Estate: Hotel Luna Rossa/38

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Guai in famiglia all'Hotel Luna Rossa

- 2. Nicholas & Gabriele

II

"Allora, come sta andando con Nicholas?"

Ecco. Manco il tempo di restare soli e suo padre ne aveva già approfittato. Lui e le sue domande. Doveva lavorare sulle proprie insicurezze, pensò... ma poi si pentì di quella beffarda frecciatina mentale. Suo padre aveva avuto abbastanza coraggio da stravolgere la sua vita, rischiando di perdere tutto.

"Boh, normale", rispose.

"E normale significa..."

"Papà, dai!", sbottò. Detestava parlare a quel modo, esprimere i propri sentimenti, costringersi a riflettere su come si sentisse e cosa provasse... perché fermarsi a riflettere su quelle cose? Gabriele era uno che la vita la viveva seguendo il flusso, senza fermarsi a ragionarsi su. Stava bene con Nicholas, senza dubbio, ma non è che si fermava a pensarci, si godeva il loro tempo insieme, la confidenza che si irrobustiva.

Il calpestio sul suolo riempì l'aria. Sullo sfondo, il fruscio delle foglie, lontani e intermittenti cinguettii. Era un ambiente piacevole. Certo, avrebbe preferito il giro in barca, ma doveva esser paziente.

"Ma non dovevamo fare quella cosa della lista degli alberi?", domandò, quando quel silenzio gli andò stretto. Suo padre camminava con passo adagiato, senza scopo, senza meta, e Gabriele teneva la stessa andatura.

"Penso che Alessandro volesse confrontarsi con suo figlio", ammise. Quindi ora lui voleva fare lo stesso? Doveva proprio farglielo capire, suo padre aveva un palese senso di inferiorità nei confronti di Alessandro. Nicholas era ok, ma non c'era nulla che gli invidiasse, onestamente.

"Ieri sera che avete fatto?", rilanciò suo padre. "Non avete fatto tardi, vero? Stamattina..."

"Ma niente, le solite cose, sai, una bisca clandestina ai piani della servitù, qualche tiro di coca e poi prima dell'alba la solita orgia sadomaso... EHI!" Suo padre gli mollò il solito sculaccione.

"Smettila di scherzare così", lo rimproverò, serio, riprendendo a camminare, a passo svelto, senza motivo. Era sempre troppo emotivo, doveva rilassarsi, glielo diceva sempre...

"E tu smettila di essere così serioso, che cavolo", borbottò. Suo padre si voltò e lo fulminò con lo sguardo, gli occhio nocciola che si rimpicciolivano, le sopracciglia tese. "Dico sul serio! Sei tutto teso perché pensi che ti faccio fare brutta figura con Alessandro e suo figlio".

"Ma che dici, finiscila", balbettò. Aveva fatto centro, ma represse il sorrisetto beffardo che già gli muoveva i muscoli del viso.

"E' così. E non hai motivo. Quindi rilassati".

"Voglio solo che andate d'accordo".

"Andiamo d'accordo a meraviglia", ribatté, ma si rese conto di suonare sarcastico. "Guarda che Nicholas è più simile a me di quanto credi, andiamo d'accordo ti dico".

"Ma è ancora un ragazzino... anche se pare più grande, è piccolo, è come i primini che mi hanno dato quest'anno..."

Sospirò, in modo enfatico. "E meno male che fai il professore. Tu i ragazzi non li capisci proprio". Suo padre non disse nulla, allora proseguì. Voleva tenerselo come asso nella manica... ma era troppo impaziente di sbatterglielo in faccia. Il piccolo segreto di Nicholas. "Per esempio, ieri mi hai fatto il culo a strisce per la bustina di erba".

"Ora non fare il bambino ferito".

"Non lo sto facendo", ribatté. "Nicholas comunque ha capito tutto, cioè che mi hai... rimproverato per la bustina". In realtà, doveva aver capito molto di più. Quel pomeriggio avevano giocato in piscina e Nicholas l'aveva sorpreso abbassandogli il costume... qualcosa doveva averla vista sicuro. I segni della cintura non andavano mai via velocemente, anche se il calore, il rossore e il dolore scemavano presto. "Ha visto che me l'hai sequestrata e sai cosa ha commentato? 'Peccato', perché potevamo fumare insieme. Da fratelli, o qualunque cosa siamo".

Conciati per le feste (#SV10)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora