Capitolo 5.

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Il van dei BNKR44 correva lungo l'autostrada deserta, la notte ancora giovane rifletteva le loro risate stanche mentre tornavano ad Empoli dopo un festino che segnava la fine di quel tour molto importante per loro. Stanchi ma ancora carichi di adrenalina, alcuni accesero il proprio telefono per osservare un po' delle storie in cui erano stati taggati ore prima, curiosi di rivivere i momenti della serata attraverso le storie di Instagram.

Fares, con gli occhi pesanti ma la mente vivace, scorse una storia che lo fermò di colpo."Guarda chi c'è qui," esclamò, passando lo smartphone a Faster con un sorriso complice. C'era lei, tra un gruppo di ragazze, il suo sguardo magnetico ancora vibrante di quel fascino che aveva catturato la sua attenzione.
Faster iniziò a osservare attentamente il profilo della ragazza per provare a conoscerla un po' meglio e l'unica conseguenza di questa sua azione comandata probabilmente dal solito interesse passeggero per qualcuno fu solamente l'aumentare della voglia di conoscerla.
"Frate ti sei bloccato?" scherzò Caph che era seduto alla sua sinistra
"Non ti ascolta, è inutile" continuò Fares
"Tipico di Faster"

Una volta tornato a casa, il ragazzo corvino si buttò immediatamente sul letto senza neanche cambiarsi i vestiti, prese il telefono e... cazzo, qual era il suo nome?
Avrebbe voluto cercarla su qualche social per poterla seguire e poi conoscere ma non riusciva a ricordare il nome. Di certo non poteva chiederlo a Fares, chissà che viaggi si sarebbe fatto. E adesso?
Faster passò tutta la notte a guardare storie su storie dov'era stato taggato finché non ritrovo quella famosa storia. Lei era tra le sue amiche, con lo sguardo luminoso e il sorriso contagioso. Il cuore di Faster si fermò per un istante, mentre il tempo sembrava congelarsi intorno a lui. In quel momento capì che lui doveva conoscere quella ragazza che, per qualche ragione inspiegabile, sembrava tanto simile a lui, o meglio, alla parte che teneva nascosta da tutti gli altri.
Forse erano stati gli occhi della rossa ad averglielo fatto intendere, forse la freddezza con cui lo aveva trattato e a cui lui non era mai stato abituato.
Selene...la sua stella. Lui doveva sapere di più.

Erano passati giorni dal concerto e Selene stava sempre di più apprezzando quella musica che prima non si sarebbe mai immaginata

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Firenze è magica. Girare tra le sue strade ha sempre avuto un potere calmante su tutti quei pensieri che spesso avevano la meglio su Selene. La sua psiche tormentata aveva sempre trovato quell'imperturbabile serenità in quella città che vedeva ancora con gli occhi affascinati di una turista, essendosi recentemente trasferita lì. Quella sera l'avrebbe passata ad Empoli, in compagnia di Pia, Francesca e Maria in vista dell'esame che avrebbero avuto il giorno seguente, ma per farlo avrebbe dovuto prendere un pullman. Il solo pensiero di dover passare 30 minuti in un mezzo pubblico tra tanta gente quasi angosciava Selene, che però avrebbe fatto di tutto pur di rivedere le sue care amiche. Prima di raggiungerle però, scelse di concedersi una passeggiata nel centro storico di quella meravigliosa città., la quale non smetteva mai di ammaliarla: i suoi colori, i suoi profumi, la sua storia; Selene riusciva a percepire le storie, i racconti ed i segreti di coloro che albergavano in quel luogo.

Il tempo però scorre come i granelli di sabbia scivolano in una clessidra di vetro, e Selene, vedendo avvicinarsi l'orario d'arrivo del pullman, decise di incamminarsi.

La giornata volgeva a termine, ed il cielo, ormai esausto dal suo continuo splendere, si incupì; divenne uno specchio del sentimento interiore che albergava nello spirito di Selene, così viva fuori... così morta dentro.

Grigie nubi iniziarono a macchiare il cielo, ed i tuoni, causando un enorme trambusto, annunciarono il temporale che ora si stava rovesciando sulla terra, bagnando quei sanpietrini e coloro che ci si muovevano sopra.

Selene si maledisse per non aver portato un ombrello, ed allungando il passo, riuscì a raggiungere la fermata al coperto più vicina, sedendosi, bagnata fradicia, e supplicando tra sè e sè che non le venisse un malanno.

Da qualche angolo recondito, Selene si sentì bruciare uno sguardo sulla pelle, uno sguardo indefinito, incognito, al quale però non fece caso, preoccupandosi di scrollarsi di dosso la maggior parte dell'acqua che le impregnava i vestiti. Voltandosi poi, Selene si ritrovò seduto di fianco,  sulla panchina della fermata un volto familiare, uno sguardo che aveva avuto la capacità di scaldarla in diverse altre occasioni.

"Pare che il destino non voglia separarci, stella"

Selene catalogò quella voce, riusci a smistarlarla e comprese.

"Attiri l'attenzione, stella, ti ho guardata tutta la sera"

Quel ragazzo dagli occhi profondi, il ragazzo del concerto.

"È ormai la terza volta che ci incrociamo così, sembrerebbe anche quasi ridicolo chiamarla casualità" esclamò la rossa.

"Come mai da queste parti?"

"Studio a Firenze, anche se non sono di qui, aspetto il pullman per Empoli per raggiungere delle ragazze con cui ero al concerto" rispose la rossa osservando davanti a sé lo scroscio d'acqua provocato dall'acquazzone.

I due ormai non più troppo sconosciuti parlano molto quel giorno, risero e si trovarono concordi in molte cose. Era una strana sensazione quella che stava provando Selene, si sentiva a suo agio.
Seduti sotto la pensilina della fermata del bus, Selene e Faster cercavano di proteggersi dalla pioggia incessante. Le gocce si infrangevano rumorosamente sul tetto di plastica trasparente, creando una musica ipnotica che sembrava accompagnare il ticchettio dei loro pensieri. La rossa tirò fuori il telefono per controllare l'ora, sperando che il bus non tardasse troppo.
"E tu, l'ombrello non sei abituata ad usarlo?" commentò con un mezzo sorriso, tentando di rompere il silenzio, espirando il fumo della sigaretta.
"Solitamente non è necessario un ombrello a
Maggio."
"Beh...il tempo può sorprendere" aspirò profondamente dalla sigaretta e poi espirò il fumo lentamente, guardando le nuvole all'orizzonte nel cielo che ormai stava imbrunendo.
"Non penso che ci siamo presentati, sai? Io sono Andrea." Finalmente gettò la sigaretta e rivolse il suo sguardo ghiacciato alla ragazza dai capelli di fuoco.

GELO || a Faster's storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora