Capitolo 13

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Le mani di Andrea stringevano forte il volante della macchina che lo guidava verso Selene.

Agosto era arrivato, e con lui i mille concerti del tour estivo che lo costringevano a stare lontano dalla sua ragazza dai capelli di fuoco, che purtroppo non era riuscita a seguirlo a causa dell'ultimo esame della sessione estiva.

Erano passati 15 giorni dall'ultima volta che l'aveva vista, dall'ultima volta che aveva sfiorato le sue labbra e gustato il suo sapore.
Gli mancava il contatto con la rossa, il suo profumo, sentirla parlare del più e del meno durante le loro lunghe camminate in campagna, accompagnati da Akkhen, il suo cane.

Schiacciò il piede sull'acceleratore per far sì che la distanza che ancora li separava si dissipasse nel minor tempo possibile.
Andrea spostò lo sguardo sul sedile passeggero su cui Selene era solita sedersi e che ora ospitava un mazzo di rose rosse avvolte in una nuvola di organza su cui spiccava un bigliettino ripiegato con cura; quel giorno non era un giorno come un altro, era la data che coronava il loro secondo mese insieme.

Al solo pensiero, Andrea sorrise distrattamente mentre dalla radio risuonava l'ennesima hit estiva, un sorriso che si illuminò non appena vide il balcone su cui, quella sera di cui conservava gelosamente ancora il dolore ed i ricordi, tutto iniziò davvero.

Parcheggiò, scese dall'auto con i fiori in mano e si diresse velocemente verso il campanello di casa di Selene, una veloce sistemata ai vestiti, poi suonò.
Alla porta, dopo pochi secondi arrivò lei, la quale, all'oscuro di tutto, venne travolta dall'immagine e dal profumo del ragazzo.
Le si illuminò il volto, spalancò la porta e gli lanciò le braccia al collo, "Andrea!", urlò. Lui la strinse forte, appoggiando delicatamente i fiori sul mobiletto all'entrata e lasciando che le gambe della rossa gli cingessero i fianchi, portandola dentro casa come fosse una bimba.

Si strinsero come se non volessero lasciarsi andare, come se la paura di quella distanza, anche se breve, li tormentasse anche ora che si tenevano stretti, uniti come se fossero una persona sola.

Andrea le lasciò un caldo bacio sotto l'orecchio prima di sussurrarle: "Mi sei mancata. Mi era mancato tutto questo."

Selene sentì le sue guance andare a fuoco, Andrea la lasciò andare, prendendole poi il mento con due dita, prima di unire nuovamente le loro labbra.

Quanto gli era mancato.
Questo contatto.
Questo sapore.
Questo profumo.
Quanto gli era mancata lei.

La sensazione del suo sorriso sulle labbra era un qualcosa che, era convinto, prima o poi lo avrebbe mandato all'inferno.

Una volta staccati, Andrea riprese il mazzo di fiori, porgendolo a Selene, la quale dovette radunare tutto il suo autocontrollo pur di non baciarlo ancora.

"Ti ho preso questi" disse lui, facendole notare il bigliettino.
Selene lo aprì e una lacrima le rigò il viso, accompagnata da sorriso timido.

Più ci stiamo accanto, più avrei voglia di cucirti su di me.

Selene lo guardò per poi far affondare la sua faccia nel suo petto, "Non voglio stare più così lontana da te", disse lei; Andrea le lasciò un bacio dolce sulla testa, facendo scivolare la sua mano lungo la sua schiena, "Buon mesiversario stella", le disse, per poi baciarla ancora e ancora.

Quella ragazza sarebbe stata la sua condanna.

Andrea la allontanò solleticandole leggermente il fianco, tanto da farla ridere, la guardò negli occhi e poi le disse con un sorriso: "Vai a prepararti, ho una sorpresa per stasera."

Quel giorno, oltre a essere il loro mesiversario, era il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, e dopo un lungo viaggio in macchina, passato a cantare a le loro canzoni preferite e a chiacchierare, erano arrivati a destinazione.
Andrea le aveva aperto la portiera e le aveva preso la mano per guidarla fino al luogo della sorpresa.
Un campo con un telo steso a terra con un cestino poggiato sopra con all'interno il contenuto della loro cena.

Selene lo guardò con un sorriso pieno, alzandosi sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia: "Auguri anche a te, Andrea."
Consumarono la cena tra risate e tanta intesa, fino a quando il sole non tramontò definitivamente, lasciando il posto a quella notte così speciale, che passarono stesi a contare le stelle, a cercare di scrutarne qualcuna cadente.
Selene si accoccolò al suo petto, lasciando che le sue dita tracciassero dei cerchi sull'addome del corvino: "Certo che un paio di candele potevi metterle!" ridacchiò sarcastica lei; Andrea aggrottò la fronte facendo finta di essersela presa, per poi darle un pizzicotto sul fianco e risponderle: "Ho già una meraviglia stella accanto, ci pensi tu ad illuminare tutto."
Selene rise: "Ma smettila!", ma lo sguardo di Andrea divenne d'un tratto serio: "Davvero, sei splendida stasera, lo sei sempre. Non capisco cosa abbia fatto di buono per averti qui con me."
Selene arrossì.

Tutto questo era così perfetto da farle paura, da non sembrarle reale. Si era innamorata in passato, o almeno, così si era illusa; non aveva mai trovato qualcuno così; non aveva mai trovato un amore che la facesse sentire ascoltata, che la facesse sentire importante per qualcuno.
Andrea non la faceva sentire sbagliata, strana; non le dava l'impressione che lei avesse qualcosa fuori posto, che fosse rotta. Andrea in quel poco tempo aveva aggiustato un cuore che non aveva rotto, amandola quasi delicatamente, come se si stesse prendendo cura di una farfalla.
Selene, da due mesi a quella parte, era solita ringraziare chiunque le avesse mandato quell'angelo nella sua vita, l'uomo che aveva accanto e che voleva restasse per sempre

Gli lasciò una morbida carezza sul volto prima di unire le loro labbra in un tenero bacio; riuscivano entrambi a sentire quanto amore e passione fluisse tra i due, quanto speciali fossero diventati l'uno per l'altro in così poco tempo. Le dita di Andrea si intrecciarono tra i capelli rossi della ragazza, avvicinandola ancora di più a sé e quando sentì un lieve gemito lasciare le labbra di Selene e rimbombare contro di lui, il suo cuore si fermò.

Il suo cuore smise di battere per così tanto tempo che temette di morire.
E lo avrebbe accettato.

Lascio correre le mani su di lei mentre Selene era troppo impegnata a perdersi contro le sue labbra, a giocare con i suoi capelli.

Quel contatto aveva perso ogni forma di innocenza, aprirono gli occhi e si guardarono per un attimo che sembrò eterno.
I loro corpi in fiamme l'uno contro l'altro, gli occhi incatenati.
Lei sopra di lui. Lui sopra di lei.
Sarebbero bruciati all'inferno quella notte.
E non vedevano l'ora.

La sensazione di quei vestiti ancora addosso era simile all'orticaria, era opprimente e sembrava quasi privarli di ossigeno, se ne liberarono.
Rimasero soli quella notte, illuminati dalla fioca luce della luna e scaldati dal solo calore della loro pelle, dei loro corpi che si muovevano come in una danza l'uno contro l'altro.

Tutte le stelle che attraversano il cielo durante la notte di San Lorenzo portano con loro la speranza di una promessa.

In quella calda notte di Agosto, Selene ed Andrea chiesero alle stelle di fermare il tempo, di far durare quella notte in eterno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27 ⏰

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