Prologo

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Prologo


Si dice che l'amicizia tra un uomo e una donna non esista. Non è chiaro il motivo di questa convinzione, né perché la gente sia così ostinata nel non credere che al mondo esistono cose che non possiamo vedere, proprio come tanti "perché" che, a volte, non hanno una spiegazione.

Non deve esserci necessariamente una ragione, no?

Allora smettiamola con questi pregiudizi, impariamo ad amarci di più, a sostenerci, a farci un complimento ogni tanto, indipendentemente dal fatto che siamo uomini o donne.

Annika Larusso, alias Nika, era una dei pochi a credere fermamente che tra un uomo e una donna potesse esistere un legame profondo, ben diverso dall'amore romantico o dalla semplice attrazione fisica. Credeva in quell'amicizia pura e incondizionata che supera le barriere del genere, quella folle energia condivisa con qualcuno che ti porta a vivere le più stravaganti avventure, l'importanza di avere qualcuno con cui ridere fino alle lacrime, fare maratone di film sotto una coperta e persino litigare per sciocchezze solo per il gusto di riconciliarsi. Quel tipo di amicizia in cui ci si può prendere a calci, a pugni e farsi la guerra di puzzette sotto le coperte, senza perdere mai il rispetto reciproco o la gioia di stare insieme.

Sapeva che, prima o poi, avrebbe trovato l'amico giusto, colui che ti sostiene soprattutto quando stai crollando, che ti è accanto pur non essendoci fisicamente, che sa ascoltare i silenzi e comprendere i perché non detti.

Nonostante le voci contrarie e i pregiudizi diffusi, era determinata a dimostrare che un'amicizia tra uomo e donna non solo era possibile, ma poteva essere una delle relazioni più belle e arricchenti della vita. Con il cuore aperto e la mente curiosa, era pronta a incontrare chiunque volesse condividere con lei un pezzo di strada, senza etichette o aspettative, solo con la voglia di vivere e crescere insieme.

Per ora si accontentava della compagnia dei suoi genitori, che le insegnavano ogni giorno il valore dell'amore, divenendo il suo punto di riferimento.

Si erano conosciuti tra i banchi del liceo. Provarono ad essere amici, ma il loro fu da subito un legame diverso, uno di quelli che provocano lo tsunami nello stomaco.

Chi ha mai detto che esistono solo le farfalle?

Sua madre, Genevieve, ma per tutti Viv, era una bellissima donna semplice, sempre molto curata e in ordine, di conforto con chiunque. Aveva i capelli ondulati della stessa tonalità del cioccolato al latte e due occhi più verdi dello smeraldo. La bocca era spesso ricurva in un ampio sorriso che mostrava al mondo, lineare e bianco.

Il padre, David, era altrettanto affascinante, con la sua figura alta e slanciata. I capelli corvini tagliati al pettine gli conferivano un aspetto sbarazzino, mentre i suoi occhi marroni sembravano la terra più pura. Il pomo d'Adamo era vistoso e attraente e dava profondità alla sua voce.

Durante un tranquillo pomeriggio di studio, Viv e David si ritrovarono da soli nella biblioteca della scuola. Fuori, il sole filtrava attraverso le grandi finestre, creando giochi di luce che danzavano sui vecchi tavoli di legno e sugli scaffali pieni di libri. L'aria era calma, riempita solo dal leggero fruscio delle pagine sfogliate e dal ticchettio della penna di David sul quaderno.

Viv gli stava spiegando un passaggio difficile di letteratura inglese, e mentre parlava, David non poté fare a meno di perdersi nei suoi occhi verdi. Quel momento fu diverso da tutti gli altri; non erano più solo compagni di classe, ma due persone che si guardavano con una nuova consapevolezza.

Il cuore di David batteva forte e prima che potesse fermarsi a riflettere, si chinò su di lei e la baciò.

Fu un bacio delicato, quasi timido, ma pieno di emozione. Viv rispose con un sorriso, le guance leggermente arrossate, e poi rise, una risata leggera che riempì tutta la stanza.

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