Capitolo 10

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Minho rimase un quarto d'ora in piedi, al buio, nel pianerottolo. Immobile. La sua testa era un casino, un completo casino. Non seppe come trovò la forza di scendere le scale, salire in macchina e arrivare a casa sua. Solo quando si buttò sul divano la realizzazione lo colse. JISUNG LO AVEVA BACIATO. E LUI LO AVEVA SPINTO VIA. Che cosa diamine era appena successo? Come erano passati da settimane senza vedersi a questo? Su che cosa aveva riflettuto davvero in quelle settimane? Nella sua mente c'era il caos più totale e aveva assolutamente bisogno di parlarne con qualcuno, ma aveva lasciato i suoi amici per metà ubriachi un'ora prima e non pensava che la situazione fosse migliorata. Tra l'altro l'unico sobrio era Changbin e considerato il suo solito approccio a quel problema non era la persona più adatta. C'era una sola cosa che poteva fare e doveva sperare che lui collaborasse. Normalmente non si sarebbe fidato di nessuno, ma ora aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno.
*Minho? Che succede?*
"Hyung so che sei con gli altri, ma ti prego esci sul balcone senza farti vedere, ho bisogno di te senza quei tre pazzi di mezzo."
Ovviamente doveva sapere che di Christopher poteva fidarsi. Fece un verso di approvazione, lo sentì dire qualcosa agli altri, poi il rumore della portafinestra che veniva aperta e poi il silenzio ovattato della notte. Gli confermò che era da solo e Minho non attese altro, gli raccontò quello che era appena successo e tutta la conversazione tra lui e Jisung, sia sul balcone che a casa sua, senza quasi riprendere fiato e il maggiore dall'altra parte lo lasciò sfogare in silenzio, ascoltando senza mai interromperlo, finché non cadde il silenzio.
"Così. Dal nulla hyung. Capisci? E poi mi ha chiuso la porta in faccia."
Il silenzio di Chris dall'altra parte dava la sensazione che lo stesse giudicando.
"Non dici nulla?"
*Cosa dovrei dirti Minho? Sono mesi che te lo diciamo e ora ne hai solo avuto la conferma. Jisung prova qualcosa per te e tu per lui. Non è dal nulla, è chiaro che lui abbia cercato dei segnali da te e tu glieli hai dati. Però poi lo hai respinto, che ti aspettavi facesse?*
Minho incassò il colpo, sapendo che avesse ragione, ma senza nessuna voglia di dargliela.
"Ma che segnali?"
Chris sospirò.
*Quali mai? Ha voluto sapere come fossi fatto e poi cosa pensavi di lui. Vorrebbe vederti e soffre sapendo di non poterlo fare. Sa che tu vorresti sapere cosa pensa di te e vi considerate a vicenda il vostro posto sicuro. Ha capito, perché tu non vuoi capire?*
Minho non sapeva che cosa rispondere. Era nel pieno del caos, si sentiva come quando cercava di mettere piede fuori di casa, mesi prima, e il caos del mondo lo travolgeva. Ebbe la sensazione che quella sera fosse di nuovo al buio nella sua stanza e Jisung non fosse più accanto a lui. Sentiva la mano fredda e voleva tornare a stringere la sua, ma doveva fare quel passo e raggiungerlo fuori, perché non riusciva?
*Ascoltami Minho, ora ti farò una domanda e tu dovrai rispondermi dopo averci pensato. Se ti serve tempo dimmelo, ma devi essere sicuro della risposta che mi darai.*
Minho deglutì, agitandosi sul divano.
"Okay."
*Sai che Jisung è cieco e sai che la sua condizione è irreversibile. La sua vita sarà sempre complicata, non impossibile, ma complicata. Ti pesa questo? Ti spaventa avere una relazione con lui per via della sua condizione? Per questo lo hai respinto?*
Ma Minho non ebbe bisogno di pensarci perché la risposta a quella domanda era lì, in tutti i mesi che avevano passato insieme.
"NO! Come ti viene in mente hyung, no! Non è mai stato un problema per me, okay mi dispiace che non possa sapere come sono fatto, ma lui non è diverso da chiunque altro. Anzi, nessuno mi capisce come lui hyung, te lo assicuro, è questo che amo più di lui, a volte mi scordo persino che sia cieco da quanto sembra sempre sapere tutto. E non è mai stato un problema per me stargli vicino, prendermi cura di lui è sempre stato facile, perché me lo chiedi?"
Ci fu un breve silenzio dall'altra parte, poi un lungo sospiro.
*Allora devi capire che cosa ti blocca perché ormai è chiaro che hai una paura tremenda di qualcosa. Ha ragione Hyunjin? Sei ancora innamorato del vostro amico?*
Innamorato di Seongjun? Lo era ancora? Ammutolì e provò a pensarci. Se gli avesse fatto quella domanda mesi prima avrebbe risposto sì senza pensarci, ma ora non sapeva cosa dire. Anzi, forse lo sapeva, lo sapeva già da un po', ma non era ancora riuscito a formulare quel pensiero, quella cosa che aleggiava tra lui e Jisung da un po'.
"Non lo sono. Non più." Cominciò, facendo ordine nella sua testa. "Ho solo questo peso hyung, l'ultima volta che ho creduto di amare davvero qualcuno ho solo sofferto, non sono nemmeno riuscito a dirglielo e ora... È la stessa cosa, non riesco a dirglielo. È rimasto tutto in sospeso dopo la sua morte e non capisco se ho il diritto di andare avanti, senza calpestare la sua memoria e quello che ho provato. L'ho sostituito così in fretta, nonostante pensavo fosse l'amore della mia vita... Mi è preso il panico e l'ho spinto via..."
*In fretta? Minho è passato quasi un anno, devi andare avanti. Pensi che a restare legato al suo ricordo cambierà qualcosa? Ascoltami, devi parlare con Hyunjin. Solo lui ti può aiutare su questo, io non conosco quel periodo della tua vita, lasciati aiutare da lui. Togliti questo peso e poi torna da Jisung e spiegagli cosa è successo, non lasciare che la paura ti porti via quello che c'è tra voi e non fargli credere che sia un errore quello che prova. Vi ho visti insieme, non perdere questa occasione perché sei spaventato dall'amore.*
Spaventato dall'amore? Era di questo che aveva paura? Con Jaeyoon non aveva avuto paura, ma di lui non era mai stato davvero innamorato e lo capiva solo ora. Ne era stato molto attratto, ma come lo aveva conosciuto meglio si era reso conto che non avevano molto in comune e che le cose tra loro non funzionavano, non era mai stato preoccupato che potesse lasciarlo o non ricambiarlo, aveva saputo da subito che l'attrazione da parte sua era volubile. Ma ora era diverso, era come con Seongjun, l'idea di perdere Jisung, che tutto andasse male era così forte che lo spaventava. Se avesse fosse andata male e loro non fossero stati compatibili come con il suo hyung? Se fosse stato l'ennesimo buco nell'acqua e lui fosse stato davvero troppo impegnativo da amare come voleva? Se l'avesse perso anche come amico? O se invece il suo amore fosse stato troppo volubile, come lo era stato lasciare indietro Jun così in fretta? O se non fosse stato capace di dare voce ai suoi sentimenti come con lui? C'erano tutte queste paure che aleggiavano nella sua testa, Changbin gli avrebbe detto che doveva farsi meno paranoie ed era vero, ma era da sempre uno che pensava troppo. Non sapeva esprimere i suoi sentimenti, perciò continuava a rimuginarli, fino a ingigantirli, ed era ciò che stava facendo anche ora. Però sapeva che Chris aveva ragione, sapeva che doveva fare qualcosa.
"D'accordo hyung, ci proverò. Te lo prometto."
Sapeva che Chris dall'altra parte stava sorridendo dal tono delicato con cui gli consigliò di dormirci su e fu quello che Minho fece, anche se dormire fu molto difficile. Continuava a pensare alla sua conversazione con Jisung e a quel bacio, sentendo ancora la sensazione delle sue labbra sulle proprie. Che cosa doveva fare ora? Provare a contattarlo? No, doveva prima fare chiarezza nella propria mente e seguire il consiglio di Chris, doveva farsi aiutare da Hyunjin. La mattina dopo si svegliò con il telefono che squillava e lui completamente intontito che lo cercava con la mano.
"P-Pronto?"
*Minho?*
Oh cazzo. Il suo primo pensiero. È Jisung. Il suo secondo pensiero. Il bacio di ieri sera. Il terzo pensiero. Oddio che dovrà dirmi. Il quarto pensiero.
"Ehi Ji!"
Ma quanto era stupido, si erano appena baciati e tutto quello che sapeva dirgli era ehi. Purtroppo doveva rivedere le sue critiche alle tattiche amorose di Hyunjin e Changbin perché non era poi tanto meglio.
*Ti devo parlare di ieri sera.*
Oh no, ma perché così in fretta? Perché subito? Non gli dava nemmeno il tempo di pensarci, ma Minho non era il campione olimpionico dei cento metri in ragionamento, aveva bisogno di riflettere sulle cose. Okay, niente panico, aveva tutto sotto controllo. E se fosse stato arrabbiato con lui? Sì ricordava l'espressione ferita con cui lo aveva guardato, cosa doveva fare?
"Dimmi."
*Quello che ho fatto ieri sera è stato uno sbaglio, un gesto impulsivo. Non avrei dovuto, mi dispiace, hai fatto bene a respingermi. Non volevo rendere le cose... Complicate.*
"No Ji aspetta, io non volevo-"
*No non importa, è tutto okay. Ho capito. Non sentirti in colpa, lo immaginavo già. Dammi solo un po' di tempo per metabolizzare.*
"No ehi ascoltami!"
*Ho bisogno di un po' di tempo da solo per sistemarmi, non ci vedremo per un po'.*
E gli attaccò il telefono in faccia, lasciandolo completamente spiazzato, esattamente come la sera prima. Ma cosa diavolo era appena successo?
[...]
Seungmin lo aspettava fuori dal solito bar accanto al ristorante dove lavorava. Dopo la chiamata di Jisung aveva cercato per giorni in ogni modo di contattarlo o incontrarlo, ma non c'era stato verso. Il giorno prima, mentre stava appostato sotto casa sua, era stato beccato da Seungmin che lo aveva fulminato.
"Si può sapere che diavolo gli hai fatto? Perché sei qui? Vuoi fare altri danni?"
Confuso, Minho gli aveva chiesto cosa intendesse e Seungmin gli aveva spiegato che Jisung si era chiuso in sé stesso, non voleva più uscire né vedere nessuno se non lui e Jeongin, ma quelle volte che erano stati da lui non aveva detto una parola. Sembrava sempre immerso nei suoi pensieri e non voleva che nessuno lo aiutasse, cercava di fare tutto da solo, ma si rifiutava ancora di usare il bastone e quindi graffi e lividi avevano di nuovo fatto la loro comparsa. Sembrava voler di nuovo dimenticare che fosse cieco e fingere che tutto fosse normale, che lui fosse normale, diventava nervoso se si nominava la sua condizione. Perplesso, Minho gli aveva chiesto se gli avessero chiesto qualcosa o se sapessero perché si comportava così, ma Seungmin si era limitato a dirgli di trovarsi il giorno dopo per parlare. Ed ora eccoli qui, solo loro due. Non prometteva nulla di buono. Non erano partiti con il piede giusto la loro conoscenza, la cosa era migliorata quando Jisung li aveva riammessi nella sua vita, ma era tragicamente crollata dopo quella notte e Minho lo aveva capito da come Seungmin lo aveva fulminato. Infatti quando lo vide gli riservò il suo migliore sguardo seccato, di quelli che gli regalava molti mesi prima.
"Ehi."
"Mi spieghi che cosa sta succedendo quindi? Ti ha detto qualcosa?"
"Intanto comincia con un ciao e poi dovrei essere io a chiedertelo. Che diamine gli hai fatto? Da un giorno all'altro è tornato lo stesso Jisung che abbiamo riportato a casa dall'ospedale."
Minho spalancò gli occhi, sorpreso, ripensando al ragazzo che aveva conosciuto mesi prima alla clinica e poi a tutti i cambiamenti che gli aveva visto fare, che avevano fatto insieme. Come se fossero spariti. Perché lui aveva avuto paura e lo aveva deluso.
"Mi sa che ho fatto un casino..."
Seungmin, che lo fissava a braccia incrociate appoggiato all'angolo al muro del locale, si lasciò sfuggire una risatina sarcastica.
"Ma non mi dire."
"Potresti smettere di essere te stesso per cinque minuti e cercare di essere utile?"
Che pazienza. Sapeva che doveva chiedere di chiamare anche Jeongin, era l'unico modo per mediare tra loro, era come se entrambi mettessero su un muro verso l'altro e la comunicazione era impossibile. Tuttavia, Seungmin decise di stupirlo. Sì tirò su dritto, sciolse le braccia e cancellò l'espressione sarcastica dal viso, assumendone una più seria.
"D'accordo. Che è successo?"
Wow, lo stava davvero ascoltando! Era forse la prima volta che avevano una vera conversazione e Minho non era convinto che fosse la persona giusta con cui parlarne, tuttavia ricordò le parole di Changbin e Jeongin. Non fidarti della sua apparenza, sotto è una persona diversa. E Minho aveva bisogno di qualcuno che lo potesse aiutare a capire e in quel momento Seungmin gli sembrò l'unica scelta possibile, perciò gli raccontò tutto. Della serata con gli altri, del balcone, del bacio. Seungmin lo ascoltò in silenzio e quando finì sospirò.
"Ti rendi conto di che cosa hai fatto vero?"
Minho lo guardò confuso.
"Cosa? Che ho fatto?"
"Prima gli dici che vorresti potesse vederti e lui reagisce così perché è la cosa di cui soffre di più. Poi quando si fa avanti lo respingi. Ji ha un pensiero fisso nella testa, che non sarà mai più come tutti gli altri, lo pensava già prima figurati ora che è cieco. Così gli hai fatto pensare che la sua condizione sia il problema, ecco perché fa così. Sta cercando disperatamente di essere normale, di credersi normale, vuole accelerare i tempi e farcela da solo, ma implicitamente ha smesso di nuovo di accettarla."
Minho stava per dire qualcosa, ma ammutolì. Purtroppo il discorso di Seungmin aveva senso, aveva senso la domanda che gli aveva fatto Chris al telefono e il discorso di Jisung prima di buttargli giù la chiamata. Che cosa aveva combinato?
"Ma io... Non è questo il problema. Lui non c'entra nulla."
"Ci mancherebbe altro. Tu non hai idea della persona meravigliosa a cui stai rinunciando."
Lo disse in un modo strano, un tono pieno di risentimento che suonò vagamente amaro e triste. Stava immaginando tutto? Minho aveva già sentito quel tono uscire dalla bocca di Changbin.
"Seungmin ma tu... Provi qualcosa per Jisung?"
Seungmin ci pensò un momento, poi lo guardò serissimo.
"Sì."
"C-Come? Ma da quando?"
L'altro mantenne un po' il silenzio poi rise.
"Da mai, però sembravi così convinto che volevo vedere la tua faccia come avrebbe reagito. Ne valeva la pena."
Minho ebbe la forte tentazione di tirargli un scarpa, ma fece dei profondi respiri.
"Devi essere contento che sia uno scherzo, non avresti speranze contro di me con Jisung, lo conosco troppo bene."
Minho incrociò le braccia e lo guardò con un sorrisetto sornione.
"Questo sarebbe da vedere, in questi mesi chi è stato con lui? E chi lo ha convinto a farvi tornare?"
Si scambiarono un'occhiataccia.
"Comunque no, non provo qualcosa per Jisung, è il mio migliore amico, il pensiero sarebbe assurdo, sarebbe come per te pensare di stare con Hyunjin. Ma non per questo tengo a lui meno di te, fenomeno, quindi vedi di risolvere questo casino che hai fatto. E se sbagli un'altra volta non ti permetterò più di avvicinarti a lui, sappilo. Ti sono grato per quello che hai fatto, ma non ti giustifico se gli farai del male."
In cuor suo, per quanto potesse non andarci d'accordo, Minho si rendeva conto che Seungmin era un vero amico. Seungmin si sarebbe messo in mezzo tra lui e Jisung, a costo di farsi odiare da lui, se avesse percepito che Minho potesse fargli del male. Seungmin aveva messo in pausa la sua vita per stare accanto al proprio amico. Seungmin era la persona che chiunque avrebbe voluto accanto a qualcuno, Minho doveva ammettere che il pensiero di lui che si prendeva cura di Jisung lo faceva sentire meglio, ora che lui non poteva vederlo, che non sapeva come stesse, finché aveva Seungmin e Jeongin non sarebbe mai stato solo. Anzi, forse loro lo facevano stare meglio di lui in quel momento, il pensiero lo faceva sentire un po' male. Abbassò lo sguardo e calciò un sassolino, frustrato.
"Non volevo fargli del male, mi è preso il panico."
"Sì lo so, sei cotto marcio." Minho fece per ribattere, ma Seungmin lo fermò. "Non negare ti prego, saresti ridicolo. Lui non è messo meglio. Non so quale sia il tuo problema, ma risolvilo. Ho detto più volte a Jisung scherzando che sei un coglione e lui mi smentisce sempre, lo fa in modo serio, ci crede davvero. È riuscito a innamorarsi di te senza nemmeno poterti vedere. Io amo avere ragione, ma in questo caso non costringermi a dirgli che glielo avevo detto perché in quel caso te la farò pagare."
Fece una pausa, abbassando un po' la guardia.
"La cosa più importante è che capisca che non importa un accidenti se è cieco e che sei innamorato di lui, anche se è così. Devi fargli capire che non è un ostacolo la sua cecità, che può stare con te anche se è così. E che questa cosa non sarà mai un problema per te. È fondamentale, devi ricordartelo. Potrai avergli detto che è il tuo posto sicuro e tante altre cose, ma Jisung ha un trauma verso la sua condizione, qualsiasi sospetto che possa portargli via qualcosa che ama viene ingigantito e diventa un macigno, annulla tutto il resto, è troppo convinto che nessuno potrà davvero sopportare il peso di averlo vicino. Se ci aggiungi che è sempre stato insicuro sarà certo che tu non solo non lo ricambi perché è lui, ma anche perché non è come gli altri. Per questo cerca di dimostrare che può farcela, forse pensa che così potrai cambiare idea. Ha dovuto rinunciare a tutto ciò che amava perdendo la vista, dovrai essere chiaro, non potrai lasciargli nessun minimo dubbio. E devi essere sicuro di quello che fai, Jisung sarà sempre fisicamente fragile, se decidi di prendertene cura ti conviene esserne certo perché altrimenti ti farò pentire di avermi conosciuto. Se non ce la fai dillo subito, così soffrirà una volta sola, sono stato chiaro?"
"Messaggio ricevuto."
"Bene." Fece una pausa, riflettendo. "Ha ricominciato a suonare sai? L'ho sentito, lo fa di nascosto, non vuole che noi lo ascoltiamo, ma lo fa ed è merito tuo. Sarei un idiota a non riconoscere cosa sta succedendo e che cosa rappresentate l'uno per l'altro, per favore non fare cazzate e sistema questo casino."
E detto questo, Seungmin se ne andò facendogli promettere che avrebbe risolto le sue "paranoie mentali" per mettere a posto le cose.
[...]
Quella sera stessa decise di chiamare Hyunjin. Doveva assolutamente risolvere quelle che Seungmin aveva chiamato paranoie mentali e poi tornare a chiarire le cose con Jisung, doveva farlo prima che fosse troppo tardi e il minore tornasse davvero a chiudersi nella stanza buia, ma senza di lui questa volta. Doveva raggiungerlo fuori prima che trovasse un altro posto dove nascondersi dove non poteva più trovarlo. Sapeva che aveva un debito enorme verso di lui, se la sua vita aveva ricominciato a girare era merito suo, ma non era questo che lo muoveva. Non era più la gratitudine a muoverlo. Non era più il bisogno di sentirsi necessario che lo riportava da Jisung. Non era più questo.
"Provo qualcosa per Jisung."
Hyunjin e Felix, a quella confessione, alzarono gli occhi al cielo in modo teatrale.
"Alleluia." Commentò Hyunjin con un sorriso e un sospiro.
"We did it, finalmente l'hai capito." Si aggiunse Felix unendo le mani in preghiera.
"Quindi cosa ci fai ancora qui? Perché non vai a dirglielo?"
Ecco. Qui sorgeva il problema. L'enorme, gigantesco, mastodontico problema e Minho doveva capire come dirglielo senza ricevere improperi e insulti dai suoi amici. Non che gli importasse in realtà, ma in quel momento si sentiva più insicuro del solito, una sensazione spiacevole che non gli piaceva.
"Non ci riesco... Ho fatto un casino e ora lui mi evita e io non... So come sistemare..."
I due fidanzati lo guardarono confusi e poi si scambiarono uno sguardo.
"Che è successo?" Gli chiese Hyunjin.
Minho non perse tempo e gli raccontò tutto, dall'inizio fino alla chiacchierata con Seungmin. Ormai aveva abbattuto il muro di riservatezza con loro, in quell'ultimo anno aveva imparato la sensazione di leggerezza che confidare i propri pensieri ai suoi amici gli dava e aveva imparato a includerli nella sua vita, glielo aveva insegnato Hyunjin, e mai come ora aveva bisogno di loro. Quando concluse il racconto Felix fece per aprire bocca, ma Hyunjin gli appoggiò una mano sulla spalla e scosse la testa. Sorrise al suo ragazzo e poi guardò Minho con lo stesso sorriso, che tuttavia poi divenne uno sguardo molto serio.
"Min ascoltami bene. Come puoi pensare che sia troppo presto per andare avanti? Hai amato Seongjun hyung per quattro anni, senza mai farti indietro, anche se lui non ti ha mai ricambiato. Gli sei stato vicino anche quando si trovava una nuova relazione e solo alla fine hai provato a distaccarti stando con Jaeyoon, ma neanche con lui sei riuscito a superarla, gli sei rimasto fedele anche quando ti chiamava fratellino e respingeva i tuoi gesti affettuosi fingendo di non rendersene conto. Credi davvero che non sapesse?" Fece una pausa, guardandolo in modo eloquente. "Quando ami qualcuno tu lo ami davvero, qualsiasi cosa accada, ma per innamorarti di qualcuno questa persona deve davvero essere importante per te. Non sei una persona facile, Dio, non lo sei per niente. Come puoi pensare che sia stato veloce? O semplice? Se è successo è perché Jisung è in un qualche modo speciale per te."
Gli appoggiò le mani sulle spalle, come faceva sempre Felix, e lo guardò dritto negli occhi.
"Quindi è il momento di mettere la parola fine al passato e andare avanti. È il momento che tu dica a Seongjun hyung cosa provavi, gli chieda scusa, gli dica quello che vuoi dirgli e vada avanti."
Persino Felix si voltò a guardarlo confuso.
"Ma ti sei bevuto il cervello Jin? È morto da quasi un anno."
Ma Hyunjin sorrise in un modo che non gli piacque e si limitò a dire che sapeva cosa fare. Non era mai rassicurante quando Hyunjin sapeva che cosa fare, questo pensò Minho mentre il suo migliore amico lo convinceva a trovarsi davanti a casa sua la mattina dopo. Minho non riuscì a dormire pensando a che cosa lo aspettava il giorno dopo, facendo mille congetture su che cosa Jin potesse aver organizzato e come pensava di risolvere il problema. Non gli disse nulla, nonostante le sue insistenze, non volle scucirsi e nemmeno Felix. Nonostante le sue insistenze e minacce di tornare a casa, venne zittito da entrambi e trovandosi in minoranza e non in possesso della macchina che li stava conducendo, non poté ribattere più di tanto. Cominciò a capire quanto raggiunsero la destinazione e scesero dalla macchina, riconosceva chiaramente quel posto.
"Sei serio?" Gli chiese scettico, incrociando le braccia.
"Serissimo. Taci e vieni, mi ringrazierai alla fine."
Il cimitero era silenzioso, non c'era nessuno, in effetti chi frequenterebbe un cimitero di mattina durante il weekend? Solo loro. Minho non veniva in quel posto dal giorno del funerale, ormai era quasi un anno e non gli era mancato. Riconosceva le tombe, la strada, gli alberi in lontananza, riconosceva tutto il percorso che aveva fatto con indosso l'abito nero a lutto e quelle poche silenziose lacrime che non volevano smettere di cadere, la mano di Hyunjin che gli accarezzava la schiena e gli occhi dei genitori di Jun e di Soyeon puntati addosso. Non avrebbe mai e poi mai voluto essere lì, se fosse stato per lui non ci sarebbe mai tornato. Sulla tomba c'era la foto di un ragazzo che ancora trovava bellissimo e su quel marmo aleggiava ancora quel pensiero che ci aveva lasciato durante il funerale. Quella foto avrebbe dovuto essere la sua. La sua tomba, il suo funerale. Hyunjin lo spinse con la mano verso la tomba e gli sorrise.
"È il momento di chiudere con il passato. Forza, digli quello che devi dirgli, togliti questo peso."
"Tu non stai bene. Dovrei parlare alla sua tomba?"
"Se vuoi uscire finalmente da quella stanza e andare a cercare Jisung sì, devi farlo."
Si guardarono un po', aspettando che uno dei due abbassasse lo sguardo e cedesse a quella guerra silenziosa, ma prima che potesse farlo, Felix si mise in mezzo.
"Noi ci allontaniamo, prenditi il tuo tempo, quando vorrai saremo all'ingresso. Vieni Hyunie."
Hyunjin cercò di ribattere, ma il biondo si limitò a guardarlo e lo zittì, prendendolo per mano e portandoselo via con sé. Minho rimase da solo davanti ad una tomba che non visitava dal giorno in cui era stata costruita. Non vedeva quella foto di Jun da allora e ricordava perfettamente quando fosse stata scattata, gliel'aveva scattata Hyunjin il giorno della sua laurea. Minho ricordava perfettamente di essersi ubriacato quella sera ed essere andato vicinissimo a dirgli quello che provava per lui, ma quella stessa sera Seongjun aveva conosciuto Soyeon che era diventata la sua ragazza. Diede un calcetto ad un sasso e sbuffò, si sentiva così stupido, perché stava lì?
"Jin non sta bene, ti sembra normale che voglia che parli alla tua tomba? Come se tu potessi sentirmi." Si bloccò, ma cosa stava facendo? Davvero stava dando retta a Hyunjin e stava parlando ad una tomba? Eppure... "Vorrei che tu potessi sentirmi, avrei sempre voluto che mi ascoltassi, ma il problema era che io per primo non parlavo. Magari tu lo hai sempre saputo, ma io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo. Sono un vigliacco, ma tu hyung sei uno stronzo, perché non mi hai mai detto niente? Lo sapevi che morivo per te, so che lo sapevi, perché hai sempre fatto finta di niente? E venivi anche a dirmi quando uscivi con una ragazza nuova, che bastardo... Però ero pazzo di te, non immagini neanche quanto. Pensavo che non potesse mai esistere nessuno che avrei amato quanto te eppure adesso c'è questa persona..." Si infilò le mani nei capelli e scosse la testa. "Ma che sto facendo? È così stupido... Mi manchi Junie. Tu ora sapresti che cosa dirmi per farmi capire che cazzo succede nella mia testa, magari ora sarei capace di essere tuo amico e basta. Mi manchi da morire e non sarebbe così se quella notte non avessi insistito per tornare. Non saresti lì se non avessi messo me stesso prima di voi due, pensando solo a me come faccio sempre. Come faccio ad andare avanti con questo peso? Come faccio ad accettare di essere felice quando tu non ci sei più ed è colpa mia?"
Si lasciò cadere seduto a terra e appoggiò la testa sulle ginocchia, dopo un minuto sentì due presenze sedersi ai suoi lati e appoggiargli un braccio sulle spalle. Felix tirava su con il naso discretamente, appoggiandogli la testa sulla spalla, il solito dolce emotivo.
"Se avessi saputo cosa sarebbe successo avresti insistito per tornare?" Gli chiese Hyunjin.
"No."
"E se avessi saputo che quella macchina stava arrivando avresti fatto qualcosa per fermarla?"
"Certo."
"E allora di che cosa ti incolpi ancora Min? Non è stata colpa tua, nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo. Se quell'auto non ci fosse stata Jun hyung sarebbe ancora vivo e avremmo avuto solo qualche graffio. E se il giorno dopo la pioggia ci avesse fatto uscire di strada sarebbe potuta finire allo stesso modo. Hai sofferto e ti sei colpevolizzato abbastanza Min, è il momento di lasciarlo andare."
"Tutti hanno diritto di ricominciare e di essere di nuovo felici hyung. Non sei un assassino o un criminale, non hai ucciso nessuno, sei una persona gentile. Se tu e Jisung vi siete conosciuti forse è un segno che devi andare avanti."
Minho nascose il viso sulle ginocchia e decise che quella sarebbe stata la seconda e ultima volta che avrebbe pianto davanti a quella tomba. Avevano ragione loro, era arrivato il momento di uscire dalla stanza del passato e tornare a vivere nel presente, c'era qualcuno che lo stava aspettando e lo aveva fatto attendere anche troppo.
[...]
Seungmin e Jeongin lo aspettavano all'angolo della palazzina con un aspetto loschissimo, ma mai losco quanto quello di Minho che si guardava intorno come un ladro pronto ad infiltrarsi in una casa e svaligiarla. Aveva il terrore che Jiwoo o i signori Han potessero vederlo nei paraggi e aveva già potuto constatare che la dottoressa aveva capito che il cambiamento del figlio era dovuto a lui e a lavoro lo trattava molto freddamente. Una sera lo aveva chiamato nel suo ufficio e gli aveva detto che lei non era solita mescolare lavoro e vita privata perciò non lo avrebbe mai e poi mai cacciato senza che avesse fatto nulla alla clinica, ma che sapeva che che la causa di quel cambiamento drastico del figlio era lui e che fuori da quel posto loro non avevano più nessun rapporto. Datore di lavoro e dipendente, erano solo questo. Gli aveva anche fatto capire che fosse pentita di essersi fidata di lui. Non era certo che l'avrebbe lasciato avvicinare. I due ragazzi più giovani gli fecero segno di avvicinarsi in fretta.
"Finalmente, dove ti eri cacciato?" borbottò Seungmin.
"C'era traffico!"
Jeongin li guardò entrambi con uno sguardo eloquente.
"Non cominciate a discutere, non abbiamo tempo da perdere. I signori Han sono usciti, Jisung ci sta aspettando, è il momento. Ti ricordi il piano vero hyung?"
"Certo, devo essere il più silenzioso possibile."
"Tira fuori il felino che è in te Lee Minho."
"Prego?"
"È una battuta di Changbin."
Jeongin richiamò la loro attenzione e li invitò a concentrarsi e prestare attenzione. Il piano era semplice, quel giorno i due avevano chiesto a Jisung se potevano andare a casa sua e lui aveva accettato. Non sapeva che avevano chiamato con sé anche Minho con l'intenzione di introdurlo di nascosto in casa e poi lasciarli soli. Minho aveva cercato di avvicinarsi a Jisung dopo quel giorno al cimitero, ma l'altro non ne aveva la minima intenzione. Lo aveva evitato in ogni modo possibile, non gli aveva nemmeno aperto quando si era presentato a casa sua quasi sfondando la porta a pugni. Jeongin e Seungmin amavano Jisung e sapevano che quel gesto era pericoloso, che se fosse andata male si sarebbe arrabbiato con loro, ma quando Minho li aveva chiamati e supplicati di aiutarlo avevano accettato. Entrambi volevano avere fiducia in lui anche questa volta, persino Seungmin, credevano nel fatto che Minho potesse renderlo felice. Erano pronti a rischiare con lui. Gliene era davvero grato. Quando Seungmin suonò il campanello e annunciò che erano arrivati, il cancello venne aperto e così anche la porta. Raggiunto il piano dove stava l'appartamento degli Han, Minho vide Jisung attendere gli amici sulla porta. Era dimagrito ancora e i capelli se possibile erano ancora più spettinati. Non aveva un aspetto sano e c'era un grosso livido sul suo gomito. Sembrava né più né meno quel ragazzino spaurito che aveva incontrato alla clinica tanti mesi prima, solo un po' più consapevole di quello che aveva intorno, e Minho avvertì un senso di disagio nel petto a pensare che tutto ciò era stata colpa di un suo errore. Di nuovo. Un suo stupido errore.
"Ehi siamo qui."
"Entrate."
Jisung si fece da parte e Seungmin gli si affiancò, accompagnandolo dentro con finta disinvoltura e ricevendo un verso stizzito dall'altro. Jeongin seguì a distanza, fece cenno a Minho di entrare e chiuse la porta alle loro spalle. Mentre Seungmin portava Jisung verso il salotto, Jeongin gli indicò la stanza del ragazzo e gli fece segno di andare. Minho attraversò il corridoio in punta di piedi e si infilò nella stanza dalla porta accostata, cercando di non fare il minimo rumore. Si posizionò in un angolo e rimase in attesa. Ci vollero circa dieci minuti prima di vedere la porta aprirsi e Jisung entrare, seguito dagli altri due. Aveva addosso una delle sue magliette giganti e un paio di jeans altrettanto larghi, i suoi capelli erano spettinati come sempre e i suoi occhi grandi ed espressivi come li aveva ricordati in tutto quel periodo lontano da lui. Era sempre così bello, anche nei suoi vestiti da casa, Minho si rese conto di pensarlo già da quella notte a casa sua e provò lo stesso desiderio di allora, allungare le mani e avvolgerlo tra le braccia, affondare il viso nel suo collo e stringerlo, scoprire per bene come fosse sotto quelle sue felpe giganti. Forse, in fondo, avevano sempre avuto ragione Changbin e Felix. Forse, in fondo, era un uomo anche lui e aveva gli stessi pensieri di ogni uomo attratto da un'altra persona. Jeongin e Seungmin si guardarono e poi insieme lo spinsero verso l'interno, si voltarono e uscirono in fretta. Jisung indietreggiò, colto alla sprovvista da quel gesto, si voltò verso la porta e fece per raggiungerla, ma Minho fu più svelto e si mise in mezzo. Jisung gli finì addosso e aderì al suo corpo, sussultando per quella presenza che non aveva calcolato.
"Minie che stai-" Stava dicendo, ma poi si bloccò, annusando l'aria vicino al suo collo, appoggiando le mani sulle sue braccia. "Non sei Seungmin. Sei... Minho?"
Per tutta risposta Minho gli appoggiò il mento sulla spalla e gli avvolse le braccia intorno.
"Ciao Jisung."

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One Step Closer || Minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora