Capitolo 4

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Il mattino dopo, Minho si svegliò con un messaggio di Jisung che gli chiedeva se il lunedì successivo si sarebbero incontrati come al solito. Inutile dire che lui voleva ovviamente accettare. Stava per rispondere di sì quando venne distratto da un messaggio di Hyunjin.

Hwang Hyunjin:
Ti devo parlare di una
cosa davvero importante.
Vieni lunedì sera per
favore? Questo weekend
torno a casa dai miei.

You:
Non puoi dirmela qui?
Salutameli, mi mancano.

A quel punto il telefono prese a squillare e quando Minho rispose il tono di Jin era avvelenato.
*Se ti dico che è una cosa importante puoi avere la decenza di presentarti? Voglio parlartene direttamente, è importante per me, lo capisci? Siamo ancora amici?*
A quell'affermazione Minho si sentì colpito e affondato e si rese conto da quanto tempo non vedeva Hyunjin. Erano settimane che gli diceva che doveva dirgli qualcosa di importante e che voleva vederlo, ma ogni volta Minho rifiutava gli inviti ad uscire. Era davvero pessimo e se ne rese conto in quel momento. Era vero che stare con Jisung lo faceva stare meglio di qualsiasi altra cosa, ma chi era rimasto al suo fianco nei mesi prima? Glielo doveva.
"Certo che lo siamo. Scusami, hai ragione... D'accordo, verrò lunedì, te lo prometto."
Il tono di Hyunjin si addolcì leggermente mentre lo ringraziava e metteva giù la chiamata. A malincuore, Minho dovette rispondere a Jisung che era impegnato e ci rimase ancora più male quando l'altro sembrò perfettamente tranquillo del rifiuto. Possibile che fosse solo lui così dipendente dalla presenza del minore? Decise quindi di fare come Jisung e cercare di non pensare troppo al tempo che passavano insieme, anche se era quello in cui si sentiva meglio. Per distaccarsi dalla presenza del ragazzo, doveva provare a fare da solo quello che di solito voleva fare insieme, ad esempio tornare al bar da solo per prendere un caffè. Tuttavia non andò come sperava. La commessa di turno, una storica a differenza della ragazza nuova del giorno prima, lo riconobbe mentre ordinava e gli chiese dove fossero i suoi soliti amici con un sorriso. Minho si sentì morire e rimase bloccato, con i soldi in mano. Improvvisamente tutto in quel locale gli ricordò di pomeriggi passati a parlare con Jin e Jun, di progetti, di ambizioni, cambi di colori di capelli, pessimo inglese, canzoni più o meno intonate, passi di danza e di quel sentimento che troppo a lungo si era trascinato dietro ed era morto quella notte insieme alla persona a cui era diretto. Tornò dritto a casa senza prendere nulla e ci si chiuse dentro, scrisse a Hyunjin di quello che era successo di getto, cercando un conforto che non sapeva dove trovare. Voleva solo che quel vuoto che sentiva di nuovo sparisse. Voleva che qualcuno lo tirasse fuori. Perché prima riusciva perfettamente a convivere con quel dolore pensando solo che doveva aspettare di morire e ora faceva così male? Jin cercò di chiamarlo, ma Minho non gli rispose, perciò dopo un attimo gli arrivò un messaggio.

Hwang Hyunjin:
Min ascoltami, smettila
con questa tortura. Smettila
di pensare che sia colpa tua.
Ci vediamo lunedì, tanto ora
non mi risponderesti. Per allora
promettimi che non ti sarai tormentato
pensando ancora a quella notte.

Minho lanciò il telefono sul letto e si rannicchiò a occhi chiusi. Tutto ciò a cui non aveva pensato per settimane gli crollò di nuovo addosso e si sentì di nuovo solo nella sua stanza buia. Il lumino si era spento, era rimasto solo buio e un ricordo che non ne voleva sapere di andarsene, insieme alla consapevolezza che quello che avrebbe dovuto essere un ricordo era lui. Perché aveva rimesso in moto la sua vita se una parte fondamentale di essa se n'era andata per sempre? Che diritto aveva di voler vivere di nuovo se la colpa di tutto era sua? Il telefono vibrò d'improvviso facendolo sobbalzare. Pensò che fosse ancora Hyunjin, ma sapeva che Jin era consapevole che in quei momenti era inutile cercarlo, infatti era Jisung.

Han Jisung:
Possiamo vederci il venerdì
dopo se non hai impegni.
Leggeresti per me se vengo a casa tua?

Minho fissò lo schermo per diversi minuti. Minuti lunghissimi che divennero mezz'ora e poi un'ora, in cui si chiese, per la prima volta, se quello che stava facendo era giusto. Aveva il diritto di uscire dalla sua stanza buia? Aveva il diritto di voler vivere ancora? Poi una voce dentro di lui gli sussurrò il suo nome. Jisung. Han Jisung. Le loro mani che si erano trovate nel buio e si aiutavano a non smarrirsi. Le loro mani unite che si tiravano un po' a vicenda. Se fosse uscito da quella stanza, l'avrebbe fatto tenendo per mano Jisung e forse questo era un segno. Forse l'universo cercava di dare ancora un senso al suo essere vivo. Forse la sua esistenza in fondo non era così inutile, anche se era stata spogliata della sua cosa più importante. Gli rispose dopo un'ora e mezza.

One Step Closer || Minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora