Manuel da piccolino era un uragano di capelli ricci e vivacità. Per la gioia di Anita non stava mai fermo, era sempre impegnato a correre nel piazzale davanti casa sua o a giocare con le macchinine.
La madre non riusciva mai a tenerlo immobile per un secondo senza che lui si dimenasse, cominciasse a parlare, a ridere. Odiava guardare anche la televisione perché per lui stare fermo sul divano era una completa eresia, una perdita di tempo....Molto meglio correre con la sua piccola moto giocattolo!
Era molto raro, quindi, vederlo tranquillo, placido. Manuel era come una piccola montagna russa...piangeva, a volte, ma soprattutto rideva, rideva un sacco Manuel tanto che tutti lo descrivevano come il bambino più solare che avessero mai conosciuto.
E anche quel giorno era raggiante, seduto sul suo seggiolino nella macchina, mentre parlava con sua mamma Anita e gesticolava continuamente, le mani impossibilitate a restare ferme e il tono vivace.
Quel pomeriggio era più felice del solito perché era domenica e già la domenica di per sé era il suo giorno preferito, visto che non doveva andare a scuola, ma soprattutto stava andando dal suo migliore amico Simone che non vedeva da più di una settimana, visto che il minore si era ammalato...Un'eternità se chiedete a manuel.
Appena vide in lontananza la grande villa circondata dagli alberi verdi e rigogliosi, il moro cominciò a sbattere le mani per la contentezza "Fimo! Fimo ! Fimo! "
E Anita non potè che sorridere nel vedere suo figlio così felice e si sentì anche leggermente sollevata che Manuel aveva parlato di Simone ogni giorno di quella lunga settimana in cui erano stati separati, mettendo a dura prova la pazienza di Anita che amava l'amico di suo figlio ma non ne poteva più di sentirlo nominare.
"Si ora vai dal tuo Simo"
Parcheggiò la macchina per poi scendere insieme a Manuel e andare a salutare Floriana che li aspettava sorridente nel portico.
"Ciao Manu, Simo è in piscina raggiungilo" al sentire quelle parole, Manuel corse più veloce che potè, le labbra aperte in un sorriso ancora più grande.
Lo stesso sorriso che si smorzò appena vide il suo amico starsene seduto sul bordo della piscina con le gambe incrociate e un'espressione amareggiata.
"Fimo come ftai?" gli andò incontro il moro.
"Manu, ciao" il tono della voce era basso e debole, accennò un piccolo sorriso ma i suoi occhi erano spenti.
"Fimo, perché fei trifte?"
"Non sono triste"
"Fi che lo fei" il ditino di manuel gli si puntò contro mentre si sedeva vicino a lui.
"Non forridi con le foffette e gli occhi non ti luccicano. Fei trifte" appurò manuel come se la presenza o meno delle fossette associato alle emozioni del bambino fosse qualcosa di così evidente e logico.
Simone si girò colpito dalle parole del minore che era sempre attento a lui, incontrò lo sguardo dell'amico e i suoi occhi grandi si velarono di lacrime, si morse il labbro che aveva cominciato a tremare "Ieri ho sentito mamma e papà litigare, urlavano così tanto e si dicevano cose cattive, mi sono spaventato,n-non mi piacciono le urla"
Il piccolo Manuel a sentire quelle parole, posò la mano sul collo dell'amico e se lo tirò a sé in un abbraccio sconclusionato e disordinato che sapeva tanto di amore.
E Simone si sentì al sicuro con quelle braccine intorno a sé, molto di più di come si era sentito la giornata precedente in camera sua con tutte quelle urla che lo circondavano, e scoppiò in un pianto liberatorio.
Manuel stette fermo, permettendo al suo amico di sfogarsi.
In seguito, quando i singhiozzi si fecero meno frequenti, gli pose le mani delicatamente sul viso, facendolo alzare e poi, fronte contro fronte, lo guardò dritto negli occhi "Tu quando hai paura vieni da me. Ti faccio ridere tanto tanto tanto – le braccia si allargarono per esprimere meglio il concetto– e non c'è più pofto per le urla e la paura"
Simone lo guardò riconoscente mentre tornò tra le sue braccia.
Un paio di ore dopo Anita rimase scioccata quando lì andò a chiamare per la merenda e trovò Simone con la testa tra le gambe del figlio che dormiva in modo sereno, forse anche grazie alle carezze che Manuel gli stava lasciando tra i capelli.
"Ffh mamma, Fimo sta dormendo" la rimproverò il moro quando lei si avvicinò facendo scricchiolare le foglie sotto i suoi piedi.
Anita poteva giurare di non vedere Manuel così tranquillo da quando era in fasce e sperò nel suo cuore che quei due fossero legati per sempre, che Simone fosse sempre vicino a Manuel per donargli quella tranquillità, quella pace che il figlio non aveva con nessun'altro.
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nella tasca destra in alto - simuel
Fanfictionraccolta di os / piccole scenette di quei due