III.DAPHNE

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Daphne sapeva chi fosse lei. Riconobbe il suo vestito, un abitino incrociato, a fiori verdi e rossi, come la base di un albero di Natale, la figura sfocata che vedeva vagare per i sogni di Jason.

Riconobbe i braccialetti di plastica colorata ai polsi, che sbattevano l'uno contro l'altro creando la versione di Jason di un acchiappasole che si smuoveva per il vento.

Riconobbe i suoi capelli, un'alta corona cotonata di biondi riccioli tinti, ma così stranamente simili a quelli di Jason. Aveva gli occhi azzurri come i suoi, ma brillavano di una luce spezzata, come se fosse appena uscita da un bunker dopo una guerra nucleare, gli occhi di chi cerca dettagli familiari in un mondo cambiato radicalmente.

<<Mio adorato>> Allargò le braccia. A Daphne si strinse il cuore, Timeo gracchiò e si appoggiò sulla sua spalla facendo trasalire il suo vecchio amico. Il travestimento magico del figlio di Giove bruciò in un istante. Raddrizzò la schiena. Il dolore alle ginocchia cessò. Il bastone da passeggio si ritrasformò nel suo gladius d'oro imperiale.

<<Mamma?>> riuscì a dire. <<Sì, mio adorato>> L'immagine tremolò, Daphne scosse la testa. <<Vieni ad abbracciarmi>>

<<Tu non... tu non sei reale>>

<<Certo che è reale>> La voce di Michael Varus, il famoso capo legione risuonava lontana. <<No>> Daphne sussurrò, di fianco a lei Piper era in silenzio.

<<Pensi che Gea lascerebbe languire negli Inferi uno spirito così importante? È tua madre, Beryl Grace, star della televisione, amante del re dell'Olimpo, che l'ha ripudiata non una ma due volte, nella sua forma greca e in quella romana. Merita giustizia quanto tutti noi>>

I Proci si affollarono intorno, fissando la scena.

La voce di Piper penetrò nel confuso ronzio della sua mente. <<Jason>> Non sorrideva più. La sua espressione era feroce e autorevole, impossibile da ignorare, come la penna azzurra dell'arpia fra i suoi capelli. <<Questa non è tua madre. La sua voce sta operando una qualche magia su di te, come la lingua ammaliatrice, ma più pericolosa. Non riesci a percepirlo?>>

<<Ha ragione>> Annabeth salì sopra il tavolo più vicino. Scansò un vassoio con un calcio, spaventando una decina di Proci. <<Jason, queste sono solo le vestigia di tua madre, come un'ara, forse->>

<<O...Le vestigia!>> Lo spettro di sua madre
singhiozzò. <<Come dire i resti, gli avanzi. Ebbene si, guarda come mi hanno ridotta. È colpa di Giove. Lui ci ha abbandonati. Non ha voluto aiutarmi! Non volevo lasciarti a Sonoma, figlio mio, ma Giunone e Giove non mi hanno dato alternative. Non hanno voluto permetterci di stare insieme. Perché combattere per loro, adesso? Unisciti ai Proci. Prendi il comando.
Possiamo essere di nuovo una famiglia!>> Jason rimase in silenzio, Daphne si morse la lingua e guardò la donna. <<Non sei nemmeno quello>> Il romano la guardò, quasi incredulo davanti alla sua mancanza di tatto. <<Sei un inganno, sei nulla, un'illusione mandata da Gea per scomporci>> scuotendo la testa velocemente e guardando Jason. <<Non è vero, sono qui!>>

VICI | leo valdez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora