Capitolo 8

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Da una stella inaspettata

Selene cercò di ignorare con tutte le sue forze quel nomignolo con cui il corvino era ormai solito chiamarla.

"E di cosa scrivi?", chiese curiosamente Selene.

"Metto per iscritto quelle cose che di notte non mi fanno riposare tranquillo, quelle che mi fanno stare male o quelle che mi fanno provare un senso di tranquillità nel caos quotidiano. Beh, stavolta cercavo solo di parlare di una persona che ultimamente pare che il destino voglia farmi costantemente trovare tra i piedi", spiegò Andrea, facendo sorridere timidamente Selene, la quale rispose ridendo: "Sparli di me nelle tue canzoni? Racconti di quando ti ho detto che la vostra musica mi faceva pena?"

"Non ti piace essere trattata da musa, Selene?" , disse Andrea guardandola negli occhi.

Ancora una volta, Selene cercò di allontanare lo sguardo, perdendosi nel vuoto.

"Ognuno ha bisogno di un qualche tipo di valvola di sfogo, al contrario, la vita diverrebbe un inferno", affermò Selene, per poi guardarlo. "Perchè proprio la scrittura e non altro?"

Prima di rispondere, Andrea si fermò a pensare per qualche secondo.

La vita sarebbe un inferno.

Forse senza te, Selene

Aprì poi bocca: "Fin da piccolo mi sono sempre rifugiato nella scrittura. Non amavo aprirmi con gli altri, rendermi vulnerabile agli occhi degli altri, far in modo che sapessero cose che prima o poi mi avrebbero sputato contro, così le raccontavo a fogli di carta. La scrittura ha sempre fatto ordine tra quei fili sconnessi nella mia testa, mi ha sempre dato la possibilità di conoscermi dentro, di capirmi. E' come se la penna, lasciando linee nere sul foglio bianco, mi guidasse verso un mondo più consapevole, un mondo dove posso mettermi a nudo senza temere le conseguenze, è come una catarsi."

Selene lo ascoltò interessata, rapita. "Scrivi di cose tanto personali per evitare che gli altri ti giudichino, ma poi le rendi pubbliche."

"Le rendo pubbliche perchè tanta gente, per quanto possiamo sentirci soli, in realtà attraversa le stesse emozioni, le stesse sofferenze. Le condivido perchè nel dolore non si è mai soli."

Dolore.

Selene aveva a cuore quel tema.

Quella sensazione era ormai diventata una sua cara compagna che proprio non voleva lasciarla in pace e la rossa si era quasi abituata alla sua presenza, per quanto estenuante fosse.

"Non si è mai soli nel proprio dolore, dici bene, ma ci si sente sempre tremendamente soli. Si ha la costante preoccupazione di essere sbagliati, di essere un peso per gli altri; ma sì, hai ragione, non siamo mai soli."
Selene si incantò a guardare due bimbi che giocavano poco più avanti la panchina su cui erano seduti, rimpiangendo e quasi invidiando la spensieratezza e l'innocenza di quell'età, quando l'unica preoccupazione era quella di dormire con tutti i propri peluche per evitare che nessuno si offendesse.

Crescendo, Selene si era ritrovata costantemente seduta, intrappolata, su una sedia posta al centro di una stanza buia, senza spiraglio di luce alcuno, senza una mano a cui stringersi o una via d'uscita. Certo, le ragazze conosciute all'università la stavano portando fuori da quel buio, che si era sempre più infittito con il passare degli anni, con gli avvenimenti di quella nottata...

Le ragazze le erano state di enorme aiuto, ma Selene sentiva costantemente la presenza di una parte mancante, un qualcuno che la completasse veramente.

"Non volevo angosciarti, scusami", disse Selene al corvino, pentendosi delle parole appena dette.

Andrea si voltò di scatto. "Angosciarmi, dici? Affatto. Mi piace parlare con te."

Ci furono dei secondi di silenzio, interrotti da Andrea

"Non sentirti mai a disagio a parlare con me, stella mi piace ascoltarti. Mi sento a mio agio con te."

Selene lo guardò negli occhi con un sorriso timido, per poi nascondersi, poggiando la testa sulla sua spalla.

"Anche io sto bene con te, Andrea."

Il resto del pomeriggio volò.

La compagnia di Andrea faceva solo che bene a Selene, si capivano a vicenda e quel ragazzo, sebbene si conoscessero ancora poco, sembrava essere disposto a fare a metà con il dolore della rossa. Sembravano essere l'uno la buona stella dell'altra.

Andrea si fermo a pensare a quella scena con un sorriso dolce.

Mi ci potrei quasi abituare, pensò.

Il tutto venne però interrotto da una chiamata del manager dei bnkr44, Ghera, il quale richiedeva la sua presenza per un'idea improvvisa di uno dei ragazzi per un pezzo. Andrea rispose velocemente, promettendo di arrivare il prima possibile.

"Devo andare," disse poi rivolgendosi a Selene, con un tono di dispiacere, "ma non ti lascio andare da sola, è buio. Ti accompagno."

Si avviarono insieme verso la casa di Selene.

La notte era calda e tranquilla, con la brezza estiva che accarezzava dolcemente le strade. Andrea e Selene camminavano fianco a fianco lungo il marciapiede, illuminati dai lampioni continuarono a scherzare e ridere; i loro passi erano in perfetta sincronia mentre attraversavano la strada e svoltavano l'angolo. Il suono delle loro risate risuonava lungo i vicoli, mescolandosi al canto lontano dei grilli e al fruscio delle foglie.

Arrivati davanti all'ingresso, con le luci del portone che gettavano un caldo bagliore sui loro volti, Andrea si fermò e disse: "Non credi sia arrivato il momento di smetterla di incontrarci così?"

Selene scoppiò in una risata sincera, poi rispose: "Hai ragione." Senza esitazione, afferrò sfacciatamente il telefono di Andrea, digitò velocemente il suo numero e glielo restituì con un sorriso.

Mentre Selene apriva il portone e si preparava a entrare in casa, Andrea la guardò con un misto di ammirazione e sorpresa. "Sei piena di sorprese, stella," esclamò, vedendola sparire oltre la soglia.

Selene si voltò per un ultimo sguardo, regalando ad Andrea un sorriso enigmatico prima di chiudere la porta.

GELO || a Faster's storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora