Capitolo 2

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Capitolo 2


Le terapie che seguirono furono una tortura. Non tanto nelle prime fasi, perché Nika continuava a non sentire le gambe, ma poco a poco divennero dolorose, come mille lame taglienti che ti trafiggono senza pietà.

All'inizio, il dolore era concentrato sulla schiena; sembrava che ogni movimento fosse un supplizio insopportabile. Poi, con il passare dei giorni, la sensazione di bruciore e pressione si spostò sulle caviglie, come se delle radici di fuoco si estendessero dalle ossa fino ai piedi.

Nika, sempre più frustrata, lanciava sguardi impazienti e commenti mordaci al fisioterapista.

«Che senso ha tutto questo, se non riesco nemmeno a muovermi?» sbottava.

Gli scleri erano diventati una costante nella sua routine. Anche quando Iago, con la sua pazienza infinita, cercava di consolarla, lei era incline a scaricare su di lui la sua angoscia.

«Non capisci niente, Iago! Tu non sei qui con me quando sento questo dolore incessante!».

Nonostante gli scoppi d'ira, Iago non si fece mai scoraggiare. Riusciva a vedere oltre la collera e l'esaustione di Nika, comprendendo la sua lotta interiore. Ogni sera, dopo una lunga giornata di lavoro, andava a trovarla, portando con sé piccole sorprese e parole di incoraggiamento.

Quando Nika riuscì finalmente a sentire un lieve pizzicore sul piede, un'esplosione di gioia si fece strada tra le sue lacrime e il suo dolore. Iago le prese la mano e la strinse, come se stesse condividendo il peso di ogni passo faticoso.

Un pomeriggio particolarmente carico di tensione, i due decisero di fare una prova cruciale: alzarsi dal letto. La paura di cadere era tanta, un timore che paralizzava ogni muscolo. La determinazione, però, era più forte. Con un respiro profondo, Nika afferrò le mani di Iago, cercando il sostegno e la sicurezza che solo lui sapeva offrirle. Il pavimento freddo le avvolse i piedi in un abbraccio inatteso. I brividi le percorsero la schiena come onde di energia elettrica, e il cuore batteva così forte che quasi temeva le fuoriuscisse dal petto.

«Ce la posso fare» mormorò a se stessa, mentre il pavimento sembrava farsi più solido sotto i suoi piedi.

La paura non era scomparsa, ma ora era accompagnata da una nuova consapevolezza: ogni passo, per quanto incerto e doloroso, era una vittoria. Fissò Iago negli occhi e, per la prima volta dopo tanto tempo, un sorriso autentico si fece strada attraverso la sua espressione. Fece leva sulle ginocchia, sentendo le articolazioni scattare sotto il peso del corpo. Strinse i denti fino a farli scricchiolare, cercando di sopportare il dolore lancinante che si irradiava dalle ossa, un fuoco sordo che sembrava minacciare di abbatterla. Le gambe tremavano e ogni muscolo sembrava protestare contro lo sforzo fisico.

Traballante e avvolta dal timore di fallire, si erse in piedi, la schiena curva come se il peso del mondo gravasse su di lei. Provò un senso di vulnerabilità, eppure non c'era nulla che potesse fermarla.

Iago si allontanò leggermente, il volto illuminato dal sorriso radioso che rifletteva una felicità sincera. Una lacrima di speranza bagnava gli occhi della sua amica, mentre lo sguardo era un misto di incredulità e trionfo. Il silenzio che riempiva la stanza si caricò di elettricità, una grande intensità che accentuava ogni battito di cuore e ogni respiro affannato.

«Che guerriera!» la applaudì lui, la voce piena di orgoglio e ammirazione.

«Non ci posso credere! Ma è vero?» si emozionò lei, con le lacrime che le rigavano il viso e un sorriso incredulo che le apriva le labbra. La sua voce tremava e l'emozione era tangibile, come se stesse vivendo un sogno ad occhi aperti.

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