capitolo 3°

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La notte passò lentamente, ogni ticchettio dell'orologio sembrava allungarsi all'infinito. Non riuscivo a dormire,troppo agitata dalle parole del guardiano."Le cose stanno per cambiare,"ripetevo a me stessa, cercando di afferrare il significato nascosto dietro quella frase.Ma cosa poteva significare davvero?
Al mattino,durante la colazione,cercai di osservare ogni minimo dettaglio, ogni sguardo dei miei compagni detenuti, ogni gesto dei guardiani.Tutto sembrava normale,o almeno quanto può esserlo in un luogo come quello.Tuttavia,c'era una tensione nell'aria che non riuscivo a spiegare.
Più tardi, mentre lavoravamo in officina, il guardiano che mi aveva parlato il giorno prima passò accanto a me.Con discrezione,mi infilò un piccolo pezzo di carta nella tasca del grembiule.Attesi finché non fossi sicuro di non essere osservato, poi lo aprii lentamente. Dentro c'era scritto solo un orario: 22:00. Nulla più.
Il resto della giornata fu un susseguirsi di ipotesi e congetture.Mi sentivo come se fossi in una pentola a pressione, ogni minuto che passava aumentava l'ansia e l'eccitazione.Cosa sarebbe successo alle 22:00?Era un piano di fuga?O forse un incontro segreto con qualcuno dell'esterno?
Quando finalmente le luci si spensero e il silenzio cadde sul carcere,il mio cuore batteva all'impazzata.Alle 21:55 ero già sveglio e pronto.Puntuale come un orologio,alle 22:00 sentii un leggero rumore metallico fuori dalla mia cella.La porta si aprì lentamente e il guardiano apparve nell'ombra, facendomi cenno di seguirlo.
Camminammo furtivamente attraverso i corridoi bui, evitando le telecamere di sorveglianza.Ogni passo era un'ulteriore conferma che qualcosa di grande stava per accadere. Arrivammo infine a una porta di servizio, nascosta alla vista di tutti.Il guardiano la aprì e mi indicò di entrare.
Dentro, ad attendermi, c'era una persona che non avrei mai immaginato di rivedere."Ciao,"disse con un sorriso. "Sapevo che ce l'avresti fatta."Era mia sorella,che pensavo fosse scomparsa da tempo.
Le lacrime mi salirono agli occhi. "Ma come hai fatto?"
"Non c'è tempo per spiegare ora," rispose."Abbiamo poco tempo per uscire di qui. Seguimi."
E così iniziò la nostra fuga.Ogni passo era un'incognita, ma sentivo che per la prima volta dopo tanto tempo,avevo una possibilità di libertà.

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