13. Invito all'Opéra

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Anais impiegò una manciata d'istanti prima di rendersi conto che quanto stava accadendo fosse reale. L'espressione di puro terrore stampata sul volto di Tristan, la luce calda dei lampioni che illuminava la sua pelle non più perlacea ed evanescente. La lama della falce premuta sul suo collo vulnerabile. E quell'inquietante ragazza sbucata fuori dall'oscurità, che ora squadrava tutti loro con aria famelica.

«Chi sei? Che cosa vuoi da noi?»

La voce di Nancy sfondò a pugni la cappa di tensione che era calata all'improvviso all'interno del vicolo deserto.

«Sono qui per conto del mio capo, il professor Xavier Bertrand. A quanto pare, qui c'è qualcuno che ha trasgredito i suoi ordini» spiegò la sconosciuta in tono tagliente. La sua voce era bassa e roca, poco più del ringhio di un gatto selvatico.

«Non conosciamo nessun Bertrand, ma in compenso ti posso assicurare che se non lasci subito il nostro amico, giuro che mi metto a urlare come una pazza!» Nancy mosse un passo in avanti, i pugni chiusi e lo sguardo fiero.

La ragazza scoppiò in una risata roca. «Scusate, temo che mi sia sfuggito il fatto che all'epoca del vostro amico si faceva chiamare in un altro modo. Vi dice niente il duca di Rochefort?»

Un brivido ghiacciato percorse l'intero vicolo, quasi come se tutto a un tratto avesse preso a spirarvi all'interno una brezza invernale. Eppure quella ragazza armata di falce sbucata dal nulla e la precisione con cui aveva catturato Tristan, quasi sapesse che di lì a poco sarebbe passato uno spettro proprio in quel punto, non lasciava alcuno scampo.

Era stato un errore fatale portare i conti d'Albignac lontano dalla loro casa, nella speranza di restituirli a un'esistenza che ormai non gli apparteneva più. E ora ne avrebbero pagato le conseguenze, tutti quanti.

«No!» Anais avvertì le ginocchia cedere, la fronte di colpo ricoperta di sudori freddi. «Non è possibile! Il duca di Rochefort è morto agli inizi dell'Ottocento, ci sono fonti storiche che lo dimostrano.»

«Di certo la reputazione di un uomo capace di vivere quattrocento anni non è credibile, giusto?» il sorriso famelico sul volto della sconosciuta si allargò ancora di più, fino a illuminare un piercing incastonato al centro del labbro inferiore. «Il mio capo ha cambiato identità innumerevoli volte, man mano che il suo potere cresceva. Ora si fa chiamare Xavier Bertand, e posso assicurarvi che gode di ottima salute. E, visto l'impegno che ci state mettendo per aiutare questi poveri sventurati a ritrovare la retta via, ha deciso di darvi un piccolo aiuto. Soprattutto a te, Anais.»

«Come diavolo fa a sapere chi sono?» Ora la ragazza appariva davvero spaventata.

L'altra estrasse una busta di carta da una tasca del cinturone che portava stretto intorno alla vita sottile e la lanciò ai suoi piedi. «Il professore ci tiene a essere sempre informato sullo stato degli affari con i suoi clienti. È importante far capire loro che non li abbandonerebbe mai, neanche a distanza di secoli.» Rimase per un istante a sondare l'espressione terrorizzata sul volto di Tristan, quasi godesse nel percepirlo così fragile e inerme tra le sue braccia, al punto che sarebbe bastata la minima pressione sulla sua gola candida per ucciderlo. «Avanti, aprila.»

Anais lanciò un'occhiata disperata intorno, per poi soffermarsi sulla busta di carta in attesa sul selciato. Non aveva scelta, lo sentiva vibrare in ogni singola cellula del suo corpo. Quella pazza avrebbe ucciso Tristan, se solo avesse provato a disubbidirle. Doveva giocare al suo gioco mossa dopo mossa, e sperare di sopravvivere.

Si chinò a raccogliere la busta con le mani che tremavano. Dentro c'era un biglietto per l'Opéra. Era il Don Giovanni di Mozart. Una coincidenza così perfetta che per un attimo la ragazza avvertì un conato di bile ribollire in fondo alla gola.

«È per domani sera alle 21» spiegò la sconosciuta. «Il mio capo si premurerà che tu venga da sola.»

Anais tremò. Le sue labbra si incurvarono appena, incapace di sostenere gli sguardi attoniti dei suoi amici. 'Mi dispiace tanto' avrebbe voluto gridare.

«Sia come vuoi» rispose invece in tono deciso. «Domani sera. Alle 21. Da sola.»

«Sapevo che eri una ragazza ragionevole.»

L'altra abbassò la falce. Tristan collassò sulle proprie ginocchia, sconfitto e allucinato. Nel suo sguardo freddo si leggeva l'orrore senza fine di aver contagiato un'altra persona innocente con la stessa maledizione che da secoli lo incatenava alla sua fredda vita eterna. Quanti ancora avrebbero dovuto pagare, per il suo assurdo egoismo?

La ragazza cancellò il cerchio di sale con la punta degli anfibi, e subito il giovane ritornò a essere incorporeo. Si avvicinò ad Anais, portando con sé una densa fragranza di bagnoschiuma mista a nicotina.

«Cerca di non fare scherzi. Io tornerò, quando meno te lo aspetti. Sarò il tuo spettro personale» le sussurrò in un orecchio, in modo che solo lei potesse udirla.

Poi svanì, inghiottita dalle stesse tenebre che l'avevano sputata fuori.

Rimase solo il silenzio, cupo e carico di imbarazzo, all'interno del quale nessuno di loro avrebbe mai più potuto sentirsi al sicuro.

Da quel momento in poi, avrebbero potuto giocare solo a carte scoperte. E ogni mossa sbagliata sarebbe potuta costare molto cara. Qualcosa che andava ben oltre la vita stessa.

**** E con stasera facciamo la conoscenza di Zoè, un personaggio che darà non pochi problemi ai nostri protagonisti

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**** E con stasera facciamo la conoscenza di Zoè, un personaggio che darà non pochi problemi ai nostri protagonisti. Che ve ne pare?

Confesso che sto facendo parecchia fatica ad andare avanti a scrivere questa storia, è un periodo davvero molto intenso a livello lavorativo e personale, per cui ci sono stati momenti in cui davvero volevo annunciare lo stop e proseguire nella pubblicazione in tempi più lieti. Conoscendomi, e soprattutto tenendo conto di quei pochi lettori che stanno seguendo le avventure di Tristan e Anais sin dall'inizio, ho però deciso di andare fino in fondo. Non so ancora che cosa ne sarà della loro storia, ma l'importante è arrivare alla fine di questo viaggio insieme. Spero di essere all'altezza, e che le storie pubblicate sulle piattaforme online non diventino un piacevole ricordo del passato.

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Un abbraccio e buon inizio settimana!

Vostra,

F.

La promessa dello StregoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora