Estate: Hotel Luna Rossa/14

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Guai in famiglia all'Hotel Luna Rossa

5. Guido

III

Guido non riusciva a pensare ad altro. Per fortuna il turno era quasi finito, la piscina si stava del tutto svuotando. Restavano i due ragazzi, Gabriele e il cugino, e pochi altri, i marmocchi erano andati tutti via. Li aveva tenuti d'occhio, i due ragazzi, preoccupato che quella birra potesse nuovamente metterlo nei guai, ma Mario non si vedeva, e quando aveva visto Gabriele tornare verso il baretto, depositando la birra vuota e i due bicchieri, s'era precipitato a raggiungerlo, lasciando la postazione di lettini e ombrellone che stava rimettendo a posto.

"Grazie fra, ci voleva", gli disse di sfuggita Gabriele, facendo per allontanarsi.

"Aspetta", lo trattenne, ma prima di raggiungerlo si infilò svelto nella casetta di legno, mise via i bicchieri e buttò la bottiglia nell'apposito sacco, facendo sparire ogni prova. "Vieni un attimo", lo chiamò, mettendosi a lavare i pochi bicchieri usati quel pomeriggio.

Il ragazzo si volse, ruotando su un piede, e lo raggiunse con passo tronfio e sicuro di sé. A riguardarlo, non era certo poi sto gran figone che gli era sembrato inizialmente. Era il classico ragazzetto un po' troppo sicuro di sé che si trova in qualsiasi scuola superiore. Forse, vedendolo vestito, sicuramente un look da maranza, c'aveva proprio la faccia, non lo avrebbe trovato poi così allettante. Ma stava in costume, il petto nudo e muscoloso, i capelli appena scompigliati, insomma, faceva una certa figura.

"Quando... come... cioè, stasera... come lo vuoi fare?", domandò, consapevole del doppio senso della sua domanda. L'altro si limitò a sorridere, e sentì di dover aggiungere chiarezza. "Intendo... qui, a cena, mettiamo i tavoli a bordopiscina. Se pensavi di farlo più tardi, credendo non ci sarebbe stato nessuno..."

"Allora vorrà dire che aspetteremo che finisca la cena. Anche perché devo togliermi d'intorno mio padre", aveva risposto l'altro, con aria di sufficienza. "Ma se pensi di finire nei casini, tirati indietro, tranquillo".

"No no", s'affrettò a rispondere. Un'occasione come quella? Sarebbe stato sciocco a farsela sfuggire. Anche se avrebbe rischiato grosso. Già con la storia della birra, a mezzogiorno... e aveva rischiato di nuovo con Gabriele, anche se, certo, l'avrebbe visto chiunque fosse più grande di quell'altro. A proposito, voleva proprio fare due chiacchiere con quel ragazzino, fosse solo per fargli sapere l'avesse messo nei guai.

"Dai, tranquillo. Ci vediamo qui quando sbaraccano tavoli e tutto. Porto io tutto... non devi pensare a niente". Intendeva mica... i preservativi? O parlava solo di fumare? Ah, che cavolo... perché doveva esser sempre così difficile, parlare attraverso enigmi. Mai un ragazzo che dicesse le cose per come stavano.

Lasciò che il ragazzo tornasse dal cugino, che lo attendeva ormai pronto per andare. S'accorse di un movimento lontano, una macchia bianca in movimento, Mario, che riemergeva dalla hall. S'affrettò a mettere a posto il baretto e chiuderlo, completando poi il giro delle postazioni e recuperando qualche telo dimenticato, scivolato per terra, sul prato all'inglese, mentre il suo capo invitava i gentili ospiti a lasciare la piscina. Prima di andar via incrociò Giuseppe, impegnato a trasportare un tavolo. Vide il suo sguardo interrogativo, voleva sapere come fosse andata, lo rassicurò, un gesto con le dita, un blando ok, tutto sotto controllo, e sparì verso i locali interni.

Era libero, ma doveva attardarsi. Doveva inventarsi una scusa, ma pensandoci bene, a nessuno importava quel che faceva. Passò dalla cucina, manifestò la propria volontà di restare a mangiare, a proprie spese, ovviamente, la cena non era inclusa. Scala di qui, scala di là, tra il casino con Benji e la serata con Gabriele praticamente aveva lavorato gratis quel giorno, o quasi. Sperò ne valesse davvero la pena. Oltretutto, tornare tardi, in bici, sarebbe stato faticoso e anche pericoloso. E doveva avvisare i nonni che non sarebbe tornato, bastava dire sarebbe uscito con degli amici, i colleghi di lavoro, lo sapevano che era pieno di ragazzi e studenti.

Conciati per le feste (#SV10)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora