CAPITOLO 6

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Quando aprii gli occhi venni investito dalla luce del sole, che presto i tre ragazzi si prepararono a coprire con le teste.
≪Elio?≫ Zefiro mi appoggiò una mano sulla spalla e io mi girai a guardarlo, mentre ancora sbattevo le palpebre per l’adattamento degli occhi alla luce.
≪Che succede?≫ Riuscii a chiedere con un filo di voce. Gli altri tre si rivolsero un’occhiata preoccupata.
≪Non lo sappiamo. È successo qualcosa di molto strano, ma non sappiamo spiegarcelo. Vieni≫ il Ragazzo-Senza-Nome mi afferrò una spalla e mi tirò su con l’aiuto di Zefiro. Notai Adriano, che ormai si era allontanato da noi e si era seduto su uno scalino vicino al pezzo di marmo, sgranocchiando la mia barretta al cioccolato.
≪È stato spaventoso≫ disse scuotendo la testa, con un'espressione sconvolta. Il biondo annuì e si avvicinò a lui per tranquillizzarlo, passandogli delicatamente una mano sulla schiena.
≪È meglio tornare a casa≫ quest’ultimo si rialzò e, una volta raccolto il suo zaino, si diresse fuori dal cerchio. Il corvino e l’altro lo seguirono. Avrei voluto sapere cosa era successo, cosa l’aveva provocato e se potesse succedere di nuovo.
Mi affrettai a seguire gli altri al di fuori del bosco, ma uno spettacolo spaventoso mi si presentò davanti. Non appena arrivammo nel paese, le persone non erano più…persone. C’era una ‘donna’ che portava il teschio di un cane sulla faccia, con un lungo vestito in stile medievale che le cadeva gonfio lungo i fianchi e le gambe. Un ‘bambino’ sembrava inizialmente normale, ma se osservato bene si notava una coda lunga e sottile che usciva da sotto la maglietta e delle branchie ai lati della faccia. Un altro ancora non aveva le gambe, ma degli zoccoli di cavallo e la testa deformata, quasi da sembrare un’aquila.
Un sospiro spaventato uscì dalla mia bocca, ma valse più di mille parole. Indietreggiammo tutti contemporaneamente per poi aggrapparci l’uno alle braccia dell’altro.
≪Oh mio dio≫ il Ragazzo-Senza-Nome aveva gli occhi spalancati, sembrava che a momenti gli uscissero dalle orbite; ma ero sicuro di avere la sua stessa espressione. Non pensai, iniziai a correre verso la casa di Giuseppina. Mi coprii la testa con il cappuccio della felpa e i tre ragazzi fecero altrettanto, mentre mi seguivano.
≪Elio, fermati!≫ Non so chi mi stava gridando, ma non lo ascoltai. Mi fermai soltanto una volta a destinazione. Inizialmente esitai, ma poi decisi di bussare. Non fu né Giuseppina né Aurelio ad aprirmi, bensì una creatura che, più o meno, era alta quanto me, ma con degli occhi che sembravano due buchi neri; la sua pelle era di un blu cobalto e aveva, al posto dei capelli, delle lunghe piante fiorite raccolte in uno ‘chignon’. Gridai, e lui lo fece a sua volta. I tre ragazzi mi raggiunsero e stettero dietro di me, con gli occhi puntati in quelli della creatura.
≪Quello cos’è?!≫ La creatura si girò indignata verso Adriano.
≪Siete voi quelli strani!≫ la sua voce era tale e quale a quella di un sedicenne, ma l’aspetto soprannaturale lo tradiva. Ci studiò per qualche secondo e aprì la bocca un paio di volte, cercando le parole giuste; poi finalmente parlò: ≪Voi siete umani, vero?≫
≪E tu cosa diavolo saresti?!≫ Adriano rispose, nuovamente spaventato. Gli sfiorai una spalla come per bloccarlo, ma non distolsi gli occhi dalla creatura.
≪Sono una Lux. Mi chiamo Soklien≫ sorrise, nonostante tutto, ma nessuno di noi ricambiò. Tuttavia mi avvicinai lentamente, rendendomi conto che da lui avrei potuto ottenere delle risposte.
≪S-sono Elio≫ gli tesi una mano in attesa di un segno, ma quello non arrivò. La osservò per qualche secondo, poi tornò a fissarmi. Sbocciò in un sorriso e si batté due volte il pugno sul cuore, prima di aprire la mano in un ampio gesto del braccio. Inizialmente lo scrutai confuso, poi copiai il suo gesto. Il suo sorriso, se possibile, diventò ancora più grande. Con un gesto indietreggiò e aprì di più la porta di casa, facendoci cenno di entrare. Avanzai esitante, ma mi tranquillizzai notando l’arredamento interno: era identico a quello di Giuseppina, quindi ciò voleva dire che non era cambiato tutto.
Ci sedemmo sullo stretto divano in salotto, mentre Soklien si dirigeva in cucina a raccogliere qualcosa da offrirci. Tornò sorridente e sistemò rapidamente un piatto di biscotti viola sul tavolo. Adriano fece per dire qualcosa, quando fu bloccato da Zefiro.
≪Siamo a posto, grazie≫ gli sorrise, ma la sua pancia brontolò. La creatura lo fissò e inarcò un cosiddetto sopracciglio, fatto di erba folta.
≪Li ha fatti mia nonna, ha utilizzato un frutto raro che nasce solo in questo periodo dell’anno≫ prese uno dei biscotti e lo assaporò.
≪Suppongo che un biscotto non possa uccidermi≫, ne afferrai uno e lentamente ne presi un morso. Un sapore aspro mi invase la bocca, per poi diventare dolce. Aveva un gusto particolare, sembrava un misto tra una banana, un mirtillo e un ananas, era terribilmente buono. Il Ragazzo-Senza-Nome non disse una parola, si limitò a sorridere a Soklien e copiò il mio gesto. Subito dopo spalancò gli occhi, masticando più lentamente e fissando il biscotto.
≪Ma è delizioso!≫ sbottò, prendendone un altro mentre aveva ancora il primo in mano. La creatura ridacchiò e ne prese uno a sua volta, ≪Lo so. Mia nonna è una cuoca fantastica≫.
Come se avesse sentito, una creatura anziana apparì sulla porta del salotto con la bocca e gli occhi spalancati. Era tale e quale al nipote, evidentemente erano entrambi Lux. Soklien balzò in piedi e si avvicinò a lei: ≪Nonnina! Posso spiegare≫.
La ‘donna’ gli rivolse uno sguardo di rimprovero e poi ci indicò: ≪Sarà meglio che tu lo faccia!≫.
Il più piccolo sospirò, poi le fece cenno di sedersi sulla poltrona gialla vicina al divano. Ci studiò uno ad uno, poi disse: ≪Umani…Forse questa volta sono quelli giusti≫. Il nipote annuì entusiasta, ≪sono sicuro che sono i prescelti!≫.
≪C-cosa?! Prescelti? Io voglio solo tornare a casa!≫ Adriano si accasciò addosso a Zefiro, coprendosi la faccia con le mani. Il biondo gli avvolse un braccio intorno alle spalle e gli accarezzò i capelli: ≪Ci torneremo, Adri≫.
L’anziana pensò per qualche secondo, poi alzò rapidamente lo sguardo. ≪Come avete detto di chiamarvi?≫
≪Non l’abbiamo detto. Io sono Elio e loro sono i miei…compagni di classe: Zefiro, Adriano e…≫
≪A-≫ mi tappai le orecchie. Lui lo notò e mi sorrise scuotendo la testa.
≪Elio…≫ La vecchia pensò a lungo, poi ci rivolse nuovamente lo sguardo: ≪Helios, il dio del fuoco≫.
La osservai confuso, poi continuò: ≪Tu sei l’elemento del fuoco. Zefiro… Ma certo! Nel vostro mondo lo Zefiro è un vento!≫.
Io e il Ragazzo-Senza-Nome ci rivolgemmo un’occhiata disorientata, prima di osservare gli altri due e notare che avevano la stessa espressione.
≪Adriano, dal mare Adriatico. Lui è l’acqua≫ il ragazzo in questione sollevò un sopracciglio.
≪E tu≫ indicò pensante l’ultimo ragazzo, ≪sei la terra. A-≫ mi tappai nuovamente le orecchie. Notai l’espressione divertita di Soklien e tentai di spiegargli, mimando con le labbra un ‘lunga storia’.
≪Senta, non vorrei distruggere i suoi sogni,≫ osservai l’anziana, ≪ma noi siamo solo dei sedicenni capitati per sbaglio in un posto sconosciuto≫.
Mi osservò di rimando, ≪siete finiti nell’altro lato. Siete stati scelti da Ymraa.≫.
≪Chi?≫ Il Ragazzo-Terra la osservò con la testa piegata da un lato.
≪Ymraa. È la divinità che veneriamo in questo mondo≫ intervenne la giovane Lux sorridente.
≪Perché mai avrebbe scelto noi?≫
≪Perché avete la magia nel sangue. Lo posso percepire≫ spiegò la vecchia. Adriano si alzò senza dire una parola e uscì rapidamente dalla casa, seguito da Zefiro. Anche l’ultimo ragazzo rimasto con me li seguì, ma quando tentai di fare lo stesso la donna mi afferrò il braccio.
≪Ragazzo, siete il futuro del nostro mondo. Non potete andarvene≫ mi liberai dalla presa e la osservai per qualche secondo che sembrò durare un'eternità. Seguii il resto del gruppo fuori dalla casa, ma mi fermai sull’uscio e ascoltai la conversazione tra la nonna e il nipote.
≪Nonnina, non dovrebbero essere cinque?≫
≪Che cosa?≫
≪Dico, dovrebbero essere in cinque. Sono cinque gli elementi.≫
La donna sospirò, ≪lo spirito≫.
Iniziai a correre, tentando di raggiungere gli altri. Mi fermai di colpo, bloccato da un’altra creatura. Era ricoperta di peli, con il muso di un misto tra un orso e un umano, il corpo marrone con le mani da scimmia e le ali da falco. Gridai e cercai di allontanarmi, ma egli mi afferrò e mi tranquillizzò con un sorriso.
≪Voglio aiutarvi≫.
Lo osservai spaventato, ma lui si spiegò: ≪So come farvi tornare a casa≫.
Il terrore non sparì, e quando lo notò, la bestia mi lasciò andare e mi suggerì di andare dagli altri per avvertirli.

Il Mistero dell'Altro LatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora