1.

74 8 0
                                    


Solita vita.
Solita noia.

Yuta Okkotsu,  diciassette anni suonati ma percepiti ottanta, non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto e affrontare quel giorno.
Era annoiato da ogni cosa che lo circondava, vedeva sempre le stesse facce, le stesse cose e le routine erano diventate monotone.

Si svegliava la mattina, andava a scuola e seguiva le lezioni.
Ogni giorno, era questa la sua routine noiosa.

Anche se si parlava del fine settimana; sì,  aveva degli amici.
I stessi di sempre: Maki Zenin, la figlia di uno dei quattro uomini più ricchi del Giappone, e Panda, sì...si faceva chiamare così, gli piaceva come suonava e forse nemmeno lui stesso sapeva quale fosse il suo vero nome.
Ma erano gli unici amici su cui poteva contare; erano sempre stati al suo fianco, per qualsiasi cosa.
Solo che nel fine settimana si trovava a fare le identiche cose che lo annoiavano a morte: i tre si incontravano nel solito bar, ordinavano le solite cose che prendevano da anni che  consumavano mentre chiaccheravano su cosa fosse successo durante la settimana e poi ritornavano a casa.
Nulla di speciale, anche perché a mezzanotte già stava sotto le coperte.

Quella era una delle tante mattine; la sveglia era suonata, i suoi occhi si erano aperti e aveva sospirato stando per una mezz'ora sul bordo del letto poi aveva preso coraggio e si era alzato dal letto.

Era stato veloce a cambiarsi, nonostante non avesse tutta quella voglia di andare a scuola.

Prese lo zaino e lo portò sulla spalla, scese e uscì di casa.

Non aveva fatto nemmeno colazione, non la faceva la mattina o a volte dimenticava anche di mangiare, saltava i pasti e si metteva a letto sotto le coperte.

Camminava lentamente sul bordo del marciapiede, la testa china e lo sguardo che evitava quello delle persone che facevano avanti e indietro lungo esso.

La scuola dove andava era a pochi passi, le uniche due sfortune erano che: non aveva i suoi amici lì e poi da un paio di mesi a quella parte un paio di bulletti  erano soliti a prendersela con chiunque ma soprattutto con lui.

Quella mattina anche se la presero con lui, alla fine dell'ultima lezione. L'avevano colto in flagrante nel corridoio, mentre scappava per tornare a casa, ma non era riuscito a varcare la soglia della porta che era stato afferrato per il colletto e trascinato all'indietro.

《Dove scappi Okkotsu?》
Ghignó uno di loro.

Gli occhi scuri del ragazzo si sbarrarono quando davanti a loro apparvero quei tre, uno più brutto dell'altro.
《Sto tornando a casa.》
Intanto, appoggiò una mano sul suo braccio e cercó di scollarlo, ma non riuscì e anzi l'altro strinse di più la presa.

《Le risposte che mi hai dato per il compito erano tutte sbagliate, non l'ho passato.》

L'altro,nonostante fosse più grande di lui, era un ripetente.
Le sopracciglia di Yuta si aggrottarono e sospirò un:《se sei un idiota senza cervello non è colpa mia.
Le risposte erano esatte.》

L'altro non ci mise molto: strinse la mano in un pugno e lo colpí in viso.

I tre se la presero con lui, lo riempirono di calci e pugni, fino a che non lo lasciarono a terra con il fiato corto e il corpo indolenzito pieno di graffi e lividi.

Odiava la sua vita.

Kumiho (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora