Quinta serata

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La gamba si muoveva frenetica e il sorriso non abbandonava mai il suo viso. Pur non sapendo neanche se i piani prefissati per quella serata sarebbero andati a buon fine, Simone si aggrappò alla speranza.

A mani vuote raggiunse il camerino, dove era già tutto allestito e doveva aspettare solo il via libera dell'addetto al palco che avrebbe regolarizzato luci e audio.

«Monica te ne devi andare» disse chiaramente all'amica, appena questa varcò la soglia per appuntare gli ultimi dettagli.

«Ti voglio bene anche io?» domandò sbigottita. «Ma che c'hai?»

Non credeva che quell'agitazione fosse per il suo primo pezzo in uscita. Almeno in parte, aveva visto l'amico molto sicuro di sé durante le prove e il viaggio.

Dunque non capiva.

«Devo- il cameriere. Devo vederlo» sorrise, già consapevole dello sguardo sorpreso e quasi offeso di Monica per essere rimasta all'oscuro.

«Va bene tolgo il disturbo ma poi voglio sapere tutto, me lo devi»

Manuel dall'altra parte del locale aspettava soltanto di vedere il backstage liberarsi da chiunque che non fosse il cantante.

Adocchiata la ragazza abbandonare quello spazio infatti, fece uno scatto in avanti, ignorando gli occhi interrogativi di Matteo e fortunatamente il paio che non lo stavano guardando del caposala.

«Ricorda che deve iniziare tra poco, qualunque cosa facciate o vi diciate, in tempo per l'esibizione grazie» lo ammonì Monica quando se lo ritrovò sul suo sentiero.

«Non prometto nulla ma ci provo»

Aveva un po' lo stomaco in subbuglio Manuel. Doveva essere capace di dimostrarsi sfacciato non solo tramite uno schermo, che di certo non era la prima volta. Per cui non trovava motivo di tanta agitazione in quel momento.

Spostò di poco la tenda, sbirciando il cantante seduto con la schiena contro il muro su uno sgabello e uno spartito di fianco. Muoveva le labbra senza emettere alcun suono, e Manuel sorrise.

«Stai provando il pezzo?» domandò, avanzando nella stanza con la bocca schiusa e le mani lungo i fianchi che non sapeva altrimenti dove mettere.

«S-sì io-»

«Se vuoi me ne vado eh, te lascio prova'»

La battuta Simone la colse al volo, scuotendo la testa con un sorriso.

Indicò poi l'altro sgabello di fianco, e appena Manuel si mosse per prendere posto il piede di Simone lo spostò in avanti per tirarselo più vicino, ad un palmo dal suo viso.

«Hai ripassato?» alludeva all'inglese che per quanto sufficiente Manuel non riusciva ancora bene a capire totalmente.

«Pensavo me potessi fa na lezione privata te, dopo che hai finito de canta'» appoggiò le mani sul sedile, tirandosi indietro con il sedere.

«Se capisci almeno metà canzone va bene, non posso perdere tempo»

«Ah già, la star..» alzò gli occhi al cielo. «Che ha comunque trovato del tempo per rispondermi, me dovrei sentì fortunato?»

Simone abbassò la testa nascondendo malamente un sorriso.

«Ti senti fortunato?» puntò gli occhi nei suoi, e Manuel parve accorgersi in quel momento di quanto fossero enormi.

«Un po' sì» lo squadrò senza malizia, con il fiato sospeso. «Un po' tanto»

Si compiacque di vedere il volto del ragazzo farsi di un rosso acceso, tanto che sorrise.

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