Capitolo 2

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Jules

<<...se vorrai potremo andare a fare shopping e poi..., Jules, mi stai ascoltando?>>.  La macchina si spense e io tornai alla realtà all'improvviso <<si mamma>> dissi mentendo.                         
<<Quindi sei d'accordo piccola mia? Ti prometto che andrà tutto bene>> .                           Non sapevo cosa dire, non avevo idea di quello che mi aspettava, la mia risposta avrebbe cambiato la mia vita e quella di mia madre, un semplice sì o un no, innocui come le ali di una farfalla, avrebbero potuto scatenare un uragano. Non ho nulla qui, odio tutti e tanto per cambiare qualsiasi persona nella mia scuola trova una scusa per deridermi, ogni singola persona non aveva fatto altro che sminuirmi per tutto il tempo , non ho nulla da perdere, così respirai, una, due volte e poi dissi <<si>>.Cazzo! non ci credo, e adesso? davvero tornerò alla mia vita, forse potrò rivederlo? Rimani realista Jules , mi dissi. Era impossibile che lo avrei rivisto , per quanto ne sapessi poteva essersi trasferito, o che ne so! Sicuramente neanche si ricorda più chi sono.

<<Ah sono così felice bambina mia! Va a preparare le tue cose, domani partiamo!>> disse con un'enfasi mai sentita da lei, la vidi sorridere, e quindi fui felice anche io. Lei era l'unica persona che mi è sempre stata accanto, nonostante la morte di mio padre , lei c'è sempre stata per me, e io devo esserci per lei.

Corsi in camera mia e vidi sul letto una valigia rosa con un bigliettino dove c'era scritto 'alla mia bambina e alla nostra nuova vita'. Mi stavo giusto riprendendo dalla notizia shock che i miei occhi ritornarono lucidi. Sorrisi.  Mi sedetti sul mio letto e mi guardai intorno. Realizzai di essere felice di lasciare questo posto. Finalmente. Da quando siamo arrivati qui che mi manca la mia casa, i miei amici, e lui...  All'improvviso mi incupii, ripensando a lui, mi chiesi nuovamente se lo avrei rivisto, se era ancora il bambino dolce che conoscevo e se si ricordava di me.

Asciugai di fretta le lacrime rimandando i pensieri per dopo. Iniziai ad infilare negli scatoloni tutta la mia roba, i miei vestiti, i miei amati pennarelli, i miei gioielli. Mentre camminavo avanti e dietro nella stanza per decidere cosa portare i miei occhi incrociarono il mio peluche preferito, lo tenevo in un angolino del letto lontano da occhi indiscreti, forse lo nascondevo solo per tenerlo lontano dai miei occhi.

Ero circondata da tutti i miei amici per festeggiare i miei 11 anni , tutti mi abbracciavano e mi facevano gli auguri, per quanti baci avevo ricevuto quel giorno sentivo le guance stanche.    Ad un certo punto scorsi tra la folla i suoi occhi verdi .<<Questo è per te>>mi disse Drake con un sorriso stampato in faccia. <<è una farfalla, così quando siamo distanti tu la guardi e pensi a me>> . Lo avvolsi in un tenero abbraccio rivolgendogli un timido grazie. Era il regalo più bello che avessi mai ricevuto. << Non c'è di che farfallina>> mi disse Drake mentre lo guardavo sorridendo. All' improvviso  sentii la voce di mia mamma chiamarmi. <<Jules vieni dobbiamo fare la foto e spegnere la candelina>>. Quindi presi per mano Drake trascinandolo con me verso la torta mentre la mamma continuava a chiamarmi.

<<Jules, ci sei, posso entrare>>. Il rumore della mamma che bussava alla porta mi riportò alla realtà. Presi il pupazzo e lo riposi in valigia. <<Si entra>> dissi. <<Sei pronta?>> mi chiese sorridendo .<< Si qualche minuto e ci sono>> annunciai recuperando qualche altro oggetto utile sparso qua e là. <<Bene, perché stasera io e te usciamo, ti porto a mangiare la pizza>>. Le sorrisi timidamente, non amavo mangiare fuori, non potevo ''controllarmi'' ma accettai. Volevo farla felice. Zittii la vocina nella mia testa che ormai mi dava il tormento da qualche mese e proseguì a sistemare la valigia.

                                                                                                         ...

Aggiunsi una riga di eyeliner  al mio trucco, mi infilai il giubbotto e raggiunsi mia madre sull'uscio della porta che mi aspettava. <<Sei bellissima mamma!>> le dissi, era radiosa, la vedevo felice, finalmente la vedevo meglio e mi convinsi che trasferirci sarebbe stata una soluzione ottimale. L'abbracciai. <<Amore non farmi commuovere, andiamo>>uscimmo di casa, salimmo in macchina e partimmo.

Arrivammo in una pizzeria bellissima, la stessa dove mangiammo il primo giorno che arrivammo in Italia. Dopo esserci accomodate e aver ordinato mia madre mi chiese<< sei tranquilla per domani? C'è qualcosa che ti turba>> , <<Mamma sono solo emozionata, non vedo l'ora di ritornare nella mia vecchia cameretta, rivedere il parco dove mi portava Wendy ogni giorno e poi mi chiedevo se D...>> non feci in tempo a pronunciare il suo nome che mia madre si schiarì la voce e disse<< Cuore mio ,la casa dove abitavamo ormai non è più nostra, andremo in un'altra di gran lunga più bella , e poi sono sicura che ti farai nuove amicizie>>.

Terminato il suo discorso arrivarono le pizze e iniziammo a mangiare. Provai ad evitare di ascoltare la voce nella mia testa e di godermi la serata ,cosa che non facevo ormai da tempo . Eravamo io e lei dopo tanto , ma in tutto questo tempo non avevamo mai parlato di mio padre. Come si chiamava? Com' era fatto? Aveva i miei stessi capelli?  Proprio in quel momento sollevai lo sguardo e scorsi la scia di un aereo in volo dalla finestra della pizzeria. Così  provai a chiedere qualcosa a mamma riguardo mio padre.<<Mamma, hai visto quella scia in cielo? >> mi guardò e disse<< si, e domani ci saremo noi su quell'aereo>>. Le sorrisi e poi presi coraggio e le chiesi <<Non hai paura di volare dopo aver vissuto la perdita di papà in quel modo>> .

Il boccone che stava masticando le andò di traverso e iniziò a tossire. Prima che replicasse provai ad andare oltre<< dato che siamo sole, ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di più su papà?>>. Dopo che bevve un po' d'acqua mi sorrise e mi rispose<<Jules, sai quanto non ami parlare di tuo padre, sto cercando di superarlo, comprendimi.>> e poi chiamò il cameriere per chiedere un'altra bottiglia d'acqua.  Annuii, ancora una volta rassegnata.

Mi chiesi se un giorno magari si sarebbe aperta con me. Avevo 18 anni e ancora non sapevo nulla, neanche il suo nome. Non nego di aver provato a fare ricerche su un'volo aereo andato male nell' anno in cui sono nata e anno in cui dovrebbe essere morto mio padre , ma su internet non c'è nulla. Ho anche provato a cercare una foto in casa di lui, ma nulla. Mi chiedo se un giorno potrò mai conoscere qualcosa in più su di lui. 

...

Quella mattina alle 6:00 in punto la sveglia trillò. Aprii i miei occhi che vennero abbagliati dalla luce del sole che filtrava dalla finestra. Mi alzai contro voglia ma dopo qualche istante mi ricordai di quello che sarebbe accaduto oggi. Andiamo via da qui! Austin stiamo arrivando!

Mi stropicciai gli occhi e legai i capelli arruffati, andai in cucina e trovai mia madre che caricava le valige in macchina, e nel mentre parlava al telefono con la ditta traslochi. Le feci un sorriso che lei ricambiò. Sembrava tranquilla, e cosa strana non c'erano bottiglie di vino in giro.

Trovai sul tavolo dei cornetti al cioccolato caldi, ne presi uno e mi sedetti sul divano. Sentivo una sensazione strana nel petto, ancora non ci credevo che sarei ritornata li dopo quasi 8 anni, ero felice, credo. Diedi un morso al cornetto ma non riuscì a finirlo. Poi iniziai a scrollare Instagram , cosa di cui mi pentii subito dopo. In ogni singolo post c'erano ragazze bellissime alla festa di primavera organizzata da Alessia , la ragazza più popolare della mia scuola, che ovviamente non mi aveva invitata. Come facevano ad essere così belle ,fisici perfetti, circondate da ragazzi palestrati uno più porco e superficiale dell'altro. Il mio Drake non era così , ne ero certa.

<<Jules veloce tra mezzora dobbiamo essere in aeroporto>> disse mia madre mentre continuava a preparare tutto per la partenza. Spensi il cellulare, mi alzai dal divano e andai in bagno ,mi lavai la faccia di fretta e mi truccai leggermente, indossai una tuta comoda poi raggiunsi mia madre con la mia valigia ,forse troppo piena.<<Eccoti finalmente, siamo in ritardo sali in macchina>> . Uscii per l'ultima volta da quella casa , la guardai e le mostrai un dito medio come se potesse vedermi . Salii in macchina subito dopo aver infilato la valigia nel poco spazio rimasto e poi partimmo.

Mi sembrò di vivere un déjà-vu, mi girai e guardai la nostra casa allontanarsi sempre più, e poi dal finestrino della macchina scorsi una farfalla, era identica a quella che vidi 11 anni fa quando mi fu strappata la mia vita, quando mi venne portata via l'ancora di salvezza che rendeva tutto più magico. Non nego che per tutto il viaggio verso l'aereo porto lo pensai, mi chiesi se l'avrei rivisto, cosa aveva fatto in questi anni, se si ricordava di me.

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