Capitolo 1

91 18 26
                                    

Jules

<<Carotina perché non ritorni sotto terra, magari li lo troverai tuo padre ahahaha>>.        Sentii le urla di quei fastidiosi compagni di classe mentre entravo nella mensa della mia scuola.

''Manca poco alla fine dell' anno, ce la posso fare'' mi ripetevo costantemente affinché potessi ignorare quegli esseri ripugnanti.

E' da quando io e mia madre ci siamo trasferiti in Italia dal Texas che mi prendevano in giro, un po' per i miei capelli arancioni, ed anche perché il destino mi aveva impedito di conoscere mio padre. Non so nulla di lui, nessuno me ne ha mai parlato e non ci sono notizie da nessuna parte. 

Mi avvicinai all'unico tavolo libero della mensa della mia scuola ,fortunatamente è il mio preferito perché è posizionato  vicino alla finestra.

Posai il vassoio con all' interno un piatto colmo di insalata sul tavolo, presi la forchetta e iniziai a mangiare cercando di distrarmi dall'ennesima pessima giornata di scuola. Ho litigato di nuovo con il professore di scienze solo perchè l'esperimento che ci aveva assegnato non mi è riuscito e la sostanza viscida con cui stavamo lavorando è esplosa ,sporcando tutto. Come se non bastasse sono stata derisa da tutti i miei compagni di classe. Che novità!                                                                     

L'unica consolazione è che quella era una giornata luminosa ,ed inoltre era appena arrivata la primavera ed i fiori iniziavano a germogliare. In quel momento sul davanzale della finestra si posò una farfalla, era una Monarca sui toni del verde. I miei occhi si inumidirono all'istante e una lacrima scese percorrendo la mia guancia ,mentre un accenno di sorriso corrugò le mie labbra. '

'ti penso anche io D...''.

I pensieri malinconici che affollavano la mia testa sparirono quando , all' improvviso, sentì qualcosa di umido e bagnato che mi colava sulla fonte e mi inzuppava i capelli <<adesso si che sei una carota vera e propria , ci voleva solo un po' di succo>> gridò qualcuno mentre gli altri ridevano o mi riprendevano con i loro stupidi cellulari.

''non mostrarti debole ,manca poco c'è la puoi fare'' mi ripetevo mentre mi allontanavo  dalla folla che mi accerchiava e rideva a crepapelle ,e  cercai di andare in bagno trattenendo le lacrime.

Mi guardai allo specchio ,avevo i capelli appiccicosi che odoravano di carote, la mia camicetta nuova era rovinata, volevo sparire.

Odiavo quella vita, odiavo il mio paesino minuscolo dove tutti sapevano tutto, ma nonostante fosse stata mia madre a trascinarmi qui io non riuscivo a odiarla, nonostante mi facesse sentire un peso molte volte, io l'amavo e sarei rimasta qui solo per lei. Cercai di darmi una sistemata, legai i capelli e  misi la felpa che portavo sempre con me da quando quelli stronzi dei miei compagni di scuola, durante una lezione di scienze, mi avevano rovesciato un intruglio disgustoso addosso, rovinandomi per sempre la mia maglia preferita.

...

Finalmente suonò l'ultima campanella e con lo zaino in spalla uscii da quella gabbia di matti. Mi incamminai per tornare a casa a piedi come tutti i giorni ma, proprio mentre giravo l'angolo, sentì il suono di un clacson provenire dal lato opposto della strada. Quando mi girai vidi la macchina di mia madre parcheggiata vicino al marciapiede. Sorpresa mi diressi verso di lei. Aveva un'aria diversa dal solito. Sembrava sobria!

Mia madre si chiama Hanna, e da quando ne ho memoria soffre di una leggera depressione che la spinge a bere molto alcol. Questa cosa mi fa stare male perché è sempre chiusa in sé stessa e non so come poterla aiutare, fortunatamente la sua nuova terapista le sta dando una grande mano, e ultimamente la vedo più raggiante.

<< Jules  veloce sali in macchina devo parlarti>>, la guardai stranita ma aprii lo sportello, allacciai la cintura e poi partimmo. <<Julies sai, la scorsa settimana ho fatto la mia ennesima seduta dalla psicologa e mi ha detto che un modo per superare il dolore è quello di affrontarlo direttamente.>> La guardavo attentamente aspettando di capire dove volesse arrivare. <<Sai, ci ho riflettuto molto e credo che sia arrivato il momento di andarcene da qui. So della tua difficile situazione a scuola, e so che odi questo posto così ho pensato che cambiare aria avrebbe fatto bene anche a te >>.

Non sapevo cosa dire, non sapevo se essere triste o felice, era una notizia davvero inaspettata, mia madre aveva lasciato il Texas portandomi via tutto, ma io avevo accettato, solo per lei. <<Ma dove andremo? e quando?>>chiesi. Mia madre mi guardò di sfuggita con gli occhi lucidi, e poi con un filo di voce disse. <<Torniamo in Texas, partiamo domani>>.

Ed in quel momento venni avvolta da un turbinio di voci, suoni e ricordi.

<<Mamma che succede cosa sono tutti questi scatoloni!>> dissi con aria preoccupata. Era sabato e, dato che non c'era scuola, mi ero svegliata tardi. Il sabato è il mio giorno preferito perché io e Drake, il mio migliore amico, ci vedevamo per il nostro solito picnic pomeridiano. Cercai di inseguire la mamma che stava caricando le valigie in macchina<< mamma ma che fai!>> .

Ad un tratto si fermò e mi guardò negli occhi. Aveva gli occhi lucidi e gonfi, sembrava avesse pianto. <<Mamma cosa succede, perché piangi?>> domandai.

Vivevamo in Texas, ad Austin da quando ero piccola, mia madre era di origini italiane ma si era trasferita in America per seguire mio padre, che però non ho mai conosciuto. La mamma dice che è morto durante un incidente aereo ma non so molte cose su di lui, non ho mai visto una sua foto, mia madre odia parlarne.

La mamma si inginocchiò alla mia altezza e mi lasciò una carezza sulla guancia poi disse<< Ju ...oggi andiamo via da qui, la mamma ha bisogno di cambiare, noi abbiamo bisogno di cambiare, questa non è più la nostra casa piccola mia>>. La guardai interdetta, che cosa voleva dire? E tutti i miei amici di scuola? E Drake? Oggi dovevamo fare il nostro picnic.

<< E dove andiamo mamma?>> chiesi. <<Andiamo in Italia, la zia ci ospiterà per un breve periodo, potrai conoscere finalmente i tuoi cugini e ti farai nuovi amici>> .

Mia madre accennò un sorriso fallimentare di incoraggiamento. <<Andiamo in vacanza?>> dissi speranzosa. Ma la mamma si incupì e compresi che quella non sarebbe stata una vacanza, saremmo andate via da qui, forse per sempre. La mamma chiuse a chiave  la casa e si avviò verso la macchina trascinandomi per il braccio mentre piagnucolavo cercando di fare resistenza. <<Mamma lasciami almeno salutare Drake, devo dirgli che oggi non potrò andare a fare il nostro solito pic-nic!!>> urlai. Mia madre si girò e con un tono apatico disse <<Jules ,Drake lo rivedrai quando torneremo, ora dobbiamo andare, sali in macchina, Adesso>>. Ubbidii.

Ero ancora interdetta, non avevo ancora capito quello che stava accadendo alla mia vita, non immaginavo che da quel giorno tutto sarebbe cambiato. La macchina accelerò e man mano che ci allontanavamo scrutavo la mia casa che si faceva sempre più sfumata. All' improvviso vicino al finestrino si posò una farfalla, era bellissima, aveva delle sfumature verdi in contrasto con quelle marroni <<Farfallina va da Drake, e ricordagli che lo penso sempre>>. E da quel giorno non lo rividi più.

Butterfly EffectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora