2. Solo un periodo

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Parigi, luglio 2023


C'erano due cose che Anais non riusciva proprio a reggere: la troppa confusione e l'alcol. E quella sera era riuscita a ottenere il massimo punteggio da entrambe le parti.

Aveva raggiunto il bagno del locale appena prima che la nausea diventasse insostenibile. Era rimasta lì per istanti interminabili, le spalle esili scosse dai conati e le tempie che ronzavano, fino a quando l'intero contenuto della cena non fu sul fondo del lavandino.

Un rivolo d'acqua fredda prese a scorrere lungo la superficie lucida. La ragazza si affrettò a ripulire il viso e la bocca dal retrogusto amaro lasciato dalla crisi. Levò lo sguardo verso lo specchio e si ritrovò a fissare uno spettacolo desolante. I capelli biondi le ricadevano flosci sulle spalle. Il volto appariva sbavato da due aloni scuri che le erano colati agli angoli degli occhi. Era pallida, dannazione, troppo pallida. E poi, da quando aveva gli zigomi così pronunciati?

«Nanà?»

Una ragazza dalla pelle bruna e i folti ricci era appena entrata all'interno del bagno. Anais si voltò di scatto. Era solo Nancy.

«Si può sapere che cosa ti prende?» sbottò l'amica.

Anais si sentì sprofondare. La testa le girava in maniera insopportabile. «Voglio andare a casa.»

Nancy sospirò, le mani sui fianchi robusti mentre la fissava con i grandi occhi bruni e gentili allo stesso tempo. Quello sguardo ferì la ragazza molto più di qualunque parola carica di delusione avesse potuto rivolgerle. Ancora una volta toccava all'amica tirarla fuori dai guai, alla stregua di una sorella maggiore. Proprio lei, che più di ogni cosa voleva rivendicare il suo diritto a essere adulta e indipendente.

«Ti riaccompagno.» Il tono dell'amica non ammetteva repliche.

Anais fece per muovere un passo in avanti, ma una nuova scarica di conati la costrinse a chinarsi ancora una volta sul lavandino. Avvertì le dita di Nancy spostarle i capelli dietro la nuca e la sua presenza al proprio fianco, paziente, in attesa che la crisi passasse.

«Scusami, non volevo che mi vedessi così.» Anais tossì, lottando contro un rigurgito di lacrime che in quel momento le affiorò agli angoli degli occhi.

«Va tutto bene, tranquilla.» Nancy le accarezzò la schiena. «Che ti sta succedendo, Nanà?»

«Non è niente, solo un brutto periodo.»

«Un brutto periodo che va avanti da oltre un anno mi sembra un po' troppo lungo per i miei gusti.»

«Be', intanto ringrazia il cielo di essere riuscita a portarmi fuori di casa...» Anais fece per spostarsi verso l'uscita del bagno, ma di colpo le ginocchia sembravano diventate come di gelatina.

Perse l'equilibrio in preda alle vertigini e per poco non andò a sbattere contro il lavandino, se Nancy non l'avesse presa al volo appena in tempo.

«Tu stanotte dormi da me. Non accetto proteste» tagliò corto lei con decisione.

Poi tutto sprofondò nel buio.

****

Fu risvegliata dalla tenue luce del sole ormai alto che le accarezzò le guance. Anais impiegò diversi secondi prima di gattonare verso il telefono abbandonato sul comodino e scoprire che era quasi mezzogiorno. Il suo campo visivo mise a fuoco l'esercito di action figures schierate tra gli scaffali di una libreria colma di libri e manga. Era a casa di Nancy, ma non sembrava esserci traccia dell'amica.

Quanto cavolo aveva dormito?

«Nancy?»

Anais scivolò fuori dalle coperte e scoprì che il vestito della sera precedente era stato sostituito da una tuta grigia che le andava troppo larga. Trovò Nancy seduta al tavolo del salotto, intenta a scrivere sul suo portatile. A giudicare dall'interfaccia grafica, stava aggiornando il blog.

La promessa dello StregoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora