Fissavo quella frase da tutto il giorno, la controllavo e ne cercavo le parole sul dizionario. Tuttavia non ricordavo niente di quei due anni di latino, quindi non avevo la minima idea di cosa avrei dovuto cercare. Erano circa le 14:30 quando sentii suonare il campanello. Sapevo cosa aspettarmi, o meglio, chi aspettarmi. Controvoglia, mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta. Aprii e, proprio come avevo intuito, Adriano, Zefiro e il Ragazzo-Senza-Nome erano nell’uscio della mia casa. Ero tentato di chiudergli la porta in faccia, ma sapevo che erano lì per aiutare me. Con un sospiro raccolsi il mio zaino dalla tasca scucita, che ancora conteneva gli oggetti usati il giorno prima.
≪Me ne pento già≫ superai le loro facce sorridenti, avviandomi verso il bosco. Il Ragazzo dal nome sconosciuto mi raggiunse e per qualche secondo non disse niente.
≪In cosa ti stiamo aiutando, precisamente?≫ Camminava con le mani in tasca e fissava il pavimento.
≪Sto cercando di capirlo anche io≫.
Annuì come se gli avessi dato la risposta che si aspettava di sentire.
≪Senti, so che noi due non abbiamo proprio cominciato nel migliore dei modi…≫ Lo osservai sperando che non dicesse altro, ma continuò: ≪…Ma, be’, credo che potremmo essere buoni amici≫.
≪Perché volete così tanto essere amici con me?≫ Sperai di fargli notare quanto fosse inutile tentare di costruire una relazione con me, poiché non ne ero affatto interessato. Tuttavia, dopo la mia domanda, lui sembrò ancora più convinto.
≪Perché tu sei…speciale≫. Mi fermai di colpo, alla familiarità di quelle parole.
≪Che succede?≫
≪Niente, è che…non sei il primo a dirmelo≫
≪Probabilmente perché è vero≫. Un sorriso mi sfuggì dalle labbra. Forse non erano così male, dopotutto. Gli altri due ragazzi ci raggiunsero e, tutti insieme, arrivammo al cerchio.
≪Questo cos’è?≫ Adriano avanzò, sfiorando le colonne di marmo con la punta delle dita. Attraversammo l’erba alta dell’ampio giardino, per poi arrivare al masso. Attirai la loro attenzione, facendogli notare la scritta latina. Zefiro si avvicinò. Osservò attentamente le incisioni, cercando di individuare le lettere. Scosse la testa, ≪Non conosco la maggior parte delle parole≫. Il Ragazzo-Senza-Nome concordò con lui. Adriano, invece, si avvicinò e cercò di analizzare la frase.
≪Anĭmus ignis, tranquillitas aĕris, vigor terrae et intellegentia aquae clavis transitus ad alteram partem sunt≫, la pronunciò tutta d’un fiato, come se fosse la sua lingua madre. Iniziò poi a riconoscere le funzioni logiche e grammaticali di ogni parola, osservandone la desinenza.
≪So che ‘ignis’ significa ‘fuoco’...≫ Esitò un attimo prima di annuire convinto. ≪Credo che sia un genitivo≫, poi sorrise soddisfatto, ≪Scommetto che è collegato ad anĭmus!≫.
Un fruscio si sollevò alle mie spalle, ma non fui l’unico a notarlo. Zefiro si avvicinò ad un rampicante che cresceva innaturalmente veloce.
≪Ma che cazzo significa?≫ Il masso di marmo al centro del cerchio iniziò a girare, insieme alle colonne che circondavano il posto. Un vento energico si alzò, soffiando dalla parte opposta in cui girava il resto. Tentai di aggrapparmi ad una pianta robusta vicino ad un muro, ma essa si strappò, facendomi finire dal lato opposto.
≪Cosa diavolo sta succedendo?!≫ Zefiro ripeté, confuso e spaventato contemporaneamente. In realtà nessuno di noi lo sapeva, quindi ci limitammo a non rispondere.
≪Ho paura, ragazzi, ho paura!≫ Adriano era attaccato ad il macigno centrale e manteneva gli occhi chiusi.
Le foglie si staccarono dagli alberi ed iniziarono a muoversi in modo circolare in aria, sopra di noi. Improvvisamente il vento cessò, e con esso anche il cerchio smise di girare. Le foglie caddero rapidamente dal cielo, e tutto diventò buio.
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Il Mistero dell'Altro Lato
FantasyIl protagonista, Elio, è un ragazzo normale, il quale si trasferisce in Italia. I suoi vicini sono amorevoli e la scuola non sembra così male. Fa di tre dei suoi compagni di classe suoi amici: Zefiro, Adriano e un ragazzo di cui inizialmente non con...