Quarta Serata

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Si odiava terribilmente Simone. Perché non era riuscito a spiccicare parola con le persone venute apposta per lui mentre varcava la soglia del locale.

Aveva la gola secca, il cuore che batteva forte e per una volta non era motivo di ansia da prestazione ma bensì un malessere dato dai ricordi strazianti che ormai quel luogo aveva segnato.

Si era portato da casa una bottiglietta d'acqua che in macchina aveva osservato con tristezza sentendosi improvvisamente stupido.

Non aveva neanche voglia di cantare, ed era strano per lui perché di solito la musica riusciva sempre a sollevargli l'umore. Ma quel momento di illusione lo aveva tormentato fin troppo nelle ultime ore, sentendosi di nuovo invisibile e osando, pure un tantino brutto.

«Sei pronto?» Monica si abbassò sulle ginocchia, accarezzandogli le gambe cercando di sforzargli un sorriso che non arrivò purtroppo.

«Sì sono pronto» annuí distrattamente, sorseggiando dalla sua bottiglietta solo per lo scopo di bagnarsi le labbra.

In sala intanto le persone prendevano posto, Manuel si guardava intorno alla ricerca di Alberto che ancora non si era fatto vivo e onestamente dubitava anche di poterci avere un confronto.

Aveva notato occhiate rivolte alla sua figura, persone che bisbigliavano è lui, il cameriere, ma aveva cercato di ignorarli per non suscitare alcuna reazione.

«Non me dì che stai aspettando la cozza» lo affiancò Matteo, legandosi il suo grembiule nero in vita.

«Di certo non per quello che pensi tu» sbuffò, già volendo porre fine a quella serata che non prometteva nulla di buono.

Senza preavviso e soprattutto senza l'arrivo del ragazzo, Simone prese posto sul palco con passo lento e faccia sciupata.

Sorrise debolmente all'applauso, sedendosi sullo sgabello del pianoforte e come al solito scrocchiando le sue dita con agitazione.

«Cantate insieme a me se la sapete» mormorò con le labbra vicinissime al microfono, facendo tremare il petto di Manuel.

Quest'ultimo si appoggiò al bancone, occultandosi dagli occhi del capo sala per riuscire ad assistere a quella performance.

«Friends break up, friends get married
Strangers get born, strangers get buried
Trends change, rumors fly through new skies
But I'm right where you left me»

«Matches burn after the other
Pages turn and stick to each other
Wages earned and lessons learned
But I, I'm right where you left me»

«Help, I'm still at the restaurant
Still sitting in a corner I haunt
Cross-legged in the dim light
They say, "What a sad sight"»

«I, I swear you could hear a hair pin drop
Right when I felt the moment stop
Glass shattered on the white cloth
Everybody moved on»

«I, I stayed there
Dust collected on my pinned-up hair
They expected me to find somewhere
Some perspective, but I sat and stared»

«Right where you left me
You left me no, oh, you left me no
You left me no choice but to stay here forever»

La sala canticchiava ma chi più attento colse esattamente l'emozione celata dietro quelle parole, la tristezza e l'illusione che Simone aveva manifestato in quei versi e che suonava con gli occhi bassi fissi sui tasti bianchi e neri dello strumento.

«You left me, you left me no, oh, you left me no
You left me no choice but to stay here forever»

Si sentì colpito da cento lame Manuel, reggendosi al bancone dietro di lui osando sedersi per mantenere il controllo sulla sua mente.

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