XII.PIPER

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Se la figlia di Afrodite guardava avanti, vedeva la pietra scavata da anni che Katopris le aveva mostrato.

Se guardava a destra, vedeva Annabeth che guardava avanti con il labbro stretto tra i denti, troppo silenziosa perché fosse un buon segno. L'aveva trovata già appoggiata al parapetto quella mattina, a guardare l'orizzonte dove alcune rovine si intravedevano dall'Argo II.

Se guardava a sinistra, vedeva Daphne e il suo volto duro, con le occhiaie marcate dalla notte passata a girarsi e ritorcersi nelle lenzuola. Piper era preoccupata per lei, soprattutto dopo averla svegliata così di soprassalto. Quella mattina la Argo II non aveva avuto un bel risveglio, Daphne Rosier aveva urlato e annaspato alle prime ore del mattino facendo precipitare tutti nella sua cabina. L'avevano trovata seduta sul letto, con gli occhi spalancati nel vuoto e il respiro corto. Jason si era avvicinato a lei, toccandola e facendola sussultare. Vedere la figlia di Somnus così spaventata per un incubo era strano, ma soprattutto pericoloso. Daphne non aveva voluto parlarne, Jason aveva fatto un cenno a tutti loro di tornare a dormire ed era rimasto nella stanza della romana per parlare. Forse era per questo che Piper stessa aveva avuto un incubo una volta tornata a dormire, la loro guardia notturna era fuori gioco, e la figlia di Afrodite era sprofondata nell'ennesima frazione del futuro. Aveva intravisto i giganti che parlavano e litigavano sul sangue dei semidei, che organizzavano attacchi e li deridevano per la rotta che erano stati costretti a prendere, Piper ribolliva di rabbia. Loro lottavano per il mondo, e i giganti li deridevano come mosche.

Si era svegliata in una pozza di sudore, con Annabeth che la scuoteva per dirle che stavano per accostare a Sparta. Non voleva andare a disturbare Jason, che aveva già consolato gli incubi di Daphne, quindi racontò il proprio sogno ad Annabeth, ma lei insistette per dirlo a Percy e Daphne. Trovarono il moro in mensa a fare colazione.

Sfortunatamente, il figlio di Poseidone non reggeva molto bene lo stress dopo il Tartaro. Quando raccontò il suo sogno a Percy, i gabinetti della nave esplosero.
<<Non esiste che voi scendiate a terra da sole!>> esclamò il figlio di Poseidone.

Leo sbucò di corsa con una chiave inglese in mano. <<Ehi, bello, dovevi per forza distruggere le tubature?>> Percy lo ignorò. L'acqua scorreva lungo il corridoio. Lo scafo risuonò di esplosioni: altri tubi rotti, acqua che fuoriusciva dai lavelli.

Piper capiva che non era nelle intenzioni di Percy causare tutti quei danni, ma l'espressione furibonda sul suo viso le fece venire voglia di sbarcare il prima possibile.

<<Percy le lenzuola bagnate non sono il mio ambiente preferito>> Daphne sbucò dal corridoio, passandosi una mano nei capelli folti. Era già vestita, ma se la guardavi dal collo in su sembrava essere appena uscita dal letto. <<E le tubature rotte non sono il mio>> Leo sbuffò, tutti si fermarono a guardare lui e poi la chiave inglese che sventolava. <<Preferisco riparare altro!>> esclamò, prima di andarsene. Piper guardò Leo, sentì una strana stretta allo stomaco quando gli vide lanciare uno sguardo troppo lungo alla figlia di Somnus. <<Non hai sentito quello che->>

VICI | leo valdez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora