Primo Maggio/5

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Il Primo Maggio di Filippo

Prima parte


"Certo che puzzi, eh".

"Papà, che vuoi, sono andato a una grigliata, mica a... che ne so, al museo".

"Vorrei proprio vederti in un museo, per una volta".

"Mamma, non ti ci mettere pure tu".

"Va' a lavarti, e metti i vestiti fuori a prendere aria, se no impuzzi tutto il bucato".

Era andata bene, molto bene. Cioè, a lui sicuro. Gli altri... ah, cavoli loro. Quel ragazzetto, il fratello di Mirko, aveva proprio fatto un bel casino. Gli ricordò il periodo della terza media. Anche lui ne aveva fatte di ogni... con i suoi amici delle medie... ma quel tempo era passato, dovette ammettere con nostalgia. Non che volesse tornare indietro, ecco. Era stato impaziente di crescere, ed era stato accontentato, anche se, certo, gli era costata fatica. Il nuoto, per fortificare la schiena, il fiato. La palestra, per allenare tutti i muscoli. Il basket, la sua passione sin da piccolo, sicuramente colpa di papà, benché da giovane avesse giocato a pallavolo, ma il basket in qualche modo doveva esser rimasto un rimpianto, e così glielo aveva trasmesso. Sicuramente con più successo di quanto cercasse di trasmettere disciplina e senso sportivo ai suoi studenti. Suo padre stava sempre a lamentarsi, dimenticando, in fin dei conti, che era uno studente anche lui. E anzi che andavano in scuole diverse, in fondo non era una città piccola, anzi, e c'era più di un liceo scientifico, benché sembrava che tutti si conoscessero o fossero imparentati in qualche modo. La legge dei sei gradi di separazione, o qualcosa del genere. Be', a volte gli sembrava che altro che sei, ne bastavano due.

Pensò a suo cugino Francesco, andava in terza media, era prossimo agli esami. Cosa aveva scelto, alla fine, per le superiori? Era stato indeciso fino alla fine e sembrava che i suoi genitori volessero approfittare di quell'indecisione per scegliere al posto suo. Forse l'avrebbero mandato nel suo stesso liceo? Giocare la parte del cuginone, a scuola, poteva tornargli utile... ma a volte, non lo voleva tra i piedi. Non che non avesse piacere ad averlo intorno, ma restava comunque una certa importante differenza d'età. Finché si trattava di una partita a FIFA, o di guardare una partita di basket, possibilmente dal vivo, era ok. Ma poi... lo vedeva, vedeva il suo sguardo, quando uscivano insieme, se fumava, tirando fuori la puff, o se si approcciava alla sua ragazza... lo metteva un po' a disagio.

Certo ad avere un fratellino sarebbe stato peggio. Come Mirko con... Noah, sì, Noah. Bel casino avevano fatto. Non che gli altri... ahhh, lo sapeva che era una pessima idea dare retta a Luigi. Ma cosa ci guadagnava, a far ubriacare gli altri? Che poi, era partito che voleva provarci con quella ragazza, Sofia, no, Giulia, insomma, faticava a distinguere i nomi, che poi si chiamavano pure come alcune sue ex. Una era la nuova ragazza di Pier... probabilmente ex fidanzata, se n'erano andati che ancora litigavano. E l'altra, la sorella maggiore della ragazza di Mirko... sì, l'aveva guardata, e parecchio. Ma aveva deciso, niente distrazioni. Era una rottura impegnarsi, e le ragazze erano tutte così, ma sì che mi sta bene una cosa disimpegnata, ma sì, divertiamoci senza preoccupazioni, e poi invece doveva fare i conti con offese, silenzi, recriminazioni, e doveva pure compiere lo sforzo di capire quale tra le tante cose dette o fatte avesse provocato quella reazione.

Senza legame, senza l'ansia e lo sforzo a provarci con quella tipa, s'era davvero goduto il Primo Maggio in pace. Aveva mangiato, aveva bevuto, s'era fatto una canna, ci voleva ogni tanto, almeno il puzzo di carbone aveva mascherato l'odore delle sigarette e delle canne, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi una tirata di suo padre. Sì, sì, aveva ragione... uno sportivo come lui, doveva prendersi cura del suo corpo, non gli chiedeva di eccellere nello studio, ma almeno doveva mostrare rispetto, impegno e serietà curandosi del suo organismo, invece di deturparlo col fumo o l'alcol (parole sue, che linguaggio forbito per un insegnante di educazione fisica! Ma non gliel'avrebbe ripetuto, l'ultima volta che aveva fatto un commento simile gli aveva mollato uno schiaffo, piano, non un ceffone di getto, ma non era comunque uno scherzo, s'era offeso per davvero, era uno schiaffo d'avvertimento, però poi lui poteva permettersi di scherzare fino a offendere con chiunque!).

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