look at the stars look how they shine for you

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Ha un ricordo sfocato, Simone, delle serate che passava con Jacopo a guardare le stelle nella loro cameretta.

Quelle scene apparivano nitide nella sua testa solo grazie alle parole di Floriana che le conservava nella sua memoria con dolcezza e protezione. Le aveva raccontate più di una volta ad un Simone diciassettenne avido di conoscenze e di ricordi.

Gli aveva detto di come lui e il suo gemello condividessero questa passione innata per il manto celeste e di come, ancora bebè, passassero le serate estive nel passeggino con la testa sempre all'insù. In quelle serate non erano necessari giochi per intrattenerli; perfino Jacopo che, di solito, era il più vispo e vivace si calmava di botto.

Entrambi passavano le ore a guardare il cielo e le mille luci che lo affollavano, con le loro ditine le indicavano per poi girarsi, di tanto in tanto, l'uno verso l'altro e cominciare a ridere.

Quando, poi, avevano cominciato a parlare, avevano anche iniziato a dare nomi a quei puntini luminosi e a caratterizzarli con pregi e difetti come fossero personaggi di un loro gioco segreto.

Minorca era la stella preferita di Simone mentre Jacopo adorava Pluto.

Quella passione cresceva sempre di più tanto che Floriana si era ritrovata costretta a fissare sul soffitto della loro cameretta delle stelle di plastica che si illuminavano appena calava il sole.

Naturalmente non erano per nulla paragonabili alle bellezze del cielo ma per quei due bambini erano più che sufficienti.

Era diventata quasi una loro tradizione quella di confidarsi al buio della loro stanza, alla fine di ogni giornata, davanti a quel manto stellato.

Floriana si ricordava precisamente una sera in cui era passata vicino alla loro camera e li aveva spiati dalla porta socchiusa, con il desiderio di essere anche lei ancora più partecipe dell'affetto che quei due gemelli condividevano.

Rimembrava ancora Jacopo che, con la sua voce mezza impiastricciata dal sonno, aveva fatto una promessa a suo fratello "Mone, le vedi quelle due stelle che sono quasi attaccate? Siamo noi che non ci separeremo mai perché ti voglio benissimo e te ne vorrò sempre"

Simone a quel punto aveva sorriso "per sempre sempre" gli aveva confermato mentre stringeva il piccolo mignolo a quello di suo fratello.

Quel per sempre era, però, finito fin troppo presto, precisamente due mesi dopo quella sera quando una brutta meningite aveva strappato Jacopo alla sua famiglia, alla sua vita e alla sua altra metà.

Simone non ricordava quasi nulla di quelle sere passate ad ammirare le stelle ma una cosa gli era rimasta impressa, ne sentiva la nostalgia ogni volta che si ritrovava ad osservare il manto celeste.

Quella sensazione di completezza, di affetto, di avere vicino un'altra persona che rappresenta il tuo rifugio, la tua metà, il tuo posto nel mondo qualunque cosa accada.

Quella sensazione di calore e di casa lui non l'ha più sentita in tutta la sua vita, ha passato i restanti quattordici anni a ricercarla, a soffrirne la perdita, a piangere per ciò.

Le stelle nella sua camera erano state tolte poche settimane dopo la perdita di Jacopo poichè Simone, anche se ancora inconsapevole della gravità di ciò che era accaduto, si ritrovava a scoppiare in un pianto disperato appena vedeva quelle stelle di plastica e non c'era verso di calmarlo.

Floriana aveva finito per rimuoverle pur di non vedere più suo figlio con gli occhi arrossati, le guance paonazze e un dolore negli occhi che un bambino così piccolo non dovrebbe mai avere.

Da poco tempo, però, quelle stelle erano tornate.

Ce l'aveva portate un ragazzo riccio con un accento spiccatamente romano e un grande amore per Simone.

Quest'ultimo gli aveva confidato quella storia poche sere dopo che si erano finalmente messi insieme, dopo imprevisti e rincorse date dalla paura e dalla testardaggine.

E Manuel lo aveva stretto a sé durante quel racconto, lo aveva cullato sperando, in qualche modo, che le sue braccia potessero restituirgli quella protezione che aveva perso all'età di tre anni.

E poi si era presentato il giorno dopo a villa Balestra con le lucine in mano, le aveva attaccate sul soffitto con la complicità di Dante mentre Simone era agli allenamenti di rugby.

Aveva deciso di non dirgli nulla, voleva fosse una sorpresa. E così dopo aver condiviso la solita canna nella piscina vuota, erano saliti in camera, si erano preparati per andare a dormire e Manuel aveva aspettato pazientemente che Simone spegnesse la lampada.

In quel momento il moro avrebbe tanto voluto avere una sua luce personale per godersi alla perfezione l'espressione di Simone.

Ma, anche se nella penombra, era riuscito comunque a scorgere quegli occhi che tanto amava diventare sempre più grandi e farsi lucidi, la bocca aprirsi in un cerchio di sorpresa per poi chiudersi in un sorriso.

"Manu" aveva sussurrato con la voce tremante che lasciava presagire che da lì a poco si sarebbe potuta rompere in un pianto.

"So che nun è la stessa cosa, che questo non te ridarà indietro Jacopo ma ho pensato che, magari, così nun ti senti più solo, così ci può parlare comunque che mica lui ti ha abbandonato, è sempre a vegliare su di te da lassù"

Simone come risposta l'aveva baciato piano, un bacio che sapeva di gratitudine e di amore e poi si era lasciato abbracciare e cullare da Manuel mentre lacrime salate, che forse erano anche un po' di felicità, scorrevano sul suo viso.

E stretto in quell'abbraccio aveva pensato che il moro aveva ragione: poteva usare le stelle, il linguaggio suo e di Jacopo, per poterlo sentire vicino.

Quella stessa sera aveva capito che forse non si sarebbe mai più sentito completo senza Jacopo ma nelle braccia di Manuel si sentiva a casa come non lo era più stato dall'età di tre anni.

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