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Tutte le sue ossa scricchiolavano a ogni passo, aveva bisogno di farsi una maledetta doccia e gettarsi tra le coperte, voleva solo dormire e basta.
Voleva tornare a casa, recludersi e non pensare più a nessuno.
Quei pensieri invasivi erano nella sua testa giorno e notte, ma doveva per forza affrontare quella vita di merda; lo aveva promesso a sua madre prima che lo lasciasse da solo.
La casa in cui abitava, l'aveva ereditata da lei, prima della sua morte.
Lei era morta qualche anno prima; lo aveva lasciato d aun giorno all'altro, per cause sconosciute.
Non conosceva nemmeno suo padre e pagava le spese grazie ai suoi nonni materni che una volta al mese gli trasferivano dei soldi sul conto corrente.
Non ce la faceva più; a vivere.
Gli mancava sua madre, troppo e ogni istante della sua vita.
Era solo e, nonostante si fosse messo alla ricerca con tutto se stesso, non aveva nemmeno scoperto chi fosse suo padre.
Sua madre gli aveva dato il suo cognome, Okkotsu, e il nome invece non sapeva cosa volesse dire.
In realtà, non si era nemmeno impegnato a cercarne il significato.
Probabilmente sua madre nemmeno lo voleva o forse da piccolo le aveva fatto troppo pena, quindi se l'era tenuto.

Arrivato davanti alla porta di casa, fece un sospiro profondo e recuperó le chiavi dalla tasca, infilandole nella toppa della porta;
Fece due mandate e la aprì.
In casa regnava il silenzio assoluto, se avesse urlato si sarebbe sentito solo il suo eco.
Prese lo zaino e lo buttó ai piedi dell'attaccapanni all'ingresso.

Chiuse la porta alle spalle e prese il cellulare dalla tasca nello stesso momento in cui questo squillò  un paio di volte per avvisarlo delle notifiche che gli erano arrivate.

Erano i suoi amici, Maki e Panda lo avevano cercato per tutto il giorno ma lui non aveva voglia di rispondere.
Voleva solo infilarsi sotto la doccia, mettere una tuta e seppellirsi nel letto.
Quindi gettò il cellulare su un mobile li all'ingresso e si diresse diretto verso il bagno, non aveva nemmeno pranzato.
Aveva lo stomaco chiuso.

Si fece una doccia veloce, si asciugò e, rientrato in camera, prese la prima tuta che gli capitó sotto mano dall'armadio; ma insieme a essa, qualcosa cadde sul suolo accompagnata dal rumore di metallo.
Si chinò, quando il fascio della luce presente nella stanza colpí qualcosa che si illuminò.
Yuta si chinò e raccolse l'oggetto: una collana.
Su di essa vi era una medaglietta con sopra disegnata una volpe.

Corrugó lo sguardo, confuso.
Sicuro di non avere oggetti del genere in casa.
《Strano...》
Sussurrò, stringendo la collana tra le dita.

Si diresse verso il letto e la appoggiò sul comodino.
Il pensiero di essa svanì immediatamente quando si andò a sdraiare sul letto e chiuse gli occhi.
Aveva così tanto sonno.

Spazio autrice

Scusate per avervi fatto attendere per un capitolo così corto ma sono agli sgoccioli con la sessione e sto studiando come una pazza.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e già vi avviso che dal prossimo entreremo nel vivo della storia.

Kumiho (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora