CAPITOLO 4

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Pensai spesso al quadro. Anzi, infestava la mia testa tutti i giorni tutto il giorno.

Cercai di distrarmi aiutando la mamma a lavoro, facendo i compiti, leggendo o analizzando i fiori nei parchi.

A scuola la situazione non era migliore: Zefiro, Adriano e il ragazzo-senza-nome mi assillavano senza tregua per sapere cosa era successo quel giorno. Cercavo sempre di evitarli in un modo o nellaltro, ma mi ritrovavo al corso pomeridiano di inglese con Adriano, a mensa con Zefiro e in corridoio con il terzo ragazzo.
Non avevo ancora scoperto il suo nome, ma non mi interessava, anche se lui tentava continuamente di dirmelo.

Passarono un paio di settimane e già non ero più quello nuovo: riuscii a diventare completamente invisibile. A parte per tre persone, ovviamente. Durante le ore di mensa mi rifugiavo nella libreria della scuola e cercavo qualcosa da prendere di nascosto e restituire non appena finito.

Presto anche Zefiro, Adriano e l'altro vennero a conoscenza del mio nascondiglio. Non importava però, poiché ero sicuro che cera un posto tranquillo dove poter leggere e rilassarsi: quel luogo misterioso nel bosco di cui mi aveva parlato Giuseppina.

Quello stesso pomeriggio decisi, finalmente, di andare a visitarlo.

Non appena la mamma uscì di casa per andare a lavoro preparai lo zaino con un libro, i compiti, un astuccio, una bottiglietta dacqua e una barretta al cioccolato. Una volta assicuratomi di essere fuori dalla vista della mamma, mi avviai.

A dire la verità, il bosco non mi sembrava più spaventoso come quando ero arrivato in città, quindi percorsi facilmente il sentiero senza preoccupazioni.

Nonostante mi fossi munito di libro, ero sicuro che quel pomeriggio non avrei letto, ma avrei visitato quel luogo e ne avrei osservato ogni singolo dettaglio.

Ad un certo punto mi si presentò davanti una struttura circolare di colonne in stile epoca Vittoriana, con al centro un macigno quadrato di marmo. Era scolpito con delle parole in latino difficili da decifrare. Passai delicatamente la mano sulle incisioni, in cerca di risposte. Non ottenni niente.

Improvvisamente udii un sordo colpo alle mie spalle e iniziai a correre, senza voltarmi indietro, quando realizzai che era solo uno stupido corvo. Ciò però non mi fermò: continuai a correre, finché non arrivai a casa completamente madido di sudore. Notai che non era passato molto da quando la mamma era uscita, quindi, invece di restare lì, andai a fare una piccola visita ai vicini.

Non mi preoccupai molto dei capelli disordinati o dellaspetto sottosopra.

Mi aprì Giuseppina con il solito sorriso stampato in faccia, ma quando notò il modo irregolare in cui respiravo per la lunga corsa gli scomparve, sostituito da uno sguardo preoccupato.

≪Oh, caro! Vieni, entra≫ mi trascinò dentro per la spalla.

≪Che cosa è successo?≫ Mi torturavo le mani, mentre ripensavo a ciò che avevo visto nel bosco.

≪Ho visitato quel posto. Quello di cui mi aveva parlato≫.

Vidi i suoi occhi spalancarsi per un attimo, prima che la sua faccia si riempisse di curiosità.

≪S-sei andato nellaltro lato? E E- e dimmi, comera?≫ Balbettò impaziente.

≪IoNon ho visto laltro lato, ho solo notato un grosso pezzo di marmo al centro di quelcerchio≫.

Annuiva persa nei pensieri mentre fissava un punto indistinto della stanza. ≪Non hai notato altro?≫ Ripensai alle incisioni sul masso. ≪Sì, ceranoCerano delle scritte in latino≫ lanziana riportò lo sguardo su di me.

Il Mistero dell'Altro LatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora