Un giorno mi alzai e quando andai a fare colazione vidi un gruppetto di ragazzi,io andai dall'altra parte della sala perché ero sicura che sarebbe successo qualcosa con quelle persone.Ma c'era una cosa che rendeva la sua situazione ancora più insopportabile:un ragazzo che non perdeva occasione per tormentarmi.Lui si chiamava Tommaso, un detenuto con una storia turbolenta alle spalle e un atteggiamento arrogante.
Nonostante il suo comportamento molesto,cercavo di mantenere la calma. Ero determinata a non permettergli di abbattermi.Un giorno,durante l'ora d'aria, Tommaso si avvicinò a me con uno sguardo malizioso.
"Ancora qui, eh? Non ti stanchi mai di sperare?"le disse con tono sarcastico.
Io lo guardai dritto negli occhi, cercando di nascondere la sua frustrazione."La speranza è l'unica cosa che mi tiene viva," risposi con fermezza."Non te la darò vinta."
Ma quel giorno qualcosa cambiò. Un nuovo guardiano era stato assegnato alla loro sezione,un uomo di mezza età con un'aria comprensiva.Aveva osservato le dinamiche tra i detenuti e notato il comportamento di Tommaso. Decise di intervenire discretamente.
Alla fine dell'ora d'aria,mentre tutti i detenuti tornavano nelle loro celle, il guardiano si avvicinò a me"Tieni duro,"mi sussurrò con un sorriso incoraggiante."Le cose stanno per cambiare."Non sapevo cosa aspettarmi, ma sentì una scintilla di speranza accendersi dentro di me. Forse, finalmente,qualcuno stava dalla mia parte.Mi avvicinai al veicolo, cercando una via per liberare Sara.
Vedendo Marco avvicinarsi, rabbrividii di speranza.Marco, con gesti rapidi e precisi, aprì con cautela la serratura del portellone posteriore del veicolo.
Non appena il portellone si aprì, cercai di spostarmi verso di lui, ma le mani legate e la posizione scomoda me lo impedirono. Marco si chinò, afferrandomi delicatamente per i polsi, e con un paio di forbici tagliò le corde che mi tenevano prigioniera.
"Stai bene?" mi chiese sottovoce, guardandomi negli occhi.
Annuii, sentendo le lacrime di sollievo riempirmi gli occhi."Sì, grazie a te.""Non è ancora finita. Dobbiamo andarcene prima che qualcuno si accorga," rispose Marco, aiutandomi a uscire dal veicolo.
Con passi rapidi ma silenziosi, ci allontanammo dal veicolo, dirigendoci verso il bosco che offriva una copertura sicura. Il mio cuore batteva forte, ma la presenza rassicurante di Marco al mio fianco mi dava la forza di continuare a camminare.Ogni ombra sembrava un possibile pericolo,ma Marco rimaneva vigile, pronto a proteggermi.
Dopo aver camminato per quello che sembrava un'eternità, finalmente raggiungemmo un piccolo rifugio nascosto tra gli alberi. Marco aprì la porta e mi fece entrare, chiudendola rapidamente dietro di sé."Qui dovremmo essere al sicuro per un po'," disse, cercando di calmare il respiro affannoso. "Ora dobbiamo pensare al prossimo passo."
Ancora tremante, mi sedetti su una vecchia sedia. "Non so come ringraziarti, Marco. Se non fossi stato tu..."
Marco mi sorrise, mettendomi una mano sulla spalla. "Non preoccuparti."Ce la" faremo insieme".