

«Tre!»
«Tre-»

Matteo batté le mani insieme alla sala, scoppiata in un boato di applausi, anche se lui stava festeggiando per altro.

«Daje, Manuel Ferro nun ha paura de niente» lo sfidò con lo sguardo, approfittando della sala che si rimetteva apposto e il silenzio che avvolse quel luogo.

Fino al momento in cui tutto cambiò.

«TI AMO» urlò poi, con le mani vicino alle labbra per fare in modo che quel suono fosse udibile il più possibile da tutti e soprattutto dal cantante che alzò immediatamente lo sguardo.

Assieme a lui tutti i presenti posarono lo sguardo sulla figura di Manuel che invano cercava di farsi piccolo piccolo accanto a Matteo, scontrandosi con la sua spalla in una situazione di imbarazzo assoluta.

Trattenne un sorriso Simone, mentre qualcun altro in sala colse l'occasione per accordarsi a quest'ultima affermazione e si unirono all'ennesimo applauso.

Le guance del cantante si fecero sempre più rosse, dopotutto Manuel ne fu soddisfatto.

E lusingato Simone si sedette nuovamente con la sua chitarra tra le mani, ottenendo un dispiacere enorme dal pubblico che non ci fosse alcun piano per la canzone a seguire.

«And be my mistake..» alzò gli occhi sulla platea, su un paio di occhi in particolare.

«And turn out the light..
She bought me those jeans
The ones you like»

«I don't wanna hug»

«I just wanna sleep
The smell of your hair
Reminds me of her feet» sospirò le ultime parole, pizzicando le corde dello strumento con le dita.

«So don't wait outside my hotel room
Just wait 'til I give you a sign
'Cause I get lonesome sometimes»

«Save all the jokes you're gonna make
While I see how much drink I can take
Then be my mistake»

Il colpo dritto in petto che Manuel sentì fu tragico. Se ne sentiva in colpa, come se non avesse diritto di sentire quelle parole per lui perché era ovvio non fosse così.

Ma Simone non desisteva e continuava a guardarlo, senza concentrarsi su nient'altro che non fosse il suo viso speranzoso e un po' imbarazzato.

Abbassò lo sguardo di colpo Manuel, interrompendo quel momento ma pentendosene immediatamente.

«Save all the jokes you're gonna make
While I see how much drink I can take..

Then be my mistake»

Quelle parole le rapì la tensione assordante in quella sala, Manuel non fece in tempo ad acchiapparle che Simone era già sul punto di salutare tutti e uscire.

Matteo guardò Manuel, con un cenno gli fece segno di seguirlo velocemente per raggiungerlo e spiccicare qualche parola.

Il maggiore scosse la testa, sbuffando animatamente e ignorando la voce di Alberto che lo chiamava al suo tavolo con la scusa di un'ordinazione.

Simone temeva di aver esagerato e con tutti telefoni puntati sulla sua faccia aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere sui social.

Eppure per lui era soltanto l'inizio.

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